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Napoletano Patrimonio dell’Unesco: lingua fortemente evocativa

Più delle parole: perché abbiamo bisogno di lingue come il napoletano.

Napoletano Patrimonio dell’Unesco: lingua fortemente evocativa. Più delle parole: perché abbiamo bisogno di lingue come il napoletano.

Napoletano Patrimonio dell’Unesco. Sono nato e cresciuto a Napoli, una splendida città incastonata nel cuore dell’Italia meridionale, dove la lingua locale possiede una qualità visiva ed evocativa insuperabile per la maggior parte delle altre nel mondo. Ovviamente, non posso non includere in questo confronto le lingue che utilizzano ideogrammi, che danno una rappresentazione visiva delle cose, non una uditiva. Tuttavia, il napoletano ha un’unicità nell’evocare immagini e sensazioni attraverso le parole.

Il sole d’acqua

Oggi vorrei condividere un’espressione napoletana di straordinaria bellezza: “O’ sole r’acqua” (il sole d’acqua). Questa frase si riferisce al debole sole, tipico delle giornate umide, che quasi sembra liquido e non riscalda come il sole estivo. È un’espressione che mi affascina profondamente, poiché racchiude in sé una sinestesia, ovvero una figura retorica che unisce sensazioni appartenenti a sfere sensoriali diverse.

In “O’ sole r’acqua”, la parola “sole”, che appartiene al dominio sensoriale della vista ed è associata alla luce, al calore e alla luminosità, si contrappone alla parola “acqua”, che invece appartiene al dominio sensoriale del tatto ed evoca sensazioni di freschezza, fluidità e morbidezza. Questa sinestesia crea un’immagine metaforica suggestiva, capace di trasmettere una percezione unica e inconfondibile.

Gocciolamento

Oltre al suo potere evocativo visivo, “O’ sole r’acqua” contiene anche suggestioni uditive. La parola “acqua”, infatti, sia in italiano che in napoletano, è decisamente onomatopeica. Evoca il suono di un liquido che gocciola, scorre e si insinua, creando un’ulteriore dimensione sensoriale all’espressione.

Napoletano Patrimonio dell’Unesco. Quando sento questa frase, la mia mente si riempie di immagini e suoni evocativi. Immagino un sole pallido e velato, che fatica a farsi spazio tra le nuvole e l’umidità dell’aria. I suoi raggi, invece che caldi e avvolgenti, sembrano quasi liquidi, come se fossero fatti d’acqua.

Il sole nel cielo non è cocente, ma sfiora la pelle in maniera morbida, facendoti sentire fresco e un po’ malinconico allo stesso tempo. Puoi anche udire il suono delle gocce d’acqua, che rende tutto ancora più suggestivo e interessante.

E…dunque?

Espressioni come “O’ sole r’acqua” mi fanno riflettere su quanto sia importante mantenere e celebrare i modi di parlare delle diverse località, perché spesso racchiudono idee intelligenti, creative e belle. In particolare, il modo di parlare napoletano, che l’UNESCO considera un patrimonio culturale immateriale dell’umanità, è un tesoro preziosissimo. Preservare e tramandare questo modo di parlare non è solo un atto di rispetto per il passato e le tradizioni di Napoli, ma un arricchimento per la diversità linguistica e culturale del mondo intero.

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