Laghi dei Campi Flegrei: bellezze naturali circondano il Golfo di Pozzuoli

Un'infinità di crateri e piccoli edifici vulcanici, ben 24.

Laghi dei Campi Flegrei: bellezze naturali che circondano il magnifico Golfo di Pozzuoli. 

Laghi dei Campi Flegrei: Mai affermazione come quella del maestro Iyengar fu più giusta: “Le acque calme e tranquille dei laghi non fanno altro che specchiare le bellezze naturali dei luoghi che li circondano.” E’ il caso dei laghi dei Campi Flegrei, una zona situata nel magnifico Golfo di Pozzuoli, molto famosa, fin dai tempi più remoti a causa della sua fragorosa attività vulcanica: si tratta di una vasta conca in uno stato quiete: essa ha un diametro di 12–15 km, le estremità del quale sono rappresentate dalla splendida collina di Posillipo, dalla superba collina dei Camaldoli, dai suggestivi rilievi del cratere di Quarto, dalla collina di San Severino, dalla straordinaria acropoli di Cuma, e dall’imponente Monte di Procida.

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Un’infinità di crateri e piccoli edifici vulcanici, ben 24, alcuni dei quali mostrano manifestazioni gassose effusive come l’area della Solfatara o idrotermali come quelle celebri di Agnano, Pozzuoli e Lucrino: tali crateri sono causa del fenomeno del bradisismo del Tempio di Serapide a Pozzuoli. Essi  sono considerevoli depositi di origine vulcanica, quali il Tufo Grigio Campano o il Tufo Giallo, tuttavia  nell’area troviamo  anche tante interessanti formazioni lacustri di origine vulcanica, come il Lago d’Averno, il Lago Lucrino e dei  laghi costieri formatisi per sbarramento, quali il Lago Fusaro, ed il Lago Miseno.

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Laghi dei Campi Flegrei: il Lago Lucrino, detto anche Maricello, piccolo mare, è uno specchio d’acqua semi salato. Il nome deriva dal latino Lucrinum, che sta per guadagno, in relazione all’allevamento del pesce e delle ostriche che fruttava molto, specialmente in epoca romana. La salubrità di quell’aria, quel  mare azzurro, quei colli zeppi di piante aromatiche e di fiori: insomma una zona adatta ad un soggiorno di piacere e di tranquillità e di riposo. Sui laghi dei Campi Flegrei ed in particolare su quello di Lucrino esiste un racconto dello storiografo Plinio il Vecchio che parla di un delfino che nuotava nel lago, notato poi da un fanciullo, il quale gli diede da mangiare e diventò suo inseparabile amico; Disgraziatamente un giorno il bambino morì per una malattia incurabile. Quel delfino, per l’immenso dolore morì di crepacuore. Naturalmente questa è una leggenda diffusasi in tutto il Mediterraneo, ma lo scrittore latino ne fece la caratteristica di quel posto. Un tempo il Lago Lucrino era molto più grande di quello di oggi. La sua estensione, infatti, era notevole, a tal punto da abbracciare varie sponde, arrivando fino  alla periferia di Pozzuoli, nel IV secolo a.c. chiamata Puteoli.

Lago Lucrino.

Il lago era separato dal mare esclusivamente dalla via Herculea, così chiamata dal mito di Eracle eroe, di passaggio che  con i buoi tolti al mostruoso Gerione, creò l’istmo su cui poi sarebbe sorta la strada. Ma la celebrità di quella zona la si deve al famoso imprenditore romano C. Sergio Orata, il quale verso il 90 a. C. coltivò nelle acque del Lago dei  vivai di pesci e di ostriche che si rivelarono un grande successo imprenditoriale, al punto di  far relazionare i guadagni al nome Lucrinum grazie al temine latino lucrum, ovvero guadagno.
Sul Lago costruì la villa più amata, chiamata Academia o Cumanum, il celebre Cicerone. Col tempo la zona  diventò  la meta preferita della nobiltà romana che, intese farne sede degli otia, gli ozi, talvolta anche licenziosi. In virtù delle nobili residenze, sedi della mondanità raffinata romana, lo stesso Cicerone battezzò quell’area Pausilla Roma, ovvero piccola Roma.

