Nel 1978 la Canon presenta la A-1, la prima di una nuova generazione di reflex, contraddistinte dalla lettera “A”, tanto tradizionali nell’aspetto esteriore quanto dotate di una sofisticata elettronica.
Il 1978, la serie “A” di Canon raggiunge il suo apice tecnologico con la A-1, la prima reflex a disporre di un programma per il controllo dell’esposizione. La A-1 è una macchina che a prima vista non stupisce con effetti spettacolari, anzi, per certi versi, è molto tradizionale: il peso e le dimensioni non la fanno rientrare nella categoria delle compatte, l’otturatore a scorrimento orizzontale ha le tendine in stoffa gommata e raggiunge solo la velocità massima di 1/1000 di secondo, il sincro flash è limitato a 1/60 di secondo, i comandi principali sono costituiti da tradizionali ghiere. Invece si è dimostrata una reflex raffinata e rivoluzionaria: il fotografo ha a disposizione, oltre ai consueti automatismi a priorità di diaframma e dei tempi e alla modalità manuale anche, per la prima volta, un modo programmato che si incarica della scelta dei tempi e dei diaframmi.
Moltissime critiche furono levate all’epoca, contro la presenza di un elettronica tanto sofisticata, completamente dipendente dalla batteria. Eppure pensando alle odierne reflex digitali, viene quasi da sorridere. A metà degli ottanta, quando il la modalità Program incomincia ad essere adottata anche da altri produttori, si chiude la produzione della A-1. La sere “A” a partire dal 1983 verrà gradualmente rimpiazzata dalla serie “T”. Degna erede della A-1 sarà la successiva Canon T90, la più alta espressione tecnologica di una Canon con attacco ottiche a baionetta FD. La Canon A-1 a prima vista non si discosta molto dai dettami stilistici in voga verso la fine degli anni settanta: il corpo e il bocchettone porta ottiche sono squadrati, appena ammorbiditi dagli spigoli smussati, mentre l’alloggiamento del Pentaprisma, è ancora più squadrato e sovrasta con decisione la calotta. Osservandola un con un po’ di più attenzione si notano subito, distribuiti sulla calotta e sul frontale, una nutrita serie di ghiere, pulsanti e levette, non proprio comuni all’epoca.
Prendendo tra le mani la fotocamera, ci si accorge subito che è ben dimensionata e le dita trovano presto la corretta posizione di lavoro. L’impressione di solidità e di robustezza è sottolineata inoltre dal peso: le parti metalliche ci sono e si fanno sentire. L’ergonomia tutto sommato è buona e le dita trovano presto la loro collocazione; presente una piccola guancia che migliora sensibilmente la presa della mano destra. La A-1 nelle intenzioni della Canon è stata destinata a un pubblico esigente, per non dire professionale, questo ulteriormente sottolineato dalla finitura esterna nerissima. Scritte e indicazioni sono ridotte all’osso e qualche comando addirittura ne è sprovvisto. Nonostante ciò la Canon A-1 è sufficientemente intuitiva, almeno nell’uso corrente con le funzioni base. Ma appena si vuole approfondire un po’ la sua conoscenza allora si rende necessaria la lettura del manuale, e quello della A-1 è di tutto rispetto perché un centinaio di pagine nel 1978 non erano proprio poche, seppure adeguate alla sua complessità.
Sulla calotta, a sinistra del Pentaprisma, trova posto la ghiera per l’impostazione della sensibilità da azionare premendo il pulsantino posto sul lato; il pulsante posto in basso tra la ghiera e il pentaprisma serve invece per sbloccare la compensazione dell’esposizione, operando in program o con gli automatismi disponibili; il simbolo vicino a questo pulsante non indica la sua funzione bensì il piano della pellicola. Poco più sopra, verso il frontale, trova posto il pulsante del test batteria, che fa lampeggiare il led posto sul lato destro della calotta; questo pulsante è circondato da un interruttore a leva che esclude l’accensione dei led nel mirino, fa risparmiare energia elettrica, senza influire sul sistema esposimetrico. Il manettino di riavvolgimento, coassiale alla ghiera delle sensibilità. che, una volta estratto, funge anche da meccanismo di apertura del dorso e da azzeramento del contapose.
