Perche le gemme sono preziose? la parola ad Aldous Huxley

Dietro il valore attribuito ai metalli preziosi si nasconde una percezione istintiva di una bellezza che viene da un altro mondo

Perche le gemme sono preziose? la parola ad Aldous Huxley. Il motivo per cui diamo valore a pietre preziose e metalli nobili è che in modo inconscio li associamo a una bellezza misteriosa e ultraterrena.

“Perché le gemme sono preziose?”, si è chiesto a lungo lo scrittore Aldous Huxley.  Domanda rivelatrice, che ci porta al cuore stesso del rapporto tra uomo e mondo spirituale. Dietro il valore attribuito a cristalli e metalli preziosi si nasconde una percezione istintiva di bellezza ultraterrena. Come scrive Huxley: “tali oggetti assomigliano a ciò che viene visto internamente da persone con visione mistica”.

Conferma viene dalle sorprendenti descrizioni di paradisi in ogni tradizione: giardini cosmici dove — citando Platone — “persino pietre e montagne splendono di abbacinante bellezza, facendo impallidire ogni gioiello terreno”.

Paesaggi dell’Eden

Nei mondi archetipali descritti da sciamani e mistici, boschi di alberi luminosi carezzano il cielo con rami di cristallo iridescente. Fiumi scorrevoli di topazio e zaffiro serpeggiano attraverso prati scintillanti, mentre pini di smeraldo e rubino sbirciano all’orizzonte.

Statue viventi di diaspro, agata e quarzo emergono dal suolo in pose geratiche. Geodi giganteschi irradiano arcobaleni cangianti. E ovunque creature alate aleggiano nell’aria, lasciando scie di polline dorato.

Uno scenario “ineffabile, inimmaginabile” per la mente comune, eppure familiare a un livello più profondo. Come nota Huxley: “Tali visioni spiegano molti fatti curiosi sulle tradizioni uniformi del paradiso”.

Memoria delle origini

“Una gemma ritrae fedelmente qualità del mondo visionario,” scrive Huxley.

Ecco perché, inconsciamente, le associamo a verità eterne: la loro purezza cristallina fa eco all’armonia del Tutto, di cui portiamo memoria ancestrale.

In uno stato espanso di coscienza, la bellezza sostanziale riemerge in tutto il suo splendore, dissolvendo la separazione tra spirito e materia, interno ed esterno, sé e mondo.

Ardore

È uno stato mistico che i buddisti chiamano nibbāna: lo “spegnimento” dell’ego per ri-unirsi con il Tutto. Come spiega Huxley, la parola induista tapas — “ardore” — descrive anche quella combustione spirituale dove ogni dualismo svanisce.

Nelle fiamme del falò, possiamo intravedere un riflesso terreno di tale realizzazione: calore e luce che consumano la forma individuale per fondersi con la danza cosmica dell’essere.

Pietre di luce

Perchè le gemme sono preziose. “Ogni cosa splende in quel regno,” scrive Huxley. Ecco perché, per Plotino, il fuoco è la più divina apparizione nel mondo fenomenico.

Anche Ezechiele parla di gemme di fuoco nei giardini edenici: pietre che bruciano della propria luce, proiettando riverberi sulla materia. Quasi anticipando l’intuizione di Einstein, che ogni cosa è energia condensata.

Lo specchio dell’Ayahuasca

Come nota Huxley, le visioni sciamaniche indotte da sostanze psicoattive coincidono perfettamente con i paesaggi beati descritti da mistici di ogni latitudine.

È la stessa sintonizzazione sulle frequenze sottili della coscienza, che dissolve i veli dell’apparenza fenomenica rivelandone il tessuto energetico scintillante. Un tessuto di luce adamantina da cui ogni realtà prende forma.

Il Nettare dell’Immortalità

L’estasi del Nirvana è talvolta descritta anche come “nettare”, o “ambrosia”: una metafora per quella inebriante dissoluzione dell’ego in un oceano di beatitudine cosmica.

In questa fusione estatica con il Tutto, il velo di Maya dell’illusione dualistica si lacera, rivelando la vera natura di Brahman: una pulsazione ritmica di forze e particelle, un gioco caleidoscopico di atomi danzanti.

La coscienza delle pietre

“Perché i minerali sono preziosi?” si chiede Huxley. Forse perché risvegliano intuizioni dell’eterno, impresse nel tessuto cristallino della materia.

Come afferma Plotino: “I minerali sono luci fossili pietrificate”.

Incastonate nelle profondità della terra, conservano la memoria di origini stellari sfolgoranti quando — nelle parole di Eraclito — “questo cosmo era solo fuoco ardente”.

Perchè le gemme sono preziose. Quel fuoco eterno continua a ribollire nel nucleo di ogni atomo. E seduti attorno alle fiamme del falò, riscopriamo noi stessi come braci dello stesso rogo cosmico.

Uno, nessuno, centomila

Al di là degli ingannevoli dualismi e molteplicità, l’Unica Vita scorre nell’unico eterno presente di cui siamo tutti espressione. Una luce travolgente che “come il sole acceca la vista degli uccelli notturni” osserva Platone.

Eppure quella stessa luce, nella sua infinita articolazione, compone il tessuto di Maya, il velo fenomenico della natura. Uno specchio dai mille riflessi, che cela e rivela la nostra vera identità: il roveto ardente dell’essere.

Al di là delle molte illusioni, c’è solo l’Uno.

Come un caleidoscopio di riflessi senza fine, la realtà fenomenica è un gioco di coscienza, una danza eterna di luce e ombra.

Una fiamma che arde in eterno, il respiro di Brahman esala e inala ogni creazione in cicli senza fine. Nulla esiste se non come barlume, scintilla del suo tessuto luminoso.

Perchè le gemme sono preziose. Come una fiamma ne accende un’altra, non c’è distinzione tra forme: materia ed energia sono intrecciate come ordito e trama della stessa tela. Una tela tessuta da Maya, l’immaginazione divina, con fili di luce che tessono mondi senza fine.

Così parlarono gli antichi veggenti:

“Il Sé negli esseri umani e il sole sono uno. Chi capisce questo vede attraverso il mondo e trascende i diversi strati dell’esistenza per realizzare l’unità della vita.”
(Taittiriya Upanishad)

Perché al di là di nomi e forme, c’è solo il fuoco: la fiamma totale e creativa di pura consapevolezza che danza nel vuoto. Nel cuore di ogni essere braci sacre splendono, oro nascosto in terra e pietra che aspetta di essere svelato.

Benché lacerati da divisioni, sotto pelle e corteccia prevale la luce viva dell’Eterno Presente. Lo splendore primordiale che canta ogni creazione all’esistenza, facendo emergere atomi e stelle, galassie e pianeti.

Mistero supremo avvolto in infiniti travestimenti, mentre gli ignoranti Lo cercano lontano senza posa. Per sempre qui, perennemente ora: il fuoco bruciante e liberante di indicibile meraviglia. Il Sole senza nascita e morte dietro tutti i soli, fiammeggiante prima del tempo. Quello sei Tu.

Risorsa: https://www.organism.earth/library/document/visionary-experience

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