Laghi dei Campi Flegrei: Fa parte dei laghi dei Campi Flegrei anche il Lago D’Averno, di origine vulcanica, sorto dentro un cratere nato 4.000 anni fa, all’incirca, dopo una terribile eruzione esplosiva. Il nome deriva dal greco Aornos, che significa priva di uccelli, circostanza dovuta all’esalazione dei gas e anidride carbonica che non permettevano la loro la sopravvivenza. Oggi il Lago d’Averno conserva quell’atmosfera mitologica per le sue acque scure e per la  vegetazione che si specchia nelle acque. Attorniato da selve oscure e tenebrose, il lago con le sue acque scure diede vita a leggende e credenze misteriose.  Esso fu dimora dei Cimmeri, abitanti delle caverne che non sopportavano il sole e la luce: il poeta latino  Virgilio, lo identifica come “un antro irto di scogli, cupo, circondato da nero lago e tenebre boschi”  in cui  gli antichi interrogavano la Sibilla e dove la leggenda vi mise un ingresso dell’inferno, da cui Cristo discese per liberare le anime dei giusti.

Il Lago D’Averno tuttora rappresenta un luogo “stregato”, nel quale a causa della presenza di antiche rovine, la natura selvaggia si unisce alla cultura presentando uno spettacolo davvero edificante. Molto noti sono i siti che si trovano nei suoi dintorni, come il Tempio di Apollo, e il Navale di Agrippa; quindi alle spalle di una folta vegetazione, vi è l’ingresso della Grotta di Cocceio e poi la grotta della Sibilla dove, la sacerdotessa era solita profetizzare. Nessuno si permetteva di bere nelle acque di quel lago che erano utili alla fattucchiera Sagana, orribile strega, che, lì, faceva i suoi malefici.

Lago d’Averno.

Altro Lago facente parte dei Laghi dei Campi Flegrei è il Lago Miseno che si estende per 40 ettari con un perimetro di circa 2.800 metri ed una profondità da 2,25 a 4 metri. Il lago è  separato dal mare da una barriera sabbiosa larga 200 metri, tuttavia  è unito ad esso tramite due  foci: la prima situata  nei pressi del centro abitato di Miliscola e la seconda nei pressi della baia di Miseno. Attualmente questo lago permette di praticare diversi  sport come la vela, la canoa ed il canottaggio. Un’altra attività praticata è la circumnavigazione del suo perimetro attraverso suggestive  traversate in barche a remi o divertenti pedalò, utili a trascorrere del tempo in pieno relax.  Il lago Miseno è stato anche chiamato Mare Morto in virtù del suo secolare interramento.  Occupa, come il Porto di Miseno, un piccolo cratere. In tempi remoti fu identificato con la mitica Palude Stigia, su cui la barca del traghettatore infernale Caronte trasportava le anime dei defunti. Il lago, all’epoca dell’impero romano fece parte, dell’antico porto Misenum, che era composto da due bacini: la parte interessata dal lago  serviva come bacino di allestimento e riparazione delle navi, mentre l’estensione di mare era il vero porto.  L’ultimo dei laghi dei Campi Flegrei, è il natura che Virgilio nell’Eneide definiva in questo modo: “Ho visto molte cose al mondo, ma nulla di più bello e soddisfacente per l’anima e i sensi.”

Lago Miseno.

Laghi dei Campi Flegrei: Il Lago Fusaro è il più grande tra i laghi flegrei, situato in prossimità  del promontorio di Torregaveta, separato dalla costa da una leggera striscia di sabbia. Di natura vulcanica, fa parte di un insieme di crateri che compongono una sorta di  corona nel golfo di Pozzuoli. Nei dintorni vi sono acque termali, stufe naturali, mofete, ovvero piccole attività vulcaniche. Il Fusaro  possiede tre foci delle quali la più vecchia è quella di Torregaveta, scavata dai romani nel tufo. La laguna semi salmastra derivata dalla presenza di acqua dolce, ha consentito per molti anni la produzione di ostriche di alta qualità. Ai giorni nostri  sebbene questa attività sia terminata continua la miticoltura e la piccola pesca realizzata servendosi di reti.
Su di un isolotto non lontano dalla riva del Lago Fusaro si trova il complesso la Casina Vanvitelliana, residenza di caccia realizzata da Carlo Vanvitelli nel 1782, struttura di ineguagliabile bellezza, essa ha ispirato poeti, artisti e musicisti. La Casina riscuote grande notorietà non solo come residenza reale ma anche come località di divertimento  per i comuni mortali.

Lago Fusaro.

Nei suoi pressi si trovano altre strutture come il baraccone, riparo per le barche e deposito di strumenti da pesca; il cassone per il pesce pronto da vendere; gli stalloni, edifici di forma rettangolare messi sui due lati dell’ingresso del parco. Infine  l’Ostrichina, una villa costruita nel 1825 dal Re Ferdinando IV. Un enorme giardino fatto di piante esotiche e di aiuole si affaccia sul lago. In poche parole si tratta di posti quasi surreali in cui la storia, le leggende, la natura ci portano a fare un viaggio virtuale tra sogno e realtà. Di certo si tratta di un patrimonio artistico, culturale, storico, archeologico, da salvaguardare.

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