Yoga Mudra: Shiva, Buddha, Gesù. Uso delle mani durante la meditazione. I mudra, sono gesti elaborati e simbolici delle mani e delle dita.
I mudra sono gesti elaborati della mano e delle dita che hanno un significato simbolico come linguaggio visivo. Conosciuti anche come Yoga delle mani e delle dita, i loro poteri energetici possono essere diretti a guarire e a influenzare le energie all’interno del nostro corpo. Come linguaggio visivo, i mudra significano pratiche meditative specifiche, divinità particolari e rituali culturali, come la danza, la pittura e la scultura. Ogni sottile movimento fisico trasmette un significato allo spettatore e al praticante. La comunicazione non verbale mantiene l’efficacia della parola parlata, mettendo in relazione concetti come la ‘Buona Legge’, il coraggio, l’adorazione e la conoscenza. Questi simboli indicano la strada verso l’obiettivo di raggiungere l’Illuminazione.
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Se osserviamo l’immagine al centro, notiamo che Shiva, Buddha, San Nicola e Gesù sembrano fare tutti gesti simili. Ad un occhio non allenato, questa potrebbe essere solo una coincidenza, ma ad un ulteriore esame sembra che ogni “maestro asceso” sembri usare un mudra yogico. Nella pratica dello yoga, i mudra sono fondamentalmente di due tipi: toccare la punta di varie dita con il pollice o premere la prima articolazione falangea con il pollice. A seconda di quale dito viene toccato o premuto, gli effetti sul corpo variano.
Detto questo, esaminiamo ulteriormente le immagini raffiguranti Shiva, Buddha, San Nicola e Gesù:
Shiva.
Shiva ha le mani posizionate nel Gyan Mudra che serve a stimolare il primo Chakra, rappresenta le nostre radici, le fondamenta sulle quali si basa l’esistenza di ognuno di noi delle radici. Tale mudra contribuisce ad allentare la tensione e la depressione. È anche legato all’espansione della conoscenza, all’apertura spirituale e alla facilità nella meditazione.
Buddha.
Buddha ha le mani posizionate nello Shuni Mudra, che aiuta il praticante ad essere consapevole del momento, ed è conosciuto come il sigillo della pazienza. Il dito medio rappresenta il coraggio di mantenere il dovere e la responsabilità. Il pollice rappresenta il fuoco e la natura divina. Quando le due dita sono posizionate insieme in Shuni Mudra, simboleggiano e incoraggiano la pazienza, il discernimento, la concentrazione e la disciplina.
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Gesù.
San Nicola di Myra (a sinistra) e Gesù (a destra) hanno entrambi le mani posizionate nel Surya Ravi Mudra o Prithvi Mudra. Questo particolare mudra della mano è anche conosciuto come il “sigillo della vita” o “sigillo del sole” (interessante perché Gesù è il “figlio di Dio”). L’anulare rappresenta la terra, l’energia, la forza e la resistenza. Il pollice rappresenta il fuoco e la natura divina. Quando le due dita sono posizionate insieme in Surya Ravi Mudra, simboleggiano e incoraggiano l’energia, l’equilibrio, la salute e la vitalità.
Erwin Schrödinger, uno dei padri fondatori della teoria quantistica/vincitore del Premio Nobel per la Fisica del 1933, una volta disse: “Il numero delle menti nell’universo è uno”. Quando impariamo a considerare le cose nella loro profonda unità ed interconnessione, ci inoltriamo in una comprensione più profondo dell’amnio vitale in cui siamo tutti immersi. Gli avatar Gesù, Buddha, Krishna, Sri Ramakrishna, i santi e molte altre figure sacre, attinsero ad una coscienza universale, e mentre linguaggi/regole/rituali variavano a seconda delle restrizioni culturali durante ciascuna delle loro incarnazioni, il messaggio era lo stesso: Amore, pazienza, non attaccamento, altruismo, coraggio, responsabilità.
C’è da chiedersi dunque… si tratta solo di pure coincidenza, che tali mudra siano stati utilizzate da numerose figure sacre in molteplici momenti storici, in differenti tradizioni religiose?
“Così questo ego – meno ce n’è di esso, più sono vicino a ciò che sono veramente: il corpo universale. Meno penso alla mia mente individuale, più sono vicino a quella mente universale. Meno penso alla mia anima, più sono vicino all’anima universale.
Viviamo in un solo corpo. Abbiamo qualche dolore, qualche piacere. Solo per questo piccolo piacere che abbiamo vivendo in questo corpo, siamo pronti ad uccidere ogni cosa nell’universo per universo per preservare noi stessi. Se avessimo due corpi, non sarebbe molto meglio? E così via verso la beatitudine. Io sono in tutti. Attraverso tutte le mani lavoro; attraverso tutti i piedi cammino. Parlo attraverso ogni bocca; vivo in ogni corpo. Infinito i miei corpi, infinite le mie menti. Ho vissuto in Gesù di Nazareth, in Buddha, in Maometto – in tutti i grandi e buoni del passato, del presente. Ho intenzione di vivere in tutto ciò che verrà dopo. È una teoria [No, è la verità].
Se riesci a realizzare questo, quanto sarà infinitamente più piacevole. Che estasi di gioia! Dopo aver vissuto in tutti i corpi degli altri, tutti i corpi che ci sono in questo mondo, che ne è di noi? Diventiamo uno con l’infinito.
Questa è l’unica via. Un [uomo] dice: “Se conosco la verità, mi scioglierò come burro”. Vorrei che le persone lo fossero, ma sono troppo dure per essere sciolte così
rapidamente!”
(Swami Vivekananda – “Practical Vedanta”)
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