Dalla Theory U di Otto Scharmer alle Connessioni con il Vedanta

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Dalla Theory U di Otto Scharmer alle Connessioni con il Vedanta.
Il sussurro di Shankara all’orecchio di Scharmer: Aparokshânubhûti incontra il Presencing.

 

Theory U di Otto Scharmer. L’estate scorsa, ho ascoltato un podcast che ha acceso nuove idee nella mia mente. Parlava della Theory U di Otto Scharmer. Mentre ascoltavo, i miei studi sul Vedanta hanno improvvisamente acquisito un nuovo significato. Questa scoperta casuale ha cambiato il mio modo di vedere il cambiamento personale e di gruppo, collegando in modo sorprendente nuove idee con l’antica saggezza.

Chi è Otto Scharmer?

È un docente e pensatore del MIT. Nato in Germania nel 1961, studia come i gruppi e la società cambiano e crescono. Il suo background combina questioni economiche, business e pensiero profondo. Questa miscela si riflette nella sua Teoria U, che unisce scienza della mente, studio dei gruppi, leadership e questioni spirituali.

Scharmer ha sviluppato la Theory U in oltre 20 anni di studio e lavoro. Ha osservato che i buoni leader e i gruppi efficaci operavano partendo da una conoscenza profonda. Ha chiamato questo fenomeno “presencing” – una fusione di “presence” (presenza) e “sensing” (percezione).

La forma a U nella sua teoria non è casuale. Rappresenta il percorso di una profonda trasformazione: discesa (abbandonare i vecchi modi), svolta (connettersi con la fonte) e risalita (portare alla luce il nuovo).

La Nascita della Teoria U

Scharmer ha sviluppato la Teoria U attraverso due decenni di ricerca e pratica. La teoria è emersa dalla sua osservazione che i leader e le organizzazioni di successo operavano da un luogo di consapevolezza più profonda, che lui ha chiamato “presencing”.

La forma a U del modello non è casuale. Rappresenta visivamente il viaggio della trasformazione profonda, dalla discesa (abbandonare i vecchi schemi) attraverso un punto di svolta (connettersi con la fonte), fino all’ascesa (portare il nuovo nel mondo).

Il Mio Incontro con la Theory U

Tutto è iniziato con quel podcast su Spotify. Era una calda giornata estiva, e mentre ascoltavo la descrizione di Scharmer del processo di “presencing”, ho sentito un’immediata risonanza con le pratiche meditative che avevo esplorato nei miei studi sul Vedanta. Era come se qualcuno avesse tradotto concetti antichi in un linguaggio moderno e applicabile.

Mentre il podcast proseguiva, esplorando le varie fasi della Teoria U, sentivo le “lampadine interiori” dei miei quattro anni di studio del Vedanta accendersi una dopo l’altra. Ogni concetto presentato sembrava avere un parallelo nelle antiche scritture che avevo studiato, creando un dialogo silenzioso ma potente tra passato e presente nella mia mente.

Aparokshânubhûti e Presencing

Il concetto di “presencing” di Scharmer, quel momento di percezione diretta e connessione profonda, mi ha immediatamente ricordato l’Aparokshânubhûti discusso da Adi Shankara nell’Advaita Vedanta. Questo termine si traduce come “Realizzazione o Esperienza Diretta del Sé”. Questo concetto è centrale nella sua filosofia dell’Advaita Vedanta, che enfatizza l’importanza della conoscenza diretta e intuitiva del Sé, al di là della percezione sensoriale e del ragionamento intellettuale.

La realizzazione dell’Aparokshânubhûti, adottando una sintesi estrema ma cruciale del suo vasto ambito di insegnamenti, secondo Adi Shankara, avviene attraverso un percorso di auto-indagine e meditazione profonda. Ecco alcuni passaggi chiave:

1. Shravana (Ascolto): Studiare e ascoltare gli insegnamenti delle scritture vediche e dei maestri spirituali.
2. Manana (Riflessione): Riflettere profondamente su questi insegnamenti per comprenderli pienamente e risolvere eventuali dubbi.
3. Nididhyasana (Meditazione Profonda): Meditare costantemente sulla verità del Sé, cercando di interiorizzare e realizzare direttamente questa conoscenza.

Questi passaggi aiutano a superare l’ignoranza (Avidya) e a riconoscere l’unità del Sé con il Brahman, la realtà ultima.

Passi Antichi

Theory U di Otto Scharmer. Il “presencing” di Scharmer sembra effettivamente risuonare con questi antichi passaggi:

– La fase di “osservazione” nella Teoria U richiama lo Shravana, dove si presta profonda attenzione alla realtà circostante.
– Il “ritiro e riflessione” di Scharmer risuona con il Manana, invitando alla contemplazione profonda delle osservazioni fatte.
– Infine, il momento stesso del “presencing”, dove si accede a una conoscenza più profonda e intuitiva, sembra molto simile al Nididhyasana, la meditazione profonda che porta alla realizzazione diretta.

Neti Neti e il Processo di Lasciar Andare

Nella Teoria U, Scharmer parla di lasciar andare le vecchie idee. Questo mi ha fatto pensare all’idea vedica del neti neti. Neti neti significa “non questo, non questo”. È un metodo chiave nel Vedanta.

Neti neti aiuta a trovare il vero Sé. Funziona escludendo le cose. Si guardano tutte le parti di ciò che si sente e si pensa. Poi si dice: “Questo non è il mio vero Sé”.

Si potrebbe dire:
– “Non sono questo corpo”
– “Non sono questi pensieri”
– “Non sono questi sentimenti”

Dicendo “no” a tutto questo, si trova ciò che rimane. Ciò che rimane è pura consapevolezza. È la parte che osserva tutto il resto.

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Iti Iti e la Fase del “Lasciar Venire”

La fase ascendente della U, dove emergono nuove idee e possibilità, mi ha ricordato il principio vedico dell’iti iti (“così, e anche così”).

Iti iti, che significa “così, e anche così”, è un concetto complementare al neti neti nel Vedanta. Mentre neti neti opera attraverso la negazione, iti iti funziona attraverso l’affermazione inclusiva.

Questo principio riconosce che la realtà ultima (Brahman) si manifesta in molteplici forme e che tutte queste forme sono espressioni valide del divino. Iti iti ci invita ad abbracciare la diversità e la complessità dell’esistenza, riconoscendo che la verità può manifestarsi in modi apparentemente contraddittori.

E quindi?

Theory U di Otto Scharmer. Adi Shankara ha insegnato oltre 1200 anni fa. Scharmer insegna oggi. Ma le loro idee coincidono. Questo dimostra che alcune verità sul cambiamento durano molto a lungo.

Idee antiche come Aparokshânubhûti, neti neti e iti iti si manifestano in nuovi modi. Aiutano nella leadership e nell’innovazione nei grandi gruppi. Questo significa:
– La saggezza antica può ancora aiutare oggi
– Queste idee possono aiutare in modi nuovi e sorprendenti

Questa esplorazione mi ha lasciato con una domanda stimolante: come possiamo continuare a costruire ponti tra la saggezza antica e le sfide moderne? La risposta, credo, sta nel rimanere aperti, curiosi e pronti a riconoscere la saggezza ovunque si manifesti, che sia in un podcast Spotify o nei testi Vedanta. Forse possiamo trovare modi innovativi per esplorare queste antiche verità riguardo alle sfide del nostro tempo, creando così un dialogo continuo tra passato e presente, tra spiritualità e pratica organizzativa.

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