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Un’altra ricchezza partenopea: le monete di Neapolis, primo modello della monetazione romana

Un’altra ricchezza partenopea: le monete di Neapolis, rappresentano il primo modello della monetazione romana. La città di Partenope unì l’età greca a quella romana nel Sud della penisola italica.

Napoli non finirà mai di stupire in virtù della sua straordinaria storia e cultura: infatti l’antica Neapolis, ovvero città nuova, fondata dai greci rappresentò una sorta di trait d’union tra l’età greca e quella romana nel meridione italiano. Tra i tanti primati di questa splendida metropoli del mezzogiorno, troviamo le prime monete di Neapolis che fecero da modello alla monetizzazione dell’età romana. In verità la zecca di Neapolis, molto probabilmente, coniò i primi esemplari di monete già nel 470 a.C. Su di esse, da un lato era scolpita  una  testa di donna, forse la sirena Parthenope e dall’altro un toro con volto umano, presumibilmente una raffigurazione del fiume Acheloo, il padre di tutte le sirene.

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Moneta napoletana della fine del V sec. a.C. Sul dritto la testa della sirena Partenope, sul rovescio il toro dal volto umano e la legenda “Neopolites” – Foto aicc-napoli.it

Si ha notizia che la città di Neapolis subì moltissimo l’influenza ateniese all’incirca verso la metà del V sec. a.C.  Tale influenza portò a dei cambiamenti radicali che incisero anche sull’iconografia delle monete. Infatti la raffigurazione della Sirena fu eliminata dal dritto di queste ultime, ed al suo posto fu incisa la testa di Atena ed in seguito pure  Acheloo fu rimpiazzato, sul rovescio, da una spiga di grano.  Il governo di Atene, comprendendo la fertilità della piana campana, decise di stringere amicizia con la città di Neapolis. Verso la fine dei V secolo a.c. l’intero suolo partenopeo fu invaso dalle vicine popolazioni campane, tra cui oschi e sanniti, che si imposero persino sulla grande città di Cuma.

Questi popoli lasciarono delle  tracce anche nella coniazione delle monete, al punto che  la zecca della città partenopea cominciò a coniare  monete con lettere osche, o con nomi di popolazioni che non avremmo mai conosciuto se non fossero stati incisi su quelle monete. Inoltre anche la conseguente presenza nelle regione del sud italico, di Alessandro il Molosso, zio del più celebre Alessandro Magno, si ripercosse sulla moneta, tanto è vero che commissionò alla zecca di Neapolis delle monete con la raffigurazione del suo volto, in segno di grandezza e potere.

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Moneta di Cuma, raffigurante la ninfa Kyme sul dritto e il mitile (molluso simile alla vongola), un chicco di frumento con legenda KYMAION. Foto Wikipedia.

Infine, durante l’epoca romana  la zecca campana, incredibilmente, tocco il suo apice di splendore. Infatti Roma, che non aveva  ancora un vero sistema di monetazione preciso, quando assoggettò Neapolis, nel 326 a.C. subì l’influenzata delle maestranze della Magna Grecia dando vita alla monetizzazione romano-campana. Pertanto le prime monete romane nacquero  proprio a Neapolis. Le loro caratteristiche  seguirono in tutto il sistema greco: si trattava di didrammi d’argento o litre di bronzo, incisi da artisti greci e con figure del mito greco. D’altronde  la città di Neapolis, attraverso le sue monete, evidenzia  il lungo passaggio dall’influenza greca a quella latina, che  costituisce le fondamenta  della nostra identità.

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