Luigi Romano: addio al Maestro, Napoli perde l’ultimo custode delle “macchine del tempo”.
Una vita dedicata all'arte della riparazione di macchine fotografiche,
Napoli e il mondo della fotografia analogica dicono addio a Luigi Romano, il maestro artigiano che ha dedicato la sua vita all’arte di “aggiustare le macchine del tempo”.
Oggi, la città partenopea perde uno dei suoi figli più cari, un custode di quell’artigianato puro che rappresenta l’anima autentica di Napoli e che, purtroppo, sta irrimediabilmente scomparendo. Il Maestro Luigi Romano.
Nel suo piccolo laboratorio nel quartiere di San Ferdinando a Napoli, egli ha rappresentato per decenni un punto di riferimento insostituibile per generazioni di fotografi, collezionisti e appassionati. Le sue mani sapienti hanno ridato vita a innumerevoli macchine fotografiche analogiche, preservando non solo oggetti meccanici, ma veri e propri testimoni della storia e della memoria collettiva.
La scomparsa del Maestro non segna solo la fine di una vita dedicata all’eccellenza artigianale, ma rappresenta anche la perdita di un patrimonio di conoscenze tecniche, esperienze e competenze che difficilmente potrà essere tramandato con la stessa passione e dedizione. In un’epoca dominata dal digitale e dall’usa e getta, Luigi ha incarnato fino all’ultimo i valori della durabilità, della riparazione e del rispetto per gli oggetti che raccontano storie.
Chi ha avuto il privilegio come me, considerato come suo rispettoso amico, di varcare la soglia del laboratorio di Luigi Romano sa bene di essere entrato in un luogo unico al mondo.
In quel piccolo spazio, situato in un vicolo caratteristico del popoloso quartiere di San Ferdinando di Napoli, il tempo sembrava essersi fermato. Scaffali colmi di strumenti minuscoli, vecchie lenti di ogni dimensione, pezzi di ricambio ormai introvabili e macchine fotografiche di ogni epoca componevano un museo vivente della fotografia analogica.
Luigi Romano non era semplicemente un riparatore di macchine fotografiche.
Era un artigiano dalle “mani d’oro“, come amavano definirlo i suoi affezionati clienti ed amici, capace di unire competenze che oggi appaiono quasi mitiche: quelle del meccanico di precisione, dell’ottico esperto e dell’orologiaio meticoloso. Questa rara combinazione di abilità, affinata in oltre sessant’anni di pratica quotidiana, gli permetteva di eseguire quelli che lui stesso, con la modestia che lo contraddistingueva, chiamava semplicemente “interventi“, ma che i suoi clienti non esitavano a definire “miracoli” di micro meccanica.
“Egli, si inoltra, alla luce di una piccola lampadina, appoggiato al suo storico banchetto da lavoro, nei meandri oscuri e misteriosi dei meccanismi degli otturatori, dei diaframmi, delle lenti, penetrando, con il solo ausilio di piccoli utensili e delle sue mani delicate ma ferme, nelle viscere complesse ed intricate dei sistemi di scatto e azionamento delle macchine del tempo…“
Questa descrizione, che circolava tra gli appassionati di fotografia, cattura perfettamente quella che era l’essenza del lavoro di Luigi Romano: un’immersione totale, quasi mistica, nei segreti meccanici delle macchine fotografiche.
Il Maestro non si limitava a riparare. Restaurava antichi apparecchi, ridando dignità e funzionalità a pezzi di storia della fotografia che altrimenti sarebbero stati destinati all’oblio.
Si occupava con la stessa cura sopraffina degli obiettivi, pulendone le lenti, sostituendo quelle danneggiate, aggiustando i meccanismi micrometrici che presiedono alla collimazione delle lenti.
E quando i ricambi ufficiali, ormai introvabili, non potevano venire in suo soccorso, Luigi Romano non si arrendeva: con l’ausilio di un vecchio tornio, a cui era molto affezionato, egli realizzava personalmente i piccoli pezzi, le molle, gli ingranaggi necessari alla riparazione.
La passione del Maestro per il suo mestiere andava ben oltre l’orario di lavoro. Chi lo conosceva bene sapeva che il Maestro, pignolo e responsabile per natura, portava con sé i problemi irrisolti anche nel sonno.
Lui stesso un giorno, mi aveva confessato, che nelle notti successive a interventi particolarmente complessi, sognava otturatori, lamelle a foglia, ingranaggi, soffietti e sistemi di scatto che si rincorrevano e si intrecciavano, quasi come in un incubo, per suggerirgli, spesso, soluzioni inaspettate.
Con la metodicità che lo caratterizzava, il giorno dopo annotava su un piccolo quaderno tutte le sue “esperienze oniriche“, corredato anche da schizzi e disegni, affinché queste intuizioni notturne potessero essere applicate anche su altri apparecchi da riparare in futuro.
Questo quaderno, testimone silenzioso della sua genialità, rappresenta oggi un tesoro inestimabile di conoscenze tecniche che rischiano di scomparire con lui.
“Il laboratorio di Luigi Romano non era solo un luogo di lavoro, ma un vero e proprio punto di incontro per generazioni di fotografi napoletani e non solo”.
Giovani appassionati della riscoperta pellicola si mescolavano a veterani della fotografia analogica, tutti accomunati dalla fiducia incondizionata nelle capacità del Maestro.
Per molti di loro, affidare la propria macchina fotografica a Luigi Romano significava non solo avere la certezza di una riparazione impeccabile, ma anche l’opportunità di ascoltare storie e aneddoti che attraversavano la storia della fotografia del Novecento.
Negli ultimi anni, con il ritorno di interesse per la fotografia analogica tra le nuove generazioni, il laboratorio del Maestro aveva conosciuto una rinnovata vitalità. Giovani fotografi, affascinati dalla materialità e dall’imperfezione creativa della pellicola, scoprivano con stupore l’esistenza di questo grande artigiano capace di riportare in vita macchine fotografiche che i loro genitori avevano relegato in soffitta. Luigi accoglieva questi nuovi appassionati con lo stesso entusiasmo e la stessa pazienza che aveva sempre riservato ai suoi clienti storici, felice di poter trasmettere, anche solo attraverso il suo esempio, l’amore per un mestiere che rappresentava la sua ragione di vita.
La scomparsa di Luigi Romano lascia un vuoto incolmabile nel panorama dell’artigianato di eccellenza napoletano e italiano.
Con lui se ne va non solo un maestro riparatore, ma un custode di saperi antichi, un testimone di un’epoca in cui gli oggetti erano progettati per durare e per essere riparati. In un mondo sempre più dominato dall’obsolescenza programmata e dalla cultura dell’usa e getta.
Luigi Romano ha rappresentato fino all’ultimo una forma di resistenza silenziosa ma tenace, un baluardo di quella cultura della riparazione e del recupero che oggi, finalmente, sta tornando ad essere valorizzata come risposta necessaria alle sfide ambientali del nostro tempo. Il valore del lavoro fatto con assoluta dedizione e sacrificio dal Maestro Luigi, va ben oltre la dimensione tecnica e artigianale.
Le macchine fotografiche analogiche che sono passate per le sue mani non sono semplici oggetti meccanici, ma strumenti che hanno catturato momenti di vita, emozioni, ricordi.
Riparare queste “macchine del tempo” significava per lui preservare la possibilità di continuare a raccontare storie attraverso immagini impresse sulla pellicola, con quella qualità materica e quella profondità che solo l’analogico sa restituire.
La comunità fotografica napoletanaperde oggi un punto di riferimento insostituibile, ma anche un amico, un confidente, un consigliere sempre disponibile a condividere la sua immensa conoscenza.
I fotografi che si rivolgevano a lui non cercavano solo un riparatore, ma un maestro capace di trasmettere, attraverso gesti misurati e parole essenziali, l’amore per un mestiere che è anche una forma d’arte.
Mi piace pensare che l’eredità di Luigi Romano non andrà perduta. Che i suoi insegnamenti, il suo esempio di dedizione e passione, continueranno a vivere nei ricordi di chi lo ha conosciuto e nelle macchine fotografiche che, grazie a lui, continuano a funzionare perfettamente nonostante il passare dei decenni. Ci piace immaginare che qualche giovane, come ha fatto negli anni, il preziosissimo figlio Gennaro, ispirato dal suo esempio, deciderà di raccogliere il testimone e di dedicarsi all’arte della riparazione, perpetuando così una tradizione artigianale che rischia di scomparire.
Un ultimo saluto.
A Luigi Romano, maestro delle “macchine del tempo“, va oggi il mio saluto commosso, quello di Napoli, e di tutti i tanti amici e fotografi che hanno beneficiato della sua arte, degli appassionati che hanno trovato nel suo laboratorio un luogo di incontro e di condivisione. La sua scomparsa ci ricorda quanto sia prezioso e fragile il patrimonio di conoscenze e competenze incarnato dagli artigiani come lui, e quanto sia importante preservarne la memoria e l’esempio.
Il modo migliore per onorare la memoria di Luigi Romano sarà continuare ad apprezzare l’arte della fotografia analogica, continuare a utilizzare quelle macchine che lui ha riportato in vita con pazienza e maestria, continuare a credere nel valore delle cose che durano nel tempo e che raccontano storie. Perché, in fondo, è proprio questo che Luigi Romano ha fatto per tutta la vita: permettere alle storie di continuare ad essere raccontate, attraverso il click di un otturatore che, grazie alle sue mani sapienti, ha ripreso a funzionare.
“Addio, Maestro Luigi, le tue, macchine del tempo, continueranno a catturare istanti di vita, a fermare il tempo su pellicola, a trasformare la luce in ricordi. In ognuno di questi scatti ci sarà sempre un po’ della tua arte, della tua passione, della tua umanità”.
Correlati
Crono.news periodico online di informazione e formazione. Un magazine digitale indipendente, libero da ideologie e preconcetti. Un nuovo modo di comunicare e condividere l’informazione e la conoscenza.
Cerca
Iniziare a digitare per vedere i risultati o premere ESC per chiudere
Utilizziamo i cookie per personalizzare contenuti ed annunci, per fornire funzionalità dei social media e per analizzare il nostro traffico. Condividiamo inoltre informazioni sul modo in cui utilizza il nostro sito con i nostri partner che si occupano di analisi dei dati web, pubblicità e social media, i quali potrebbero combinarle con altre informazioni che ha fornito loro o che hanno raccolto dal suo utilizzo dei loro servizi. Acconsenta ai nostri cookie se continua ad utilizzare il nostro sito web.