L’attenzione selettiva e la via Vedanta alla realizzazione del sè. La mente umana è un sistema complesso che riceve ed elabora costantemente informazioni sensoriali.
L’attenzione selettiva e la via Vedanta. La mente umana è un sistema complesso che riceve ed elabora costantemente informazioni sensoriali dall’ambiente. Tuttavia, il cervello ha risorse limitate e deve prestare attenzione selettiva agli stimoli più rilevanti per evitare di essere sopraffatto. L’attenzione selettiva è il processo che ci permette di prestare attenzione a specifici aspetti del nostro ambiente ignorandone altri. Questa capacità di filtrare le informazioni irrilevanti e di concentrarsi sugli aspetti più importanti del nostro ambiente è fondamentale per la nostra sopravvivenza e il nostro benessere.
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Una delle teorie più influenti sull’attenzione selettiva è stata proposta da Anne Treisman, la quale ha suggerito che l’elaborazione delle informazioni sensoriali avviene in due fasi: la prima prevede l’estrazione delle caratteristiche di base, come il colore, la forma e la dimensione, e la seconda l’integrazione di queste caratteristiche in oggetti significativi. La teoria di Treisman è stata supportata da numerosi studi che hanno dimostrato che l’attenzione opera a diversi livelli di elaborazione, dalle caratteristiche di base degli stimoli sensoriali a rappresentazioni più complesse e significative.
L’attenzione selettiva e la via Vedanta. L’attenzione selettiva è dunque la capacità di concentrarsi su alcune informazioni rilevanti e ignorare altre informazioni irrilevanti che giungono ai nostri sensi. Questa capacità è fondamentale più che mai oggi, perché viviamo in un mondo pieno di stimoli e distrazioni che possono interferire con i nostri obiettivi e le nostre prestazioni cognitive.
Treisman ha condotto diversi esperimenti per testare il suo modello, usando il paradigma dell’ascolto dicotico . In questo paradigma, al soggetto vengono presentati due messaggi diversi in ciascun orecchio e gli viene chiesto di prestare attenzione solo a uno di essi. Treisman ha scoperto che alcuni soggetti erano in grado di notare cambiamenti nel messaggio non atteso (nell’altro orecchio), come il passaggio da una lingua all’altra o l’inserimento del proprio nome, anche se non erano consapevoli del suo contenuto. Questo suggerisce che il filtro non blocca completamente lo stimolo non atteso, ma ne riduce la forza.
Tuttavia, l’attenzione selettiva non riguarda solo l’elaborazione delle informazioni sensoriali. Nel contesto della filosofia Vedanta, l’attenzione selettiva è anche una componente chiave del cammino spirituale. Secondo il Vedanta, l’obiettivo ultimo dell’esistenza umana è realizzare la nostra vera natura di pura coscienza. Questa realizzazione può essere raggiunta solo attraverso un processo di auto-indagine e contemplazione, che prevede tre fasi: Shravana, Manana e Nididyasana.Shravana si riferisce alla fase dell’ascolto degli insegnamenti delle scritture e del guru. Questa fase comporta l’acquisizione della conoscenza della vera natura della realtà e del sé e lo sviluppo di una profonda comprensione degli insegnamenti del Vedanta. Questa conoscenza è fondamentale per la fase successiva del processo, che è Manana.
Il Manana consiste nel riflettere sulla conoscenza acquisita durante la fase Shravana e nell’usare la ragione e la logica per eliminare qualsiasi dubbio o idea sbagliata sugli insegnamenti del Vedanta. Questa fase comporta una profonda contemplazione e introspezione, in cui si applica il pensiero critico alla conoscenza acquisita e si indaga sulla vera natura della realtà e del sé.
Nididyasana prevede una contemplazione profonda e prolungata sugli insegnamenti del