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Anfiteatro Campano: Un colosso di epoca romana nel cuore del territorio casertano

Anfiteatro Campano, colosso romano nel territorio casertano.

Il gioco di luci si incontra con l’eco dei passi in questi corridoi, dove ancora si sentono le pareti tremare per le grida fameliche della platea, nell’attesa dell’atto finale. Muovendosi per l’Anfiteatro Campano di Santa Maria Capua Vetere sembra di rivivere quei momenti intensi e drammatici, quanto spettacolari, dove per il gaudio della gran folla venivano inscenati efferati combattimenti tra gladiatori e bestie.

A pochi metri dall’Arco di Adriano.

Quella dell’Anfiteatro Campano, situato nel territorio della cittadina casertana, a pochi metri dall’Arco di Adriano, è una fama che si distende nei secoli. Alla sua ombra numerosi si sono succeduti tra popoli ed imperi. Questo monumento infatti vanta una certa età in quanto è stato costruito nell’Età di Nerva, cioè tra il 96 d.C. ed il 117 d.C., e fu poi restaurato ed abbellito con statue e colonne dall’Imperatore Adriano nel 138 d.C. . Ma non è così semplice datare un edificio così antico. Un velo di mistero avvolge le sue origini, e a conferma di ciò, nelle sue strette vicinanze, i resti di una costruzione ben più antica, datata tra il 133 a.C. ed l’ 83 a.C., sono stati ritrovati.

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La prima scuola di gladiatori al mondo.

Che colosso l’Anfiteatro Campano! L’edificio posa tranquillamente le sua fondamenta su una distesa di primati. Se fosse vero che l’anfiteatro per come lo conosciamo oggi sia un upgrade di uno preesistente, ciò gli conferirebbe il titolo di primo Anfiteatro della storia, primato conteso solo con quello di Pompei. Ma non finisce qui. L’Anfiteatro Campano può vantare anche un altro primato, che è quello di aver ospitato tra i suoi archi e le sue colonne la prima scuola di gladiatori al mondo. Proprio qui, con Caio Aurelio Scauro, nel 105 a.C. è nata la prima scuola per l’avviamento e la preparazione alle arti gladiatorie, dove schiavi o appartenenti alla plebe venivano addestrati a dare spettacolo con l’uso della violenza e dell’astuzia, a tal punto da diventare modello per i soldati romani. È secondo per dimensioni solo al Colosseo, per il quale ha fatto da modello, giusto per dirne un’altra. In quanto a lustri e vanti questo gigante non ha da lesinare.

Per il furor del popolo.

Alla base delle manifestazioni che animavano l’anfiteatro c’era il concetto di munera, un servizio offerto per il bene della comunità da parte di persone facoltose dell’epoca. Questo colosso dalle ossa di travertino, la pelle di cotto e i piedi lavici, era capace di sostenere il peso di ben 40.000 spettatori, ed in giorni di arsura come questo, avrebbe saputo dar loro ristoro sotto immensi veli distesi al di sopra dell’arena. Questi numeri e queste comodità facevano bene tanto al popolo quanto a chi li governava. Se vero che spesso i munera si svolgevano in occasione dei funerali di personaggi importanti, non di rado se ne servivano i governanti per sedare rivolte e malcontento, i personaggi di spicco per aggraziarsi il consenso della plebe, e i magistrati in tempo di elezioni come manovra per riscuotere maggior successo. Dinamiche poi non così lontane dalla nostra realtà.

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Una passione tutta campana.

Quella delle arti gladiatorie è una storia che va indietro nel tempo, ben oltre la nascita di Roma. Infatti i giochi gladiatorii sono una passione tutta campana, trasmessa dai Sanniti, un popolo preromano che abitava la zona, all’antica colonia capuana, che risiedeva in quel che oggi è il territorio sammaritano. I giochi sannitici furono però evoluti da lotte esclusivamente in onore dei defunti, a diletto per il popolo, in linea con quello che era lo stile di vita romano. In entrambe le versioni la faceva da padrone il gladio, uno spadino corto sannita, da cui presero il nome i combattenti, col quale trafiggevano fatalmente l’avversario, spesso un già condannato a morte.

Roma trema.

Capua antica come possibile rivale di Roma, così descrive la città Cicerone nel 63 a.C. nella De lege agraria, per via della sua forza economica e demografica. Queste parole sembrano voler trovare conferma quando proprio da qui, nel 73 a.C., il gladiatore Spartaco mosse la sua rivolta contro l’Impero, mettendo a dura prova l’Esercito romano per ben 3 anni, arrivando a controllare la Campania, la Calabria e la Basilicata e spingendosi fino al centro Italia, facendo tremare il Senato a Roma, preoccupato dall’implacabilità e l’irruenza dei gladiatori.

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Anfiteatro campano, un passaggio obbligato.

Che bellezza l’Anfiteatro Campano! I passi di queste pietre sincere che si muovono nella storia, contati dalle lancette di un orologio senza tempo, hanno il diritto ed il dovere di essere ripercorsi, essendo un punto obbligato sia per l’amante dell’arte, sia per l’esploratore, sia per chi è in cerca delle proprie radici.
Campania est semper Felix !

Angelo De Rosa

CREDIT VIDEO: Aircraft Drones Team

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