Tradizione vinicola campana, una risorsa antichissima risalente ai tempi dei greci

Tradizione vinicola campana, una risorsa antichissima risalente ai tempi dei greci. La nostra regione, fin dai tempi più remoti si è distinta per la sua storia, per la cultura, l’arte culinaria e la produzione del vino. Quest’ultima ha svolto un ruolo importantissimo sul piano economico di questo territorio. 

Tradizione vinicola campana; si tratta di una risorsa antichissima che risale addirittura ai tempi dell’arrivo, nei nostri territori, dei  greci. Del resto la Campania, fin dai tempi più remoti, si è distinta in vari campi, come la cultura, l’arte culinaria e la produzione del vino. Nella cultura e nella tradizione di questa regione sia i vini che il cibo hanno, da sempre, rappresentato un aspetto fondamentale di queste terre.  Sotto il punto di vista vitivinicolo, la Campania ha svolto un ruolo primario nell’economia della vita sociale dei propri abitanti.
Il  nostro è un territorio in grado di sfornare  tante uve autoctone che danno poi vita a vini celebri, come per esempio, il Falerno, uno dei vini più antichi di tutta l’Italia e che fu il fiore all’occhiello  nell’enologia della penisola ancora prima dell’epoca dei romani. Ma la Campania è stata capace di produrre molto di più. La tradizione vinicola campana, come dicevano, risale al tempo dell’antica civiltà greca, allorquando visse un florido periodo, che portò all’esportazione dei suoi vini al di fuori dei confini del nostro paese.
Dioniso, il dio della viricoltura, era figlio di Zeus e di Sèmele. Siccome era un dio molto chiassoso veniva chiamato anche Bacco, che in greco significa “clamore”, da cui deriva la parola italiana baccano.
 Il successo vero e proprio, tuttavia, si ebbe all’epoca dei romani. Una leggenda narra infatti, che gli antichi romani e specialmente gli imperatori di Roma, amassero in maniera particolare  i vini della regione Campania. In virtù delle condizioni climatiche  molto miti e la particolare qualità del suolo, nella nostra regione, si crearono,  i presupposti per un’ottima coltivazione della vite. In verità, molti dei famosi vini dell’antichità erano prodotti proprio qui, in Campania, parliamo del Caleno, del Faustiniano ed in particolare, del Falerno,  a quei tempi un vino così pregiato da non temere rivali. Diversi scrittori e storiografi di quei tempi esaltarono  le grandi qualità di questo vino compreso il celebre  Plinio il Vecchio. La magnificenza della produzione enoica campana permise  la crescita  ed il perfezionamento delle operazioni di viticoltura e di enologia.
Ma in realtà, la tradizione vinicola campana, come detto in precedenza, deve molto all’arrivo degli antichi greci in quelle terre che, successivamente, assumeranno il nome di Magna Grecia. Con ogni probabilità furono infatti, proprio  i greci a introdurre i semi della vitis vinifera nei nostri territori, tanto che gran parte delle uve, attualmente considerate autoctone di questa regione, sono invece di origine greca. Le principali uve autoctone come Aglianico, Greco Bianco, Fiano, Falanghina, Biancolella e Piedirosso, sono, uve di origine greca. Specialmente  l’Aglianico, nome che forse deriva dall’antica città di Elea (oggi Novi Velia) e quindi Eleanico.
 L’influenza della cultura vinicola degli antichi greci è tuttora visibile nelle tecniche di coltivazione ad “alberello” e dal modo con cui i si potano le viti. Per merito dei greci la Campania poté cosi conquistare quell’enorme successo vincolo  che si registrò, più tardi  in epoca romana, quando la città vesuviana di Pompei raggiunse un’importanza notevole nel campo della produzione enologica, al punto di diventare  il principale centro commerciale vinicolo dell’intera Campania.

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