napolI fashion on the road

Napoli Fashion on the Road: la storia continua, 11a tappa “La Pignasecca”.

Dopo il grande e recente successo della decima tappa di “Napoli fashion on the road”, l’ambizioso progetto, tutto targato Napoli, che si pone come obiettivo fondamentale quello di rilanciare il territorio, contaminando e fondendo la moda con l’arte e la cultura, ritorna in grande stile con l’undicesima tappa.

Napoli Fashion on the road è il format internazionale, nato nel 2016, che immerge la moda nella storia e nella cultura millenarie dei luoghi della città di Parthenope. Il fashion si mescola alla cultura, all’enogastronomia, alla religione, alle tradizioni e alle infinite altre sfumature della città e diventa un mezzo efficace di marketing territoriale, lo strumento “pop” per eccellenza di divulgazione di infiniti altri contenuti. Lo spettatore scopre tradizioni, aneddoti e leggende che spaziano dalla storia all’arte, passando per la religione, la superstizione e l’esoterismo.

Stile Ibrido.

Il concetto di immagine proposto da quello che è più di un format ma un vero e proprio progetto, il progetto Napoli Fashion on The Road ©, è un mix tra fotografia fashion, street photography e fotografia documentaristica. Uno stile ibrido, che ben si addice alla ricerca della reale bellezza multiforme e mutante, della città di Napoli.  www.napolifashion.it .

Napoli Fashion on the Road, il promettente e valido progetto partenopeo, patrocinato dalla Regione Campania e dal Comune di Napoli, i cui rispettivi assessorati al Turismo ed alla Cultura, si sono dimostrati immediatamente, fortemente entusiasmati, da questa idea innovativa, ha ormai esteso la sua penetrazione mediatica anche in campo Internazionale, con il fine di consacrare Napoli quale, “Capitale mondiale della moda”.

In tal senso, è stata avviata da tempo, una fitta e proficua collaborazione con stilisti e artisti di fama mondiale che prevede interviste e foto scattate nei luoghi più caratteristici e folkloristici di tutta la Campania. Dopo il  quartiere di Santa Chiara con il suo inconfondibile “Pallonetto” e i tipici vicoli che ivi si intersecano, per l’undicesima tappa, la scelta è ricaduta sul Quartiere della Pignasecca, in origine il mercato più antico di Napoli situato nel ventre della città, nei pressi dei famosi Quartieri Spagnoli ed alle spalle della movimentata e affollatissima via Toledo.

L’origine del suo curioso nome, risale al 1500. Quando gli orti furono spianati per permettere la costruzione della summenzionata via Toledo, restò in piedi soltanto un albero di pino, definito in napoletano,“pigna”. Secondo la leggenda, delle gazze, vi nidificarono e cominciarono a nascondervi tutti gli oggetti preziosi che sottraevano dalle abitazioni vicine fin quando i cittadini del posto, esasperati da ciò, provvidero a scacciarle ma l’albero presto si seccò, conferendo a questa zona il nome di “Pignasecca”.

Passeggiando attraverso le bancarelle ed i negozietti di questo mercatino, il visitatore ha l’occasione di ammirare uno spaccato della vita tradizionale partenopea e di ascoltare da vicino le pulsazioni del suo cuore, tra le bancarelle di pesce, frutta, verdura, fritture e prodotti tipici, oltre a poter visitare alcune chiese molto belle come quella di Santa Maria di Montesanto e di San Nicola alla Carità.

E proprio li’, a pochi passi dal mare, da quel Tirreno che bagna da secoli l’insenatura compresa tra la penisola Flegrea e quella Sorrentina, l’idea geniale di servirsi di un ponte suggestivo e particolare ad unire in un solo colpo la “Campania felix” con il Mediterraneo, rappresentato dalla storica e piccola isola di Malta la cui città di La Valletta, è stata eletta proprio quest’anno, quale “capitale europea della cultura”.

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I “Madonnari”, veri e propri artisti di strada nostrani che con un’abile maestria che si tramanda da generazione in generazione, dipingono sull’asfalto veri e propri capolavori muniti di soli gessetti colorati. All’opera sin dal lontano 500’, questi ultimi viaggiavano su e giù per tutto il Paese, dipingendo sulle facciate di diversi monumenti sorti in epoca rinascimentale. Venivano cosi’ chiamati, perché solitamente usavano raffigurare sui marciapiedi, la Madonna che vedevano sui dipinti delle chiese e si spostavano di città in città, seguendo il calendario delle festività religiose locali. Durante il corso dei secoli, tanti sono stati i seguaci di questo movimento, capaci di riportare su una superficie notoriamente ruvida e complessa, lavori da far restare a bocca aperta e che venivano retribuiti perlopiù con offerte spontanee di passanti e spettatori che se avevano apprezzato il lavoro, gettavano su di esso, qualche moneta.

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A Napoli, ancora oggi continua a sopravvivere questa nobile arte. Infatti nel 2006, è sorta l’Associazione culturale scuola dei Madonnari con l’obiettivo di far sopravvivere ed insegnare questa meravigliosa tecnica a tutti gli artisti che intendono avvicinarsi o approcciarsi per la prima volta ad essa.

