Holga mon amour…! La fine di un mito senza tempo.

Holga

La fabbrica della famosa fotocamera Holga, chiudeva i battenti definitivamente appena due anni fa. Quella decisione segnava, inevitabilmente la fine di un’era nel mondo della fotografia.

Le origini di Holga sono datate in Cina nel 1981. A quel tempo, la fotografia stava salendo alle stelle in popolarità ed il formato di film 120 era tra i più pervasivi. La fotocamera Holga fu presentata al pubblico cinese come una fotocamera di medio formato poco costosa, pensata per le possibilità economiche della classe operaia. La piccola favola di una macchina fotografica interamente in plastica si diffuse a ovest e la sua popolarità crebbe. Da allora centinaia di migliaia di fotocamere sono state vendute in venti paesi diversi, senza subire quasi alcun cambiamento nel design originale. 

Le fotocamere Holga fanno parte sicuramente del nostro patrimonio fotografico da oltre 35 anni e sono state fondamentali non solo per insegnare fotografia, ma anche per essere in grado di esprimere quella che é la creatività cinematografica nell’era del digitale. Una fotocamera che è stata così popolare tra così tante persone in tutto il mondo. Una macchina fotografica attraverso la quale si parla davvero di creatività e soprattutto imprevedibilità, essa è un mezzo rinfrescante nell’era digitale di oggi. Holga è sopravvissuta a molte altre fotocamere ma, come abbiamo visto nel corso degli anni, è un’altra vittima dell’era digitale.

È stata la fine di un’era, nella quale la Holga ha fatto storia. Una semplice macchinetta di plastica ha segnato l’inizio di una fotografia diversa, fuori dai canoni estetici che dettavano legge fino a quel momento. La perfezione, l’armonia, la definizione sono stati valori rimpiazzati da un modo innovativo di vedere la fotografia. Una fotografia senza pretese? Una fotografia per tutti? Una fotografia sciatta e poco curata? Au contraire!  La Holga, nella sua semplicità, è una macchina fotografica impegnativa, che richiede, a mio parere, un forte senso espressivo. Usare la Holga senza cognizione alcuna può dare solo risultati mediocri. Usare la Holga senza avere senso estetico, è inutile, è hipster, é dannatamente divertente, ma senza senso.

foto a colori ottenuta con HOLGA

La capacità di espressione che la Holga può racchiudere in sé l’ho sempre ritenuta qualcosa di straordinario. Infatti, perché scegliere proprio questa fotocamera?, perché è economica? Certo, 30-40 euro e passa la paura. Ma poi? I rullini, lo sviluppo, le stampe, quello della fotografia analogica, non è mai stato un hobby economico e questo lo sappiamo bene. Eppure, la Holga è stata, scelta da alcuni dei fotografi più bravi al mondo. Avere tra le mani un oggetto così elementare e così ostico allo stesso tempo dev’essere una vera e propria sfida, per alcuni grandi professionisti che, nonostante le numerose macchine, hanno preferito la Holga per alcuni dei loro bellissimi progetti fotografici. L’espressività, le emozioni che suscitano gli scatti di questa insolita macchina fotografica, in mani sapienti, è qualcosa che difficilmente si può ottenere con altri dispositivi, digitali o analogici.

Foto BW ottenuta con HOLGA   ph. Michael Kenna

La Holga è elementare, immediata, inaffidabile. È una sfida continua. Uscirà la foto o non sarà venuto fuori nulla? Ho tolto il tappo dall’obiettivo? Ho avanzato dall’ultima foto o sto facendo l’ennesima tripla esposizione? Sono su posa N o posa B? Queste domande, bene o male, ce le siamo fatte tutti, gli utilizzatori di questa macchina, e ce le facciamo ancora.

Mi sono divertito sempre con la Holga, è con lei che ho coltivato l’interesse per la fotografia analogica, per le sperimentazioni fotografiche e per il lo-fi. Il primo rullino con lei è stato una scoperta; il primo bianco e nero, un vero regalo. Poi, non l’ho più lasciata a casa. A volte ci ho litigato, altre volte l’ho detestata proprio. Ma chissà come mai, è la macchina che porterei sempre con me…

Non fai una fotografia solo con una macchina fotografica. Tu porti all’atto della fotografia tutte le immagini che hai visto, i libri che hai letto, la musica che hai ascoltato, le persone che hai amato”. Ansel Adams

Exit mobile version