L’Accademia degli Investiganti di Napoli: istituita intorno all’anno 1650. Tutti i membri dell’Accademia degli Investiganti erano uomini molto colti e tra i più stimati letterati e studiosi attivi a Napoli in quel periodo.
L’Accademia degli Investiganti venne istituita nella città di Napoli intorno all’anno 1650 da un gruppo di studiosi guidati da Tommaso Cornelio, Leonardo di Capua, Luca Antonio Porzio, Marzio Carafa e altri. Il nome Investiganti venne scelto per indicare lo spirito di ricerca libera e indipendente che animava gli accademici, i quali avevano come obiettivo quello di liberarsi dalla eccessiva sottomissione alle autorità del passato, in particolare ad Aristotele, che aveva dominato il pensiero scolastico fino ad allora.
Gli accademici volevano seguire piuttosto il dettame della ragione e della libera ricerca, basata sull’esperienza e sulla sperimentazione. In questo senso, l’Accademia degli Investiganti rappresentò una delle prime istituzioni scientifiche italiane che cercarono di introdurre e diffondere nuove idee provenienti dall’estero, soprattutto quelle del filosofo francese Pierre Gassendi.
I membri dell’Accademia, che si autodefinivano “neoterici”, ovvero innovatori e sostenitori di nuove idee in campo scientifico e medico, provenivano dall’ambiente culturale napoletano più vivace e aperto alle novità dell’epoca. Molti di loro facevano parte di diversi circoli e salotti culturali che animavano la vita intellettuale della città, come il salotto scientifico di Tommaso Cornelio, quello giuridico di Antonio di Monforte, quello storico del Caracciolo e quello letterario di Niccolò Caravita.
Proprio da questi ambienti nacque l’idea di costituire un’accademia che riunisse i pensatori più innovativi, per dare vita ad un luogo di libera discussione e ricerca al di fuori dei rigidi schemi scolastici ancora dominanti all’epoca. Tutti i membri dell’Accademia degli Investiganti erano uomini molto colti e tra i più stimati letterati e studiosi attivi a Napoli in quel periodo. Per questo motivo l’Accademia conquistò rapidamente molta credibilità e influenza soprattutto tra i giovani studenti, che compresero velocemente i limiti della sterile filosofia scolastica medievale e aderirono con entusiasmo alle nuove idee proposte dagli Investiganti.
L’Accademia svolse la sua attività in due periodi: un primo breve periodo dalla fondazione fino al 1656, quando venne interrotta, e un secondo periodo dal 1663 fino allo scioglimento nel 1668, quando fu soppressa dal viceré spagnolo Pedro Antonio de Aragón a causa di aspre dispute con un’altra accademia napoletana, quella dei Dissonanti. Nel secondo periodo l’Accademia godette della protezione di Andrea Concublet, marchese di Arena, che ne era anche membro. Gli Investiganti intrattennero rapporti e scambi culturali con le maggiori istituzioni scientifiche dell’epoca, come l’Accademia del Cimento di Firenze e la Royal Society di Londra.
Anche dopo lo scioglimento, i membri continuarono ad incontrarsi informalmente fino al 1683. In seguito, tra alterne vicende, l’attività riprese in varie forme fino al 1697, anche se non è chiaro se l’Accademia sia stata formalmente ricostituita.
Nel 1688 quattro membri meno noti furono perseguitati dal tribunale dell’Inquisizione con l’accusa di professare idee eretiche e ateiste, in particolare per la loro adesione alla teoria atomistica. Si trattava degli avvocati Filippo Belli, Giacinto de Cristofaro, Basilio Giannelli e Francesco Paolo Manuzzi. Il processo fu interrotto dal terremoto del 1688 ma ripreso poi nel 1691, suscitando vaste proteste nell’ambiente culturale napoletano. Nonostante una petizione di solidarietà firmata da oltre seimila intellettuali, nel 1697 anche l’ultimo imputato fu costretto ad abiurare.
Nonostante queste persecuzioni, l’eredità culturale lasciata dall’Accademia degli Investiganti a Napoli fu molto importante e influenzò pensatori successivi come Gaetano Argento, Pietro Giannone e Gianvincenzo Gravina, preparando la strada all’Illuminismo napoletano del Settecento.Dopo la soppressione seicentesca, l’Accademia conobbe anche una breve rinascita tra il 1735 e il 1737, quando un gruppo di studiosi ne ripropose le idee innovative e anticonformiste, anche se solo per un paio d’anni.
In sintesi, nonostante la sua vita breve e travagliata, l’esperienza culturale e scientifica dell’Accademia degli Investiganti rappresentò una tappa fondamentale per l’introduzione e la diffusione di nuove idee e metodi di ricerca nella Napoli del Seicento, contribuendo ad aprire la strada verso una maggiore libertà di pensiero e un superamento dell’eccessivo dogmatismo scolastico che aveva dominato fino ad allora.
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