Il vino di Ischia, fiore all’occhiello della cultura enogastronomica campana

Il vino di Ischia, tra storia ed Afrodite.

Il vino di Ischia, rappresenta sicuramente uno dei fiori all’occhiello della cultura enogastronomica campana. I primi a scoprire la fertilità del suolo dell’isola, che ben si adattava a coltivare la vite, furono gli Eubei, nel lontano 700 a.C. Da li’, tale tradizione, e’ rimasta immutata nei secoli per poi essere ripresa dai romani che difatti battezzarono la città con il nome di Aenaria, dal greco “Oinaria” (ovvero luogo della vite e del vino). Anche per i famosi poeti Virgilio ed Ovidio, Ischia fu “Inarim” ovvero “la vite”. Persino sui reperti ritrovati sul luogo, appaiono tracce ed indizi di quanto fosse buono il vino locale. Si pensi, per esempio, alla Coppa di Nestore su cui era incisa tale dicitura “Chi beve da questa coppa, subito lui prenderà desiderio d’amore per Afrodite dalla bella corona”.

Diversità di microclimi.

L’eccezionale orografia del territorio, unita alla presenza di una diversità di microclimi, ha reso possibile nel corso del tempo, la coltivazione di uve di diverse varietà. In tal senso, L’Ischia DOC, è stato uno dei primi vini italiani a ricevere, nel 1966, la denominazione di origine controllata. Attualmente, i vitigni locali più importanti e rinomati del territorio sono il Biancolella, Forastera, Rilla e San Lunardo, per quanto concerne le uva a bacca bianca; per quelle a bacca rossa invece, ricordiamo il famoso Piedirosso (conosciuto anche come Per’ e Palummo), Guarnaccia, e Cannamelu. Il sapore di questi fantastici vini, racchiude tutti i profumi caratteristici dell’isola; dal finocchietto selvatico, al rosmarino, dall’origano alla ginestra che ricopre le colline circostanti.

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Coltivazione a terrazza.

Che bontà il vino di Ischia! Tra tutti i tipi di vini, il Biancolella e’ l’unico ad essere prodotto esclusivamente sul posto. Possiede un gusto fruttato, tra il mandorlato ed il floreale e si abbina benissimo al pesce, in particolare ai crostacei. Il Forastera invece, è composto per l’85% da uva forastera e per il restante 15%, dal tipo biancoellea e rilla. Poi abbiamo il Per’ e Palummo (Piedirosso), chiamato così perché il raspo rassomiglia al colore rosso della zampa del colombo e si contraddistingue per una purezza dell’85%, con un’aggiunta di un 15% di uva Guarnaccia e Cannamelu. La coltivazione sull’isola, si concentra perlopiù sui terrazzamenti che arrivano fin sopra il Monte Epomeo, delimitati da muri a secco detti anche “parracine”. Grazie alla corposa presenza nella parte occidentale della città del tufo, il terreno è molto fertile e dunque favorisce una rigogliosa coltivazione.

L’utilità della attività idrotermali.

Inoltre, bisogna ricordare che la presenza di una vasta quantità di attività idrotermali che richiamano numerosi turisti da ogni parte del mondo, contribuiscono a rendere l’ambiente, il luogo ideale per la produzione dell’oro rosso. La parte orientale dell’isola invece, ci sono molte pendenze, una minore esposizione al sole ed una maggiore piovosità. Ciò rende di conseguenza l’altezza delle viti, maggiore (sistema etrusco) rispetto a quella del lato occidentale (sistema Greco). Tante sono ovviamente le aziende vinicole presenti in questa zona, meritevoli di una visita anche per degustare il famoso prodotto tipico. Da non perdere, in particolare, le antiche cantine scavate direttamente nel tufo, laddove sono ancora presenti gli antichi palmenti e la famosa Pietra Torcia, un masso tufaceo bucherellato con tre fori e che veniva utilizzato per la pigiatura.

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“Andar per Cantine”.

Tra le cantine più importanti, da segnalare Casa D’Ambra, le Vigne di Crateca, le Cantine Cenatiempo, le Pietra di Tommasone, le cantine di Antonio Mazzella e quelle di Pietratorcia. Nel mese di settembre, per gli amanti del siero rosso, si consiglia infine la famosa manifestazione “Andar per Cantine”, un suggestivo percorso che rappresenta un’occasione per scoprire il vino del territorio. Che meraviglia il vino di Ischia!

Pasquale De Falco

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