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Yolocaust : Il giorno della memoria tra i selfie

Yolocaust “Il giorno della memoria”. 

Yolocaust é il progetto choc di un autore e scrittore satirico israeliano, Shahak Shapira, il quale è infastidito e deluso fortemente dai comportamenti irrispettosi dei turisti in visita al Memoriale dell’Olocausto di Berlino.

Nel “Giorno della Memoria” è un modo per riflettere sul valore del ricordo, sul ruolo del monumento e sulla coscienza di chi resta, dopo una tragedia.

Negli anni della comunicazione virale, dello sharing frenetico e compulsivo, dell’indispensabile pop presenzialismo e dell’interconnessione come regola sociale, la valanga di scatti diffusi fra milioni di dispositivi digitali è ormai figlia di una consuetudine stanca, banale e frustrante. Milioni di fotografie inutili, a unica misura di comunità virtuali e di imbecilli identità fittizie.

Ma che succede se il rito dei selfie e delle foto ricordo, catturati ovunque e subito lanciati in Rete, invade l’ambito della memoria tragica, del monumento sacro?

Questo è avvenuto e sta avvenendo mentre vi scriviamo, in quel luogo incredibile e angosciante che è il “Memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa”, esso sorge a Berlino. Un’architettura orizzontale di tremila blocchi tutti uguali di freddo calcestruzzo, a formare un tappeto, a perdita d’occhio. L’opera fu progettata dal grandissimo architetto Peter Eisenman. Questa, resta ad oggi, la più grande opera creata per ricordare le vittime dell’Olocausto, visitata da milioni di turisti.

Non potevano mancare quindi i selfie. Su internet se ne trovano in quantità industriali: soprattutto ragazzi e ragazze, che fra i blocchi della Memoria, giocano, passeggiano, corrono, prendono il sole e si riprendono in miliardi pose strane e ammiccanti e divertenti.

Yolocaust selfie di Shahak-Shapira il giorno della memoria

Questo contrasto stridente che emerge tra la vita distratta e superficiale, e la memoria che viene sopraffatta quasi cancellata, ha convinto lo scrittore satirico Shahak Shapira, a definirne un progetto creativo, come denuncia.

Nasce così Yolocaust, nome che deriva dalla crasi tra Holocaust e l’acronimo YOLO, ovvero “you only live once”, hashtag ricorrente nelle foto postate online, tra persone che stanno godendo di una bella situazione nell’oggi e non pensano al domani.

Yolocaust è soprattutto un sito in cui l’autore di questo progetto, Shapira ha pubblicato diverse foto di selfie trovate tra Instagram, Facebook etc… Tutte persone che si fotografano o si fanno fotografare dentro l’angosciosa cattedrale del lutto, tra i blocchi di cemento, come sempre più spesso avviene, dinanzi alla deriva violenta dei social network. L’autore ha in seguito elaborato questo materiale fotografico “rubato” alla rete ottenendo immagini molto particolari e molto forti e ne ha pubblicato almeno una dozzina sul suo sito.

Il progetto, con chiaro taglio educativo e morale, ed il gusto forte e severo della provocazione, punta a colpire chi non conosce il rispetto di certi luoghi sacri, come in una chiesa, un cimitero, un ospedale. L’effetto è macabro e frustrante.

Fa riflettere e molto… https://yolocaust.de/

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