George Harrison.

George Harrison, l’India e la grande ascesa del raga rock

George Harrison, l’India e la grande ascesa del raga rock. Importante fenomeno culturale e musicale sorto alla fine degli anni ’60.

Raga rock. L’importanza delle influenze indiane sulla musica popolare occidentale è spesso trascurata – la maggior parte delle persone può nominare il proprio musicista rock o chitarrista preferito, mentre pochi possono nominare anche un solo suonatore di sitar. Alcuni potrebbero essere tentati di spiegarlo con un semplice “la gente in occidente non è esposta alla musica indiana”, ma questo non potrebbe essere più lontano dalla verità. Se si guarda alle tendenze musicali anglo-americane della metà degli anni Sessanta e dei primi anni Settanta, l’inevitabile e innegabile presenza di influenze indiane diventa chiara, irrompendo sulla scena nel 1965, quando George Harrison fu introdotto per la prima volta nell’opera del musicista indiano Ravi Shankar.

Il maestro di sitar Shankar aveva iniziato ad esibirsi e a registrare nel Regno Unito a metà degli anni ’50 nel tentativo di conquistare un pubblico occidentale per le sue composizioni di musica classica indostana, registrando il suo LP di debutto Three Ragas a Londra nel 1956. Shankar catturò del cantante dei Byrds David Crosby, che parlo di tale genere musica all’amico George Harrison. Il chitarrista solista dei Beatles rimase affascinato dalla musica indiana, un fascino che portò alla nascita la canzone “Norwegian Wood (This Bird Has Flown)” nell’album Rubber Soul nel 1965. L’uso considerevole del sitar in questa canzone segnò l’inizio del fenomeno che sarebbe diventato noto come Raga Rock, un periodo nella seconda metà degli anni ’60 in cui influenti musicisti rock cominciarono a includere strumenti e suoni indiani nella loro musica, includendo notoriamente l’uso del sitar nella hit dei Rolling Stone ‘Paint It Black’ nel 1966.

Ravi Shankar e George Harrison.

 

George Harrison incontra Ravi Shankar.

Dopo l’uscita di ‘Norwegian Wood’, Harrison incontrò Ravi Shankar per la prima volta nel 1966. Harrison da quel momento divenne un vero e proprio apprendista di sitar, continuando nel suo percorso musicale Raga Rock. L’entusiasta Beatle trascorse quindi sei settimane dell’autunno del 1966 in una rimessa per barche in Kashmir, dove gli fu insegnato a suonare il sitar nella tradizione classica indiana. Harrison si riferì al suo insegnante come “La prima persona che mi abbia mai impressionato in vita mia”, mentre Shankar disse più tardi che il suo allievo aveva “davvero voluto imparare”. La canzone di Harrison “Within You Without You” dell’album Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band nel 1967 fu il frutto del periodo trascorso da Harrison con Shankar nel 1966. Questa melodia si differenziava da ‘Norwegian Wood‘ per il fatto di andare oltre il semplice utilizzo di strumenti indiani nella sua composizione e di utilizzare invece strutture musicali indiane e temi lirici – riflettendo la sempre maggiore dedizione di Harrison a comprendere nel profondo tutto il mondo spirituale indiano.

Wonderwall Music.

George Harrison continuò a difendere la musica indiana nella sua carriera da solista, con la sua prima uscita, Wonderwall Music (1968), una collaborazione con Shankar e la colonna sonora del film Wonderwall. Molto accurata fu la scelta di strumenti indiani meno conosciuti in Occidente rispetto al sitar e allaambura, come lo shehnai e il sarod. Wonderwall assomigliava più a un’opera di musica classica indiana che a qualsiasi altra cosa Harrison avesse prodotto prima. Uno dei brani più amati di  George Harrison in quel periodo, fu ‘My Sweet Lord’ tratto dal suo terzo LP solista All Things Must Pass (1970), non solo per il suo ritmo acustico ipnotico, la setosa chitarra slide e i potenti cambiamenti di tonalità – ma perché cercava di cambiare il modo di vedere la cultura e la religione, mettendo insieme persone di diversa provenienza. “My Sweet Lord” comunica così tanto dicendo così poco, con canti alternati di “Hallelujah” e “Hare Krishna” che si proponevano di mettere fine alle divisioni delle religioni di culture diverse.

Con My Sweet Lord, brano che sarebbe diventato il primo singolo solista di un Beatle ad essere classificato al primo posto nella classifica internazionale, George Harrison segnò l’apice del suo rapporto personale con l’India – una delicata espressione della sua fede indù e una lettera di devozione alla divinità Krishna. La carriera di George Harrison si protrasse per oltre quarant’anni, durante i quali  sperimentò una miriade di generi e suoni diversi, ma fu certamente il suo lavoro di influenza indiana ad identificarlo profondamente, sia sul piano personale che musicale. Harrison conservò sempre la sua grande passione per la musica che aveva scoperto negli anni ’60, e questo si tradusse nell’autenticità del lavoro prodotto,  sempre a ricordare che nel mondo esistono altre musiche e culture diverse da quelle occidentali, e che sono altrettanto importanti.


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