Jiva Isvara Aikyam, tra Vedanta, chimica e matematica. “L’anima individuale è la stessa sostanza di Dio, così come un piccolo pezzo di zucchero è la stessa sostanza del grande blocco di zucchero.”
Jiva Isvara Aykiam. Il Vedanta, la saggezza eterna delle scritture indiane, insegna che tutto ciò che esiste nell’universo è connesso e una manifestazione dell’unità ultima e assoluta, chiamata Brahman. Questa idea è stata espresso da filosofi e saggi indiani come Shankara, che ha scritto nel VIII secolo: “Brahman è la realtà suprema e imperitura, che è unità, pace e felicità”.
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Jiva Isvara Aykiam. In questa visione, tutti gli aspetti dell’esistenza, come la materia, lo spazio e il tempo, sono considerati come manifestazioni di questa unità ultima. Da studioso appassionato di filosofia Vedanta, mi sono divertito a riflettere su una possibile equazione matematica che trasferisse il sopracitato concetto. Sono così giunto all’equazione ∅ + m + M = ∞ poiché rappresenta la somma di tutti gli aspetti dell’esistenza che si uniscono per formare l’infinito. Essa è la fusione di tre elementi: il Vuoto (∅), la Materia (m) e lo Spazio – Tempo (M) che alla fine conducono all’Infinito (∞). Ciò è in linea con l’idea vedantica di Brahman, che è la sorgente e il fine di tutte le cose e che include tutto ciò che esiste.
Il Principio di Conservazione della Massa, proposto dal chimico francese Antoine Lavoisier nel XVIII secolo, afferma che la massa totale di un sistema chimico rimane costante durante una reazione chimica. Ho riflettuto sul fatto che tale principio potrebbe supportare dal punto di vista della chimica, l’idea che tutto nell’universo è interconnesso e che tutto è uno, poiché suggerisce che tutto è costituito da piccole particelle che non possono essere create o distrutte, solo trasformate.
Il concetto di Jiva Isvara Aikyam, o l’unità tra l’anima individuale e Dio, è centrale nella filosofia Vedanta. Questa idea è stata espressa da saggi come Ramana Maharshi, che ha scritto: “L’anima individuale è la stessa sostanza di Dio, così come un piccolo pezzo di zucchero è la stessa sostanza del grande blocco di zucchero”.
Jiva Isvara Aykiam. Pensiamo alla parola Luce. Ora se chiudiamo gli occhi e immaginiamo la parola nella nostra mente, essa appare come un pensiero. Abbiamo visto la parola scritta attraverso i nostri occhi fisici, ma attraverso cosa vediamo il pensiero della parola? Non possiamo vedere il pensiero con i nostri occhi, ma conosciamo il pensiero. C’è un sapere che ci permette di vedere il pensiero, anche senza i nostri organi di senso fisici. Questo principio conoscente è quello che chiamiamo Atman. Non è un oggetto, ma rivela ogni oggetto. Non può essere pensato, ma illumina ogni pensiero. Non può essere percepito, ma pervade ogni percezione. Non è un’esperienza. È l’esperienza – Quella alla cui presenza hanno luogo le esperienze. È senza inizio e senza fine. È senza forma, senza attributi, senza limiti e libera.
In sintesi, prendendo in prestito la matematica e la chimica, per provare a meglio delineare il pilastro della scienza filosofica Vedanta secondo cui tutto è uno, si è dimostrato per me, un esercizio spirituale utile e ispirante. L’importante è cementare la consapevolezza che queste verità eterne ci incoraggiano, ora più che mai, a vedere la bellezza e l’unità in tutto ciò che ci circonda e a cercare l’armonia con esso.
“Simile a una persona che non è attaccata ai piaceri esterni ma gode della felicità nell’Atman, la persona che percepisce Brahman in ogni cosa prova una gioia eterna.”
(Bhagavad Gita, 5.21)
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