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Grazie, infatti, alla collaborazione di uno dei maestri dell’Associazione che oggi conta circa sessanta iscritti, il trait-d’union con l’Isola di Malta, poc’anzi citato, diviene realtà attraverso la raffigurazione di tre capolavori di un’artista che ha lasciato un segno indelebile nei due Paesi cosi’ vicini sia da un punto di vista culturale che artistico: stiamo parlando, del grande Caravaggio. Con un talento a dir poco invidiabile, il Madonnaro Gennaro Troìa, si è cimentato nel copiare “Le sette opere della Misericordia”, la “Vocazione di San Matteo” e i “Musici”, tre tra la più famose tele in assoluto del pittore lombardo che ha contribuito in passato a far grande anche la piccola Repubblica poco distante dalla Sicilia ed un tempo nota per essere stata uno dei principali avamposti delle Crociate, impreziosendo la cattedrale di San Giovanni Battista con la “Decollazione di San Giovanni Battista” e “San Girolamo Penitente”.

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Non soltanto, però, arte. A rendere più saldo il collegamento tra le due culture, c’è anche la moda per la quale in occasione della 11a tappa di Napoli Fashion on the Road, è stata scelta come portabandiera dell’arcipelago incastonato nel Mediterraneo, la stilista ventiseienne Rosemarie Abela. Originaria precisamente di Siggiewi, un piccolo paesino di circa ottomila anime situato a circa 10 km dalla Capitale La Valletta, la giovane artista si è diplomata nel 2014 alla Scuola di Polimoda a Firenze, mettendo subito in mostra tutto il proprio talento. Basti pensare che nello stesso anno, ha subito conseguito un premio come migliore designer alla “Mercedes-Benz Fashion Week” di Malta ed entusiasmata, dal prestigioso riconoscimento, ha aperto di lì a poco, un atelier tutto suo, specializzandosi in capi su misura.

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La sua caratteristica peculiare è quella di sperimentare continuamente, in una costante ricerca e attenzione per la forma e i materiali e con una predilezione particolare per il monocromatico, per il bianco e nero in particolare. Ed è proprio la sua grande precisione e cura dei particolari ad averla lanciata, nel giro di pochi anni, nel circuito dei fashion-designer più promettenti del futuro. Attraverso una fruttuosa collaborazione sorta nel  2017 tra l’evento “Mercedes-Benz Fashion Week” e la “Serbia Fashion Week”, Abela ha avuto occasione di poter presentare la collezione “La Cupola” e di mettersi dunque in mostra, al pari di tanti colleghi di fama internazionale.

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Dunque il 2018 appena cominciato, si appresta a divenire un anno di grande espansione del suo marchio. Per gli scatti effettuati, i creatori e fotografi del progetto Napoli Fashion on the road, hanno scelto i capi della collezione “Chakra” che prende spunto sia nei colori che nello stile, dalla cultura tibetana e dai monaci, mescolando le suggestioni e le sensazioni evocate dai pellegrini dei tanti monasteri di questa pacifica regione dell’Asia Centrale. La stoffa colorata delle giacche di questa particolare linea, prendono difatti spunto dalle piccole bandierine di stoffa utilizzate per la preghiera e che vengono spesso affisse sulla cima delle montagne o sugli alti picchi dell’Himalaya al fine di benedire i luoghi circostanti. Il blu, simboleggia precisamente il cielo, il bianco l’aria, il rosso il fuoco, il giallo la terra ed il verde l’acqua ovvero i cinque elementi che sono alla base della ricerca cromatica effettuata dall’artista maltese, per i suoi capi.

Il modello, prescelto per lo shooting, che ha posato indossando i capi della giovane fashion-designer e gli occhiali urban-sport del brand spagnolo “Slastik”, è stato immortalato, assieme ai dipinti realizzati dai madonnari, a Piazza Carità, vera e propria porta d’accesso al quartiere della Pignasecca, situata tra Montecalvario e San Giuseppe. Proprio qui dove nel XVI secolo fu eretta la chiesa di Santa Maria della Carità da cui deriva il toponimo e che un tempo era un famoso e brulicante mercato.

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L’esotismo dei capi di Rosemarie Abela si è fuso, quindi con i sapori, gli odori ed i colori e soprattutto la gente di un quartiere napoletano tanto folkloristico come la Pignasecca, dando origine a quel meltin’pot tra le due culture che era il principale obiettivo di questa undicesima tappa di Napoli Fashion on the Road.

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Un potere comunicazionale, incontrovertibile, capace di essere sprigionato soltanto dall’arte e dalla moda, due leghe che possono mescolarsi facilmente al pari dello stagno e del piombo e che raggiungono lo zenit, quando ad entrare in gioco è anche la gastronomia attraverso i tipici prodotti dello street-food napoletano.

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Protagonisti, i mitici, crocchè di patate e gli altrettanto noti “ciurilli” della celebre friggitoria Fiorenzano alla Pignasecca, che a conclusione della tappa, vengono degustati con piacere da tutta la troupe.

Tutte le foto su www.napolifashion.it.

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