"Ultras" - un film di Francesco Lettieri.

Ultras di Francesco Lettieri, tragedia della purezza per Stefano Cortese

“Ultras” di Francesco Lettieri, la tragedia della purezza secondo Stefano Cortese, giovane e valente scrittore napoletano.

Ultras di Francesco Lettieri: Lo scorso 20 Marzo, sulla piattaforma Netflix, è stato presento Ultras, opera prima di Francesco Lettieri, regista napoletano già noto per i suoi videoclip musicali.  Il film è stato da molti fortemente apprezzato ma da altrettanti ferocemente criticato. Ci siamo confrontati sulla pellicola, con il giovane e valente scrittore Stefano Cortese apprezzatissimo per il romanzo “L’osco” (Valtrend Editore), e che a breve presenterà il suo nuovo libro “Manzoni è morto”, edito Homo Scrivens.

Cosa l’ha colpita, in particolare, del film “Ultras”?

“Cinematograficamente, credo che il parente più prossimo di “Ultras” sia “Il primo re” di Matteo Rovere, uscito in sala nel 2019. L’opera racconta la leggenda di Romolo e Remo fugando la teatralità dei vecchi e nuovi peplum: un racconto archeologicamente e spiritualmente fedele ai primordi della nostra cultura, a quel tempo, appunto, preromano, in cui gli uomini vivevano a contatto diretto con i poteri più reconditi della Natura.

Ultras“, a mio avviso, racconta la stessa cosa. I suoi protagonisti, magari, non sono più vestiti di tunica e pelli conciate e non si aggirano armati di lancia nelle foreste del Latium vetus, ma compartecipano alla medesima epica del Fato, sono soggetti, insomma, alle stesse, inviolabili, leggi. Gli ultras di Lettieri condividono una serie di rituali precisi e inconfutabili, su cui si fonda l’integrità spirituale del gruppo. Sono riti tribali, come quelli degli antichi Popoli Italici o, appunto, quelli degli Indiani d’America. Uno per tutti, la
realizzazione degli striscioni. In una scena, il personaggio di ‘O Gabbiano, interpretato da Daniele Vicorito, assistendo alla esecuzione di uno striscione, si accorge che uno dei ragazzi deputati all’opera è uscito con la vernice fuori dal rigo. La sua reazione violenta, istintiva e apparentemente immotivata, cela, tuttavia, qualcosa di più profondo. È una contravvenzione ai dettami rituali, un atto, malgrado involontario, di eresia. La reazione del Gabbiano è, quindi, relativamente comprensibile: in ballo c’è la credibilità, dunque l’identità spirituale del gruppo. L’errore del ragazzo è stato quello di infrangere un dettame, di incorrere nella tracotanza. Il Gabbiano rimedia con violenza, dunque, a un atto verosimilmente infausto.”

“Ultras” – un film di Francesco Lettieri.

Dunque un film che va oltre il mondo del calcio?

“Paradossalmente, Ultras non parla neanche di calcio. ‘O pallone è un pretesto. È onnipresente in sottofondo, ma si vede pochissimo. Ultras non parla di tifosi e non parla alle tifoserie. Ultras parla di uomini intrappolati. È la storia d’una purezza che non sa esprimersi, perciò incancrenisce, si storpia, si fa violenta e, infine, muore.
Come gli eroi primordiali di Rovere; come i Popoli che abitarono le nostre terre prima che gli Elleni venissero a cambiare il nostro spirito; come gli uomini che celebrarono la Primavera Sacra e adorarono gli dei della Natura e del Fato, i personaggi di Lettieri testimoniano un’ umanità pura, innocente, infelice, così come, un tempo, aveva già provato a fare Pasolini, cadendone poi vittima.
Francesco Lettieri vuole raccontarci questa prigione: la galera in cui uomini che credono ancora nel Fato, nella fratellanza, nella ritualità, nel coraggio e nell’istinto sono confinati, e vuole mostrarci la mostruosità che questa purezza coatta riesce a scatenare.
I personaggi sono quasi tutti reietti, sia i vecchi che i giovani. Uomini di mezza età, sformati e ingiuriati dagli anni, ragazzini che vivono la miseria delle pochissime cose che la vita gli offre. Ma, oltre tutto questo squallore, c’è il sogno, la grandezza indomita della Natura che loro hanno adattato a sembianze comprensibili, e sono lo Stadio e la Squadra (non importa, forse, neanche quale), e le spranghe e i coltelli, così come un tempo le daghe e le lance, sono lì a difenderla.”

Lo scrittore Stefano Cortese.

Qual’è la sua scena preferita?

“C’è una sequenza meravigliosa in “Ultras“, accompagnata dalle note strazianti di “Voce ‘e notte”. Tutti i personaggi passano in teoria, a mostrare la loro fragilità, la tenerezza che tentano di celare e proteggere perché il mondo non la distrugga. Allora, c’è chi colora insieme alla figlia disabile, chi si lascia fasciare le mani ferite dalla moglie, chi fuma una sigaretta in ospedale per alleviare il dolore. Un’umanità delicata, che, anche a costo di sopravvivere nello squallore, combatte perché l’idea possa vivere. Perché la Natura non risparmia, il Fato non è indulgente e loro, tutti loro, sanno che non potranno salvarsi. La violenza è una condizione dell’anima che si può nascondere, sperando non venga mai fuori, o si può cercare di comprendere.”

“Ultras” – un film di Francesco Lettieri.

Perchè, dunque, “Ultras” ha subito feroci critiche, da più parti?

“Disgusta e offende i tifosi, perché non possono riconoscersi, perché questo film non racconta loro, ma quello in cui loro credono e che la realtà, poi, ha inquinato. Disgusta giornalisti e attivisti perché per questi, ahimè, la speranza è colorata e non può passare per la tenebra. Disgusta Napoli, infine, perché questa orgogliosa città greca non ammette che l’arte la metta a nudo. Insomma, Lettieri ci ha regalato un opera di cui avevamo davvero bisogno: questa Napoli ha un fondo di purezza che, purtroppo, mandolino, sole e pizza non hanno il potere di mettere a nudo. Ci vuole un ritorno alle ragioni primordiali dell’istinto che non si renda ridicolo. È necessaria l’arte così come l’ha concepita quest’opera audace.”



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