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Napoli, il Pallonetto del borgo antico di Santa Lucia tra storia e folclore

Napoli tra “Pallonetti”, storia, vicoli ed ineguagliabile folclore.

Il Pallonetto del Borgo antico di Santa Lucia… e unico! Di solito il termine “pallonetto”, viene usato nel gergo calcistico per indicare una grande giocata che consiste nel beffare il portiere con un tiro che lo scavalca dolcemente; ma a Napoli, il termine può anche avere un altro significato. Il capoluogo partenopeo, difatti, vanta ben tre “pallonetti”, che la gente percorre ogni giorno per attraversare il cuore pulsante della città. Di cosa stiamo parlando? Di un complesso di caratteristici vicoli, stradine storte e ripide, un qualcosa di unico che può trovarsi soltanto a Napoli e che lega il suo nome ad un antico gioco ed ai martiri del posto.

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L’antico gioco del Pallonetto.

Questo antico gioco, consiste, precisamente, in un antico sport, ben più antico del calcio inglese, e sviluppatosi già a partire dal XV secolo al fine di intrattenere la Corte Medicea prima che facesse il suo approdo nella città partenopea. Il canonico Carlo Celano nella sua opera “Notizie del bello, dell’antico e del curioso della città di Napoli”, datata 1692, ci descrive nel dettaglio questa curiosa attività, ormai andata in disuso. Ci narra che essa si svolgeva in una struttura al coperto, costruita nei giardinetti di piazza Bellini dove “vi era un bellissimo luogo coverto, e forse il più ampio e comodo che fosse in Italia per giocare alla racchetta e al pallone”. Un gioco divertente e facile da praticare, che cominciò ad essere praticato per le strade di tutto il paese dove sorsero tanti pallonetti.

Il Pallonetto del borgo antico di Santa Lucia.

A Napoli, di pallonetti ne sorsero tre in particolare; quelli di Santa Chiara, San Liborio e Santa Lucia e tra questi, l’ultimo resta sicuramente il più suggestivo. Collocata alle pendici di Pizzofalcone, nelle viscere più profonde del centro storico, la storia di Santa Lucia è strettamente legata alla fondazione della città di Neapolis, a pochi passi dall’isolotto di Megaride dove cominciarono a sbarcare i primi coloni greci. I suoi aspetti più folcloristici e pittoreschi, furono descritti in tutta la sua minuzia da Giuseppe Marotta che nelle sue opere più famose ovvero “L’oro di Napoli” ed il “Teatrino del Pallonetto”, narra le vicende di Don Vito Cacace, un personaggio che amava leggere il giornale agli abitanti analfabeti del luogo, per raccoglierne ed ascoltarne i pareri.

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L’essenza della napoletanità.

E’ proprio nel Pallonetto del borgo antico di Santa Lucia che si può cogliere in pieno l’essenza della napoletanità, ci si può rendere conto di come l’antico conviva con il moderno, senza scomparire e lasciarsi sostituire dal flusso dirompente di esso. Le sue strette e suggestive viuzze, stridono con l’ordine e la signorilità delle nobili case di quartieri più lussuosi della città. Quì la gente si considera una grande famiglia, una collettività unita dallo stesso destino ma che è abituata a non perdere il sorriso e l’orgoglio di essere napoletani. Un talismano che infonde forza e coraggio per andare avanti senza arrendersi mai.

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