A destra del pentaprisma la calotta si sviluppa su più livelli: il più alto è occupato dal pulsante di scatto elettromagnetico, dotato della filettatura standard per scatto flessibile, circondato dal selettore dei modi di esposizione. Il livello intermedio è occupato dalla rotella per l’impostazione dei tempi o dei diaframmi (quest’ultima regolabile a passi di mezzo stop come la ghiera degli obiettivi), il valore impostato è visibile attraverso una finestrella. Il livello più basso è occupato dalla leva di avanzamento della pellicola, coassiali a quest’ultima sono la levetta dell’interruttore generale, che serve anche per attivare l’autoscatto, e la levetta per le doppie esposizioni. In basso, vicino al pentaprisma, si trova la finestrella del contapose.
Il frontale si rivela un po’ meno affollato, ma più anonimo. Sulla destra, tra il bocchettone a la scritta A-1 si trova un cursore che attiva una protezione per impedire spostamenti accidentali della rotella di selezione tempi/diaframmi. Su molti esemplari il lato destro è occupato da una piccola guancia in plastica sagomata che, migliora la presa della mano destra, e nasconde e protegge lo sportello del vano batteria. Il lato sinistro presenta in alto la presa coassiale standard per flash. Lungo il lato del bocchettone trovano sono alloggiati il blocco della memoria esposimetrica e, sotto, un secondo pulsante di attivazione dell’esposimetro. In basso, vicino al bocchettone, si trova il pulsante a slitta per il controllo della profondità di campo (solo in manuale) e/o per operare in stop down. Il fondello si presenta con il pulsante di sblocco per il riavvolgimento, con i contatti e la presa di forza per winder e motore e con l’attacco per il cavalletto, quest’ultimo pur trovandosi al centro del corpo non è in asse con l’obiettivo.
Il retro della A-1 presenta una sola levetta: serve ad oscurare l’oculare quando si opera senza accostare l’occhio. Il mirino è luminoso e uniforme fino ai bordi, consente di inquadrare e di focheggiare senza sforzo, i microprismi e lo stigmometro facilitano la messa a fuoco, manca però la correzione diottrica. I dati relativi all’esposizione sono riportati in basso, al fuori dell’area inquadrata, tramite dei led che variano la loro intensità in base alla luminosità dell’immagine inquadrata. Degna di lode è la tendina incorporata nell’oculare del mirino che, tramite apposita levetta, lo può oscurare rendendolo cieco per evitare luci parassite.
La leva di carica non richiede uno sforzo eccessivo e ha una corsa breve, pure additiva. Il pulsante di scatto invece, richiede un po’ di allenamento. Morbido e gradevole lungo tutta la sua corsa, grazie al fatto di essere elettromeccanico, si presenta con una corsa relativamente breve tra l’azionamento dell’esposimetro e lo scatto vero e proprio, restituendo l’impressione di aver scattato senza volerlo. Finché si lavora in Program o con gli automatismi con la A-1 tutto fila liscio e si ha il pieno controllo della macchina. Ma quando si passa in manuale, ovvero impostando i tempi sul corpo macchina e i diaframmi sulla ghiera dell’obiettivo qualcosa non torna, probabilmente le macchine moderne ci hanno viziato troppo: infatti la macchina riconosce il modo operativo e il tempo impostato ma non fa altrettanto con il diaframma impostato sull’obiettivo. Per non sbagliare l’esposizione si deve riportare sull’obiettivo il valore indicato nel mirino, se invece vogliamo essere creativi, ovvero sbagliare per scelta, allora basta ignorare i suggerimenti della macchina.
Per usare un flash non dedicato bisogna sempre lavorare in manuale: si imposta un tempo di 1/60, o più lento, e il valore del diaframma direttamente sull’obiettivo, facendo riferimento alle indicazioni del flash, infine bisogna ignorare quanto indicato dall’esposimetro nel mirino e scattare, tanto il flash fa da se. Se poi si dovesse operare a lungo solo con il flash allora converrà disattivare le indicazioni nel mirino, si lavorerà senza distrazioni, risparmiando il consumo della batteria. Va ricordato che durante l’innesco della Posa B la machina consuma energia per tenere l’otturatore aperto: la durata massima della Posa B dipende quindi dallo stato di carica della batteria. La Canon A-1, come tutta la serie “A” del resto, è totalmente dipendente dalla batteria e non prevede un solo tempo meccanico.
L’esposimetro è affidabile e nei vari modi automatici restituisce sempre buone immagini. Il Program, pur basandosi su una linea di programma molto semplice, non tradisce le aspettative e si rivela utile quando ci si vuole concentrare sull’inquadratura e lasciare alla macchina tutto l’onere del calcolo dell’esposizione. Fotografare in manuale con la A-1 può lasciare disorientati agli inizi, soprattutto se si ha una certa pratica con altre macchine, ma dopo un paio di rullini ci si prende la mano.
Anche la Canon A-1 non è perfetta e soffre di sia mali congeniti che di problemi di salute dovuti all’età. A parte l’esposimetro non completamente accoppiato in manuale, il difetto sicuramente più grave è, e rimane, il consumo di energia elettrica: le alte prestazioni dell’elettronica chiedono il loro tributo. Se si pensa di affrontare una sessione fotografica un po’ più impegnativa è buona norma dotarsi di una batteria di riserva. Non c’è un solo tempo meccanico a prestare soccorso. Più comune, e molto fastidioso, è purtroppo famoso, fischio dell’otturatore. La causa è dovuta all’essiccazione del lubrificante del meccanismo di sollevamento dello specchio e del simulatore del diaframma. Più gravi sono eventuali problemi di elettronica che affliggevano qualche esemplare, non troppi per fortuna, e di ossidazione degli elettromagneti. Per non parlare dei danni causati dalle batterie dimenticate per troppi anni nella macchina fotografica.
In conclusione la Canon A-1 ancora oggi si fa apprezzare e, a dispetto dell’età, regge bene il confronto con macchine più moderne e tecnologiche. Anzi alcune piccole raffinatezze come l’ampia gamma di sensibilità che si possono impostare, il valore minimo di lettura dell’esposimetro, la tendina dell’oculare, la possibilità di effettuare esposizioni multiple, ecc. la rendono ancora oggi un apparecchio valido e interessante. Se poi si considera che le ottiche con attacco Canon FD si trovano spesso a prezzi accessibili, esiste la concreta possibilità di realizzare un buon corredo senza investire molto.
DATI TECNICI:
Modello: Reflex 35 mm. mono obiettivo con esposizione programmata, automatica a priorità di diaframma e/o tempo, automatica con il flash, manuale. Messa a fuoco manuale. Formato: 24x36mm.
Baionetta: Canon FD: con tutti gli obiettivi di questa serie, sia con anello di serraggio (la maggior parte riporta la sigla S.C. o S.S.C., sigla riferita al trattamento antiriflessi delle lenti) che con pulsante di sblocco (serie New, la sigla non è riportata), si sfruttano tutte le possibilità della macchina operando a tutta apertura. E’ inoltre compatibile anche con quasi tutti gli obiettivi della precedente serie FL e R, ma solo operando in stop-down. Possibile anche l’impiego di obiettivi con innesto a vite M42, ma è necessario ricorrere ad un adattatore e operare in stop-down.
Obiettivi Standard: FD 55mm. f/1,2 S.S.C. – FD 50mm. f/1,4 S.S.C. – FD 50mm. f/1,8 S.C. – (New) FD 50mm. f/1,2 – (New) FD 50mm. f/1,4 – (New) FD 50mm. f/1,8.
Modi d’Esposizione: Esposizione programmata, automatica a priorità di diaframma, a priorità di tempo, automatica con il flash (necessita di flash dedicati), manuale (con esposimetro non accoppiato) e a priorità di diaframma in stop-down (con obiettivi serie FL, R e vite M42)
Otturatore: A controllo completamente elettronico con tendine in tela gommata a scorrimento orizzontale; esposizione automatica controllata elettronicamente fra 30 secondi e 1/1000 di secondo (senza punti fissi); tempi di posa in manuale impostabili su posizioni fisse tra 30” e 1/1000, variabili a mezzo ghiera; posa B. Non sono previsti (e noti) tempi meccanici, l’otturatore per funzionare deve essere alimentato dalla pila.
Flash: Accessorio. Esposizione automatica, ma non TTL, con i lampeggiatori dedicati con selettore su AV o TV; visibile nel mirino avviso di pronto flash. Con i flash universali sincronizzazione tramite contatto caldo X sulla slitta o tramite presa X a sinistra del bocchettone porta ottiche, il selettore dei tempi dovrà disposto su 760.
Autoscatto: Elettronico impostabile con ritardo di 2 o 10 secondi, annullabile. Non funge da alzo preventivo dello specchio.
Esposimetro: Misurazione della luce attraverso l’obiettivo a tutta apertura, lettura su tutta l’area inquadrata con prevalenza centrale (semi-spot) tramite cellula al silicio (SPD). Valori luce da EV -2 (8 sec. f/1,4) a EV 18 (1/1000 f/16) a 100 ASA. Sensibilità pellicola da 6 a 12.800 ASA (tradotto: da ISO 6/9° a ISO 12.800/42°), attenzione: la A-1 non è in grado di leggere i codici DX riportati sul caricatore della pellicola. La lettura dell’esposizione si effettua tramite i dati riportati nel mirino. L’esposimetro si attiva premendo parzialmente il pulsante di scatto o il pulsante posto lungo il lato sinistro del bocchettone porta ottiche, i dati sono leggibili fino al rilascio dei pulsanti. Possibile il blocco della memoria.
Compensazione dell’Esposizione: Possibile tramite apposito comando fino a +/-2EV, con incrementi di 1/3EV.
Mirino: A pentaprisma; campo di copertura del campo inquadrato: 93,4% in verticale e 95,3% in orizzontale; ingrandimento 0,83X con obiettivo 50mm.; oculare con correzione diottrica fissa a –1, possibilità di aggiungere lenti di correzione e mirini aggiuntivi. Il mirino dispone inoltre di una tendina metallica incorporata per evitare infiltrazioni di luce parassita in grado di falsare la lettura esposimetrica.
Messa a Fuoco: Manuale su vetro smerigliato con zona centrale microprismatica e stigmometro a spezzamento d’immagine; intercambiabile con altri 4, operazione da far effettuare però al servizio di assistenza..
Indici nel Mirino: Indicazione tramite LED al fuori dall’area di ripresa del tempo, del diaframma, posa B, pronto flash; indicazione di sotto o sovra esposizione tramite indicazioni lampeggio del valore del tempo e/o del diaframma; indicazione di errore generale “EEEE EE”. I valori del tempo e del diaframma variano per valori di 1/2EV. Possibilità di escludere la visualizzazione dei dati.
Avanzamento e Riavvolgimento Pellicola: Leva di avanzamento rapido ad azione singola o additiva, 120° di avanzamento totale e 30° di preavanzamento. Riavvolgimento a mezzo manopola. Possibilità di avanzamento motorizzato tramite applicazione di un winder o di un motore esterno, quest’ultimo con velocità massima fino a 5 fotogrammi al secondo.
Contapose: Additivo, effettua inoltre il conteggio alla rovescia riavvolgendo la pellicola; ad azzeramento automatico aprendo il dorso.
Esposizioni multiple: possibili senza limitazioni, tramite azionamento dell’apposita levetta posta in corrispondenza della leva di avanzamento.
Alimentazione: Corpo macchina una batteria all’ossido d’argento da 6V tipo PX28, SR44 o similari; oppure una batteria alcalina da 6V tipo n° 537 o A544.
Test batteria: Presente tramite segnalazione a mezzo led.
Dorso: Intercambiabile; dorso standard con piccolo spazio memo per inserire il cartoncino pellicola.
Dimensioni: Lunghezza 141 mm; altezza 91,5 mm; profondità 47,5 mm. Peso: 620 gr. (corpo batteria compresa).
ACCESSORI: Dorso datario A. Power Winder A. Power Winder A2. Motor Drive MA, con vari tipi di alimentatore in grado di raggiungere la velocità di 5 foto al secondo. Diversi flash originali.
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