Candlelight Tributo ai Coldplay a Napoli @ Chiesa di Santa Maria Donnaregina Nuova. Musica a lume di candela.
“Molto tempo fa in Cina, un monaco chiese al maestro Gensha: “Sono un novizio appena arrivato in questo monastero, da dove posso entrare nello Zen?”. Gensha disse: “Senti il mormorio del ruscello di montagna?”. “Sì”, rispose il monaco. “Entra nello Zen da lì” fu la risposta del maestro Gensha.”
(“Mumonkan La Porta Senza Porta” di Zenkei Shibayama – Astrolabio Ubaldini Editore – 1977)
Varchi la soglia della Chiesa di Santa Maria Donnaregina Nuova di Napoli e vieni immediatamente avvolto da un’atmosfera quasi surreale. La formula Candlelight non è una semplice esibizione musicale, ma un’esperienza sensoriale completa: centinaia di fiammelle tremolanti illuminano l’architettura barocca, creando un ambiente intimo e sognante dove la musica classica incontra il repertorio contemporaneo. Questa sera, il pianista Flavio Belardo reinterpreterà i successi dei Coldplay, trasformando hit mainstream in composizioni eteree, amplificate dalla magia delle candele.
Ti dirigi verso la navata centrale, il tuo biglietto stretto tra le dita. La luce calda e soffusa disegna ombre danzanti sugli affreschi secolari. Altri spettatori, come te, camminano lentamente, quasi in punta di piedi, rispettando la sacralità del luogo trasformato per l’occasione in un santuario musicale. L’aria vibra di aspettativa. Trovi il tuo posto mentre il calore delle candele riscalda l’atmosfera di questo sabato 3 maggio. Le candele sono ovunque e creano un’aura dorata che avvolge ogni angolo. Il loro tremolio costante anima le statue e i dipinti, come se i santi barocchi stessero per unirsi al pubblico per questa serata speciale. Un silenzio reverenziale cala sulla sala. Flavio Belardo entra con passo misurato, si avvicina al pianoforte nero posizionato al centro della scena, un oggetto ancora inerte ma pieno di potenziale. Si inchina brevemente e si siede, le sue mani sospese per un momento sopra i tasti.
Le prime note di “Clocks” riempiono l’aria. Il familiare arpeggio, reinterpretato al pianoforte, acquisisce una nuova profondità in questo spazio acusticamente perfetto. Ti sorprendi a chiudere gli occhi, lasciando che la musica, calda, ti avvolga completamente. Il pianoforte è ancora uno strumento, un mezzo attraverso cui le note fluiscono fluisce, distinto da te e dal musicista.

“Fix You” segue, e senti un brivido percorrerti la schiena. In questa versione minimalista, la canzone raggiunge direttamente il cuore. Osservi intorno e noti che non sei l’unico visibilmente commosso. Qualcosa cambia nella relazione tra Belardo e il suo strumento: le note non sembrano più provenire dai tasti premuti ma nascere da un dialogo tra due entità. Il pianoforte comincia a respirare.
Con “Paradise” e “The Scientist”, realizzi quanto sia speciale questa esperienza Candlelight. Il pianista infonde ogni brano di nuova vita, esplorando sfumature che forse nemmeno sapevi esistessero in queste canzoni tanto familiari. Ma ora è il pianoforte stesso che sembra cercare queste sfumature, non più oggetto passivo ma collaboratore attivo nella creazione. Le sue vibrazioni si propagano attraverso il pavimento di marmo, risalgono lungo le tue gambe fino al petto, non più suono esterno ma sensazione fisica che ti attraversa.
“A Sky Full of Stars” trasforma completamente la chiesa. Le note si diffondono nell’aria come astri luminosi, in perfetta sintonia con il titolo. La navata, con il suo soffitto decorato illuminato dalle candele, sembra davvero un cielo stellato. Il pianoforte ora non è più confinato nel suo spazio fisico: è diventato l’ambiente stesso, un campo sonoro in cui ti muovi e respiri. Non stai più ascoltando musica, stai abitando dentro di essa. Applaudite con entusiasmo, ma il meglio deve ancora venire.
Quando iniziano le prime note di “Viva La Vida”, l’energia nella chiesa raggiunge il suo apice. È impossibile non muoversi leggermente a tempo, mentre le dita di Belardo danzano sui tasti ricreando sia la melodia che il ritmo trascinante del brano finale. Il pianoforte ora è completamente vivo, un essere che comunica direttamente con ciascuno degli astanti. Non c’è più distinzione tra strumento e suono, tra suono e ascoltatore, tra pianista e pubblico. In questo momento, si è tutti parte dello stesso organismo musicale che respira all’unisono nel ventre della chiesa barocca.L’ultimo accordo risuona, seguito da un momento di silenzio totale, come se nessuno osasse rompere l’incantesimo. Poi, risvegliatosi da un sogno condiviso, dopo aver applaudito alle precedenti esibizioni, stavolta il pubblico esplode in un applauso ancora più caloroso e sincero. Le mani battono con entusiasmo mentre il pianoforte, lentamente, torna a essere un oggetto inanimato al centro della navata.
Mentre ti avvii verso l’uscita, le melodie ancora fresche nella memoria e nel corpo, rifletti su quanto sia rara, oggi più che mai, un’esperienza di ascolto così profonda. In un mondo saturato di suoni, notifiche e distrazioni costanti, questa serata ti ha ricordato il valore del silenzio che precede la musica, dell’attenzione totale, dell’abbandono dei sensi a un’unica fonte. Comprendi che questa serata Candlelight non è stata un semplice concerto, ma un monito: fermati, spegni, silenzio e ascolta. Solo così la musica, come una preghiera, può trasformarsi da semplice sequenza di note a esperienza che dissolve, anche solo per qualche istante, il confine tra te e il mondo.
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