Fabrizio Santafede ed il suo capolavoro dimenticato a Giugliano

 La Pala del Santuario dell’Annunziata a Giugliano, rappresenta il vero capolavoro di Fabrizio Santafede, purtroppo dimenticato, del pittore napoletano vissuto tra il sedicesimo e diciassettesimo secolo, durante l’epoca barocca.

La Pala del Santuario dell’Annunziata. Il Santuario Maria SS. Annunziata, oggi oggetto di importanti lavori di restauro, ha una lunga storia che risale al ‘500, come si evince dalle tante opere custodite al suo interno, realizzate da maestri del cinquecento e seicento napoletano. La splendida struttura situata a Giugliano, nell’hinterland partenopeo, molto probabilmente fu costruita intorno alla fine del 1500 sulle ceneri di un altro edificio.

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La Pala del Santuario dell’Annunziata, nascosta dall’altare, versa in condizioni di degrado.

Il Santuario, nel corso dei secoli, è stato più volte rifatto ed arricchito, fino a presentare l’aspetto dell’epoca barocca, ancora oggi, ben visibile. All’interno si trovano opere che spaziano dal XV al XIX secolo. Molte le opere dei maestri cinquecenteschi che si possono trovare sugli altari laterali della chiesa dell’Annunziata. L’opera più rappresentativa dell’arte napoletana, custodita nel Santuario è senza dubbio, quella di Fabrizio Santafede, il quale, proprio nella cittadina di Giugliano lasciò importanti tracce della sua indiscussa bravura. La Pala del Santuario dell’Annunziata versa in evidenti condizioni di degrado.

Firmate (sotto) la petizione, affinché il capolavoro di Fabrizio Santafede, possa ritornare al suo antico splendore.

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Fabrizio Santafede, un grande maestro di pittura sacra.

Tra le sue opere più famose ricordiamo appunto la Pala del Santuario dell’Annunziata  che ritrae un’assunzione della Vergine  Maria, realizzata, negli ultimi anni della produzione dell’artista partenopeo, probabilmente tra il 1620 e ed il 1622. La tela evidenzia lo stile manierista dovuto all’imput di grandi maestri del’epoca quali Raffaello e Tiziano. In virtù delle sue caratteristiche la Pala del Santuario dell’Annunziata costituisce un’opera tra la tradizione e l’ innovazione.  Tradizione in quanto legata ai caratteri usuali della pittura cinquecentesca e rinascimentale, come per esempio il sepolcro che rappresenta l’idea della morte, viceversa, innovazione perché negli angeli che conducono la Vergine nell’Empireo, vi è un mistero che divide la sfera umana da quella divina.

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In alto, “L’Assunzione”, di Fabrizio Santafede.

Il “Raffaello napoletano”.

La Pala, in un certo senso, si rifà alla celebre  Assunzione di Tiziano nella chiesa dei Frari di Venezia, la  cosiddetta “Pala dei Frari” del 1518. Si tratta della stessa tonalità di pittura che ebbe il più grande esponente in Giovanni Bellini. Fabrizio Santafede ovvero  il “Raffaello Napoletano” ha regalato a Giugliano un lavoro magnifico di estrema qualità; il pittore, nel realizzarla ha seguito le orme di una sua più nota Madonna e Santi del 1606,  conservata nella chiesa di Monteoliveto, in via  sant’Anna dei Lombardi, a Napoli.

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La tela danneggiata de “L’Assunzione” di Fabrizio Santafede.

Un’opera da restaurare.

Tuttavia la Pala del Santuario dell’Annunziata di Giugliano, a causa dell’umidità del tempo e della trascuratezza, attualmente, si presenta spezzettata. Negli anni’90 a causa delle cospicue infiltrazioni d’acqua e dell’incuria, l’opera è stata rimossa dalla sua sede originaria e riposta dietro una grande teca nel transetto laterale destro della chiesa. I danni causati dall’acqua piovana sono stati tali da rendere il legno spugnoso e pronto a subire l’attacco termitico e di insetti xilofagi che ne ha quasi completamente compromesso la sopravvivenza. Quello che però regala una particolarità a quest’opera è la porticina ricavata al centro in un secondo momento. Essa era usata per ospitare il simulacro della Madonna della Pace ed è ciò che unisce il destino dell’opera alla cittadina di Giugliano. Un destino basato su una devozione del popolo di quella zona  che si è tramandata nei secoli e della quale la pala del pittore napoletano ne è prova tangibile. L’ultimo restauro dell’opera risale al 2006.

Firmate (sotto) la petizione, affinché il capolavoro di Fabrizio Santafede, possa ritornare al suo antico splendore.

 

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