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Il Fu Mattia Pascal al Mercadante: Geppy Gleijeses in scena

Un classico di Pirandello rivive nella regia di Marco Tullio Giordana.

Il Fu Mattia Pascal al Mercadante: Geppy Gleijeses in scena. Un classico di Pirandello rivive nella regia di Marco Tullio Giordana.

Il Fu Mattia Pascal al Mercadante. Ho assistito ieri sera al Teatro Mercadante di Napoli alla rappresentazione de “Il Fu Mattia Pascal” nell’adattamento di Marco Tullio Giordana e Geppy Gleijeses.

È piacevolmente ristoratore constatare il senso di intimità che avvolge lo spettatore sin dal primo ingresso al Teatro Mercadante: a partire dalla biglietteria, attraverso l’accogliente bouvette, fino al caldo abbraccio della sala. Forse questo sentimento si amplifica proprio per il contrasto con l’imponente vastità di Piazza Municipio che lo precede, rendendo questo gioiello teatrale, fondato tra il 1776 e il 1778, un prezioso rifugio dove lo spettatore ritrova il suo spazio ideale.

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Tornando allo spettacolo: ebbene, l’allestimento brilla per la sua raffinata eleganza. I pannelli di tulle su cui vengono proiettate le diverse ambientazioni creano un’atmosfera onirica perfettamente funzionale alla narrazione, permettendo transizioni fluide tra le scene e supportando con efficacia i flashback. Le scelte di lighting design contribuiscono a creare quella dimensione sospesa e quasi irreale che ben si addice alle vicende del protagonista. L’interpretazione di Gleijeses è tecnicamente impeccabile, soprattutto nella gestione dei toni più leggeri e nel rendere quel particolare “guardare attraverso un diaframma” che caratterizza il personaggio.

La presenza di don Eligio come voce narrante e alter ego si rivela una scelta efficace per la coerenza narrativa dell’opera, permettendo di mantenere quel filo conduttore necessario a guidare lo spettatore attraverso le complesse vicende del protagonista. Le scene si susseguono con un ritmo ben calibrato, sostenute da un cast di supporto che riesce a dare il giusto spessore ai personaggi secondari. Tutti gli attori sono bravissimi. Particolarmente riuscita è la rappresentazione dell’ambiente del casinò, dove le proiezioni e gli effetti di luce creano un’atmosfera avvolgente e suggestiva.

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Tuttavia, emergono alcune criticità significative. Gleijeses, pur nella sua eccellente prova attoriale, presenta un Mattia Pascal troppo controllato, con poche sfumature emotive, privato di quella febbrile ricerca di identità che dovrebbe animarlo. Il personaggio appare privo di quella necessaria impulsività che dovrebbe caratterizzare le sue scelte di vita, risultando in una caratterizzazione che, per quanto raffinata, manca di quelle sfumature più inquiete e tormentate del personaggio pirandelliano. In ciò non è aiutato da un’acustica che si presenta debole in alcuni momenti dello spettacolo.

Il secondo punto critico è la brevità della scena del ritorno a casa, momento cruciale in cui dovrebbe emergere con forza il tema dell’assenza di identità sociale. Il secondo punto critico è la brevità della scena del ritorno a casa, momento cruciale in cui dovrebbe emergere con forza il tema dell’impossibilità di ricostruire la propria identità sociale. È proprio in questo passaggio che il protagonista scopre la sua tragica condizione di escluso dalla vita civile, legalmente morto in un corpo vivo. Gleijeses appare invece piuttosto leggero e ridanciano. Questa compressione narrativa indebolisce uno degli aspetti più significativi del testo.

Alla fine del romanzo, Mattia torna alla sua vecchia vita, accettando i propri limiti e le proprie responsabilità. La chiusura dello spettacolo, con la rivelazione “Sono il fu Mattia Pascal”, non credo possa bastare a trasmettere quella accettazione di sé che è centrale nell’opera originale: il protagonista non trova una vera risoluzione alla sua crisi identitaria, ma sembra quasi accomodarsi tronfiamente in questa non-identità. Nonostante queste riserve, lo spettacolo, in scena al Mercadante fino al 2 febbraio, si rivela un’operazione di grande valore che merita di essere vista e rivista.

Marco Tullio Giordana riesce nell’impresa non facile di rendere accessibile a un pubblico ampio un’opera dalla complessità straordinaria, senza tradirne l’essenza. Il suo adattamento, sostenuto da un apparato tecnico di primo livello e da musiche sapientemente selezionate, offre una chiave di lettura contemporanea del testo pirandelliano che, pur con qualche compromesso, ne mantiene intatta la forza provocatoria. È uno spettacolo importante, che ha il merito di riportare alla ribalta un classico della letteratura italiana in una veste capace di parlare al pubblico di oggi.

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