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La Cantata dei Pastori al Teatro Trianon Viviani di Napoli

Musica, canto, recitazione e immaginario napoletano si fondono nella poetica di Peppe Barra.

La Cantata dei Pastori al Teatro Trianon Viviani di Napoli anche nel 2023. Musica, canto, recitazione e immaginario napoletano si fondono nella poetica di Peppe Barra.

Cantata dei Pastori al Teatro Trianon. La Cantata dei Pastori di Peppe Barra è un’opera senza tempo che attinge a piene mani dalla stratificata tradizione artistica e culturale napoletana, fondendo mirabilmente sacro e profano, colto e popolare, comico e tragico. E’ stato meraviglioso esserne spettatori lo scorso 29 Dicembre 2023.

Lo spettacolo gravita attorno a due personaggi basso-popolari, Razzullo e Sarchiapone, le cui vicende rocambolesche sono narrate tanto in un italiano dai toni argentini che richiama la sacralità delle tragedie greche e la poesia del Dolce Stil Novo, quanto nel napoletano più viscerale e onomatopeico, che pur essendo buffo e comico, evoca gli echi di un immaginario sciamanico. La dizione di Peppe Barra è un soma visionario capace di innalzarsi verso la trascendenza per poi ridiscendere negli abissi dell’anima più istintuale e buffonesca. Egli è lo sciamano polimorfo del teatro napoletano, medium tra l’altrove e il palcoscenico.

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Anche la musica gioca un ruolo fondamentale: melodie intense che strizzano l’occhio alla tradizione si alternano a ritmi più incalzanti, mentre gli strumenti tradizionali come zampogne, ciaramelle e tammorre rievocano l’anima più ancestrale della cultura partenopea. Intorno a questi personaggi prendono vita le più diverse figure del presepe, dalla Sacra Famiglia ai pastori, agli angeli e ai diavoli, che Barra e gli attori incarnano tramite virtuosistici travestimenti linguistici e gestuali, in un turbinio di cambi di registri: dal comico al drammatico.

L’opera richiama, nel suo essere fortemente evocativa , i maestri della pittura napoletana. Il misticismo è una velatura seicentesca alla Stanzione; il realismo crudo dei volti evoca i chiaroscuri di Battistello Caracciolo e Cerquozzi; la gestualità farsesca pare tratta dalle tele di Gaspare Traversi. Un affresco che probabilmente avrebbe affascinato anche Caravaggio, che soggiornò a Napoli proprio nel Seicento.

La Cantata dei Pastori perpetua la lezione della Commedia dell’Arte, spingendosi fino alle forme della nostra ineguagliabile tradizione teatrale. I personaggi di Razzullo e Sarchiapone ricostituiscono il canonico duo comico formato dal buffone e dalla sua spalla: emblematica, per valutarne la riuscita, l’interpolazione di Razzullo che apostrofa il compare come «scorza ‘e furmaggio rusecata ‘a ‘nu sorice ricchione» e la presentazione di Sarchiapone che – nelle vesti di barbiere – dichiara candidamente di aspirare a diventare «cantante a litro», ovvero cantante lirico di scuola rossiniana.

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La Cantata dei Pastori attinge così alla Commedia dell’Arte, alle farse atellane, al teatro musicale, alle sacre scritture, ma le trascende in una creazione sui generis, un unicum spazio-temporale, opera sciamanica capace di parlare a ogni epoca storica con la stessa, intatta forza evocativa.

Cantata dei Pastori al Teatro Trianon. In quel Bambino avvolto in fasce riconosciamo il nucleo stesso dell’esistenza umana. Come se tramite una lente d’ingrandimento Barra ci mostrasse l’essenza stessa della vita che continua, della speranza che rinasce. È un trionfo di luci che sa toccare le corde più profonde dell’animo, veicolando il messaggio spirituale con rara efficacia artistica.
Maggiori info su www.teatrotrianon.org.

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