Il metaverso non esiste fisicamente, Esso, è un universo nell’universo, l'etimologia del termine, "meta", ovvero all'interno, e "verso", abbreviazione di universo, quindi un universo parallelo.
Metaverso. Un termine coniato dallo scrittore Neal Stephenson in un romanzo del (1992) per indicare uno spazio tridimensionale all'interno del quale persone fisiche possono muoversi, condividere e interagire attraverso strumenti personalizzati. Gli spazi virtuali in questo sub universo possono essere creati dagli utenti stessi che li mettono a disposizione di altri utenti. Esiste anche la possibilità di un contatto, un collegamento tra lo spazio reale e quello digitale per ottenere ciò si utilizzano la realtà aumentata e tecnologie di realtà ibride. All’interno del metaverso si possono utilizzare valute virtuali ma in alcuni casi anche reali.
"Il Metaverso potrebbe rappresentare l’evoluzione della rete Internet, ma non si sostituisce ad essa".
Questo immenso, grande luogo virtuale, rappresenta ancora un concetto difficile da assimilare e comprendere esattamente, nelle sue molteplici sfaccettature. Esso prefigura un insieme di mondi virtuali e reali interconnessi tra loro. Metaverso, quindi non è una tecnologia ma un processo di sviluppo e di convergenza digitale.
Una sorta di rivoluzione intrapresa l’ultimo decennio del secolo scorso, che affonda profondamente le sue origini nel pensiero moderno. Il Metaverso forse è il futuro di Internet, un insieme di spazi virtuali rappresentati da Avatar suddivisi, manco a dirlo, in “classi sociali” e dalla conseguente possibilità o meno di accedere in “luoghi” esclusivi, questo a seconda della visibilità “risoluzione” del proprio Avatar.
Ad oggi il concetto di Metaverso, che adesso è considerato ancora un mondo parallello e completamente staccato da quello reale. Potrebbe invece essere in futuro anche un’implementazione nella nostra vita, ma senza necessariamente separarsi da essa.
A tale proposito, un artista e fotografo ritrattista, italiano “iPhotox” ha provato a porsi una domanda. “Che cosa potrebbe succedere se le persone iniziassero a preferire il mondo virtuale a quello reale?” “Sono molte le persone che non si sentono a proprio agio con il loro corpo o con il loro habitat, oppure che sono troppo timidi sino a chiudersi in se stessi e non aprirsi alle altre persone.” “Quindi, se si sentissero meglio o più liberi nel mondo virtuale? Non ci sarebbe motivo di lasciarlo.”
Social media. La condivisione di una informazione diffusa sul web è in pratica dotata di una propria risonanza ed essa riesce a propagarsi in maniera più o meno ampia. Questo significa che, in maniera cosciente o inconsapevole, tutti coloro i quali accedono alla rete creando contenuti anche i più semplici ed estemporanei, lasciano un segno. Il numero di queste “tracce” definisce nell’insieme una immagine di noi stessi e la proietta verso gli altri utenti.