Terremoti nei Campi Flegrei: sismicità, bradisismo e attività vulcanica. Il complesso sistema vulcanico campano.
Terremoti nei Campi Flegrei. La regione campana è contraddistinta dalla presenza di un esteso e articolato sistema vulcanico, del quale fanno parte l’isola di Ischia, l’area dei Campi Flegrei e il Vesuvio. Ciascuno di questi apparati vulcanici presenta specifiche caratteristiche geologiche, stili eruttivi e storie di attività molto particolari.
L’isola di Ischia rappresenta l’area più occidentale di questo sistema. La sua attività vulcanica ha avuto inizio oltre 150.000 anni fa e ha portato alla formazione di un edificio vulcanico composito, formato dall’alternanza di diversi centri eruttivi. Le eruzioni di Ischia sono state prevalentemente effusive, con emissione di colate laviche, anche se non sono mancati episodi esplosivi con formazione di depositi piroclastici. L’ultimo evento vulcanico accertato risale al 1302 d.C. Ad Ischia sono tuttora presenti manifestazioni idrotermali, con emissioni di fumarole, e fenomeni bradisismici frequentemente misurati.
I Campi Flegrei costituiscono un’ampia area vulcanica situata ad ovest della città di Napoli, con un diametro di circa 15 km. Questo complesso vulcanico è caratterizzato da un susseguirsi di intense fasi eruttive esplosive, alternate a lunghi periodi di riposo. Due tra le più catastrofiche eruzioni dei Campi Flegrei sono state quella che ha originato l’Ignimbrite Campana (circa 39.000 anni fa) e l’Ignimbrite di Piperno (circa 15.000 anni fa). Questi episodi altamente energetici hanno prodotto depositi piroclastici estesi per centinaia di chilometri quadrati. L’ultima eruzione registrata nei Campi Flegrei risale al 1538, quando si formò il cono vulcanico del Monte Nuovo.
Oltre all’attività eruttiva, nei Campi Flegrei sono intensamente attivi fenomeni di bradisismo, con oscillazioni periodiche del suolo che possono raggiungere anche diversi metri di ampiezza. Questi movimenti verticali del suolo sono dovuti a complessi meccanismi di risalita di magma non eruttato e di compressione-dilatazione di sistemi idrotermali presenti nel sottosuolo. Il bradisismo flegreo è attentamente monitorato da una rete geodetica di precisione gestita dall’INGV, che misura costantemente con precisione millimetrica le variazioni del suolo.
Terremoti nei Campi Flegrei. L’attività bradisismica nei Campi Flegrei è inoltre strettamente correlata con l’occorrenza frequente di terremoti di bassa magnitudo (minore di 3.0), detti eventi sismici “bradisismici”. Questi terremoti sono dovuti a piccoli assestamenti del terreno in risposta alle deformazioni imposte dai movimenti bradisismici. Nonostante la ridotta entità, questi eventi sismici sono registrati quotidianamente dalla fitta rete sismica gestita dall’Osservatorio Vesuviano e testimoniano l’elevata attività geodinamica in atto nei Campi Flegrei.
Il Vesuvio rappresenta l’elemento più orientale di questo sistema vulcanico e quello certamente più rinomato nel mondo, anche per la famosa e catastrofica eruzione del 79 d.C. che seppellì le città di Pompei ed Ercolano. Il Vesuvio è un tipico stratovulcano, caratterizzato prevalentemente da eruzioni di tipo esplosivo, alternate a periodi di quiescenza anche secolari. Dopo molti secoli di riposo, il Vesuvio si risvegliò violentemente nel 1631, per poi entrare in una nuova fase eruttiva nel 1906 con un’imponente eruzione di tipo pliniano. L’ultimo parossismo del Vesuvio risale al 1944, con un ciclo eruttivo durato oltre 2 settimane. Attualmente il vulcano è in una fase di quiescenza, monitorato costantemente dalle reti multiparametriche dell’Osservatorio Vesuviano.
Nonostante la complessa attività vulcanica e sismica, grazie al monitoraggio continuo, allo studio approfondito di questi fenomeni e ai piani di protezione civile, gli abitanti di questa intensamente popolata regione campana possono convivere con la naturale e affascinante dinamica di questo sistema vulcanico, patrimonio geologico di inestimabile valore scientifico e paesaggistico.
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