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Recensione de Il segreto del fiore d’oro: testo di Buddhismo Chan

Testo che fonde sapientemente le tradizioni buddhiste e taoiste.

Recensione de Il segreto del fiore d’oro: testo di Buddhismo Chan. Metodo sorprendentemente diretto e accessibile per esplorare e sviluppare le proprie capacità interiori.

Recensione de Il segreto del fiore d’oro. Recentemente ho scoperto un libro che ha avuto un impatto profondo sulla mia vita: “Il segreto del fiore d’oro”, pubblicato dalla Casa Editrice Astrolabio Ubaldini Editore. Questo antico testo di meditazione, che fonde sapientemente le tradizioni buddhiste e taoiste, si è rivelato per me una fonte inesauribile di intuizioni e saggezza.

Risalente a circa tre secoli fa, quest’opera è diventata un faro nella mia ricerca spirituale. Il simbolismo del fiore d’oro, che rappresenta l’essenza delle due Vie, mi ha particolarmente affascinato. Ho appreso che l’oro simboleggia la luce della mente, mentre il fiore rappresenta il suo sbocciare, il suo rivelarsi alla coscienza. Trovo questa metafora straordinariamente potente e illuminante.

Ciò che rende questo libro così prezioso è il modo in cui, sotto un velo di complesso simbolismo alchemico, nasconde un metodo sorprendentemente diretto e accessibile per esplorare e sviluppare le proprie capacità interiori. Attraverso le sue pagine, ho imparato l’importanza di concentrare l’attenzione verso l’interno, guidando la mente alla radice stessa della consapevolezza, in uno stato naturale e libero da condizionamenti.

Citazioni

Due citazioni in particolare hanno lasciato un’impronta indelebile nella mia mente e continuano a risuonare profondamente:

“Prima viene il vuoto; vedi tutte le cose come vuote. Poi viene il condizionato: anche se sai che le cose sono vuote, non annulli la totalità delle cose, ma assumi verso tutti gli eventi nel mezzo del vuoto un atteggiamento costruttivo. Una volta che nè annulli le cose nè ti attacchi ad esse, c’è la contemplazione del centro.”

“Le forme sono tutte condizionate. La cognizione è una funzione della mente, il silenzio vuoto è la sostanza della mente. Se fissi la mente su una cosa condizionata, l’emotività è al potere, per cui non puoi controllarla del tutto nè comprenderla a fondo.”

Queste parole mi hanno offerto una prospettiva completamente nuova sulla natura della mente e della realtà, spingendomi a riconsiderare profondamente il mio rapporto con il mondo e con me stesso. Rifletto spesso su queste citazioni durante la mia pratica meditativa e nella vita quotidiana.

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Traduzione italiana

Sono profondamente grato per il meticoloso lavoro di Thomas Cleary nell’introduzione, nelle note e nel commento, così come per la fluida traduzione italiana di Paola Chiesa. Il loro impegno ha reso questo antico testo accessibile e rilevante per un lettore contemporaneo come me, permettendomi di cogliere sfumature e significati che altrimenti mi sarebbero sfuggiti.

Straordinario l’approfondimento sul concetto di Sunyata che sto cercando di interiorizzare sempre di più nel mio quotidiano.

Sunyata è un concetto del Buddhismo. Significa “vuoto”, ma non nel senso di “nulla”. Significa che nulla esiste indipendentemente. Tutto è connesso e sempre in mutamento.

Questo concetto proviene dall’antica India. Il Buddha ne parlò per primo. Poi altri, come Nagarjuna, lo approfondirono. Ora è una parte fondamentale del Buddhismo.

Vita quotidiana

Sapete cosa c’è di bello? Sono qui, totalmente preso dai miei impegni, ma questa cosa della Sunyata mi sta facendo guardare la mia vita quotidiana sotto una luce completamente nuova! Parliamo di un semplice pasto, solo riso e olio. Sono seduto, osservo questa ciotola, ed è come se la vedessi per la prima volta: è meravigliosa! Il riso è tutto morbido e bianco, e l’olio è come una piccola sorpresa dorata, che brilla sopra. E c’è il mio cucchiaio, pronto all’azione!

Ma prima di mangiare, mi fermo un attimo e penso: aspetta, apprezziamo questo momento. Come posso rendere questo pasto ancora più speciale, in sintonia con Sunyata?

Guardo il riso. Ogni chicco una volta faceva parte di una pianta viva. La pianta è cresciuta da un seme, nutrita dal sole, dall’acqua e dal terreno. I contadini se ne sono presi cura. Poi qualcuno l’ha raccolta e lavorata. Altri l’hanno trasportata e venduta. Io l’ho solo cucinata alla fine.

Olive

L’olio ha una storia simile. Le olive sono cresciute sugli alberi. Qualcuno le ha raccolte, pressate e ha imbottigliato l’olio. Quella goccia d’olio sul mio riso rappresenta anni di lavoro di molte persone.

La ciotola di ceramica ha la sua storia. L’argilla proviene dalla terra. Un vasaio l’ha modellata. Poi è stata cotta in un forno. Lo smalto che la ricopre contiene minerali provenienti da vari luoghi.

Il cucchiaio di acciaio inossidabile parla di miniere, fabbriche e negozi. La sua forma comoda è il risultato di secoli di sviluppo.

E io? Il mio corpo è fatto di elementi che una volta facevano parte di altre cose – piante, animali, la terra stessa. Posso mangiare grazie a innumerevoli processi nel mio corpo. L’idea stessa che il riso sia cibo viene dalla mia cultura.

L’intero universo

Mentre mangio, capisco che questo semplice atto mi connette all’intero mondo. Il riso, l’olio, la ciotola, il cucchiaio e io siamo tutti “vuoti” di esistenza indipendente. Siamo insieme solo per questo momento, nell’infinito flusso di cause ed effetti.

Questo vuoto non è il nulla. È pieno di connessioni e possibilità. In questa ciotola di riso, posso vedere l’universo – il sole e la terra, il lavoro umano e la natura, i processi naturali e le abitudini culturali.

Vedere il pasto in questo modo cambia il mio modo di mangiare. Sono grato per tutto il lavoro e i processi naturali che me l’hanno portato. Sono più consapevole di come mangiare mi connette al mondo. Apprezzo ogni boccone di più.

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E… quindi?

Recensione de Il segreto del fiore d’oro. Questa è Sunyata nella vita quotidiana. Non significa che le cose non esistano. Significa vedere come tutto esiste in relazione a tutto il resto. Il riso, la ciotola, il cucchiaio e io siamo tutti “vuoti” di esistenza indipendente. Siamo tutti il risultato di infinite cause, sempre in mutamento.

Comprendere la sunyata può cambiare il nostro modo di vivere. Possiamo sentirci più connessi a tutto. Possiamo apprezzare la complessità anche nelle cose più semplici. Possiamo capire che nulla è veramente separato, nemmeno noi stessi.

Questa comprensione può darci libertà. Se nulla è fisso, il cambiamento è sempre possibile. Può anche darci responsabilità. Se tutto è connesso, le nostre azioni hanno sempre effetti più ampi.

Sunyata non è solo un concetto filosofico; è la nostra realtà fondamentale. Contemplatela con consapevolezza e, perché no, infondendola con un tocco di surreale, proprio come potrebbe fare il vostro autore preferito di narrativa strana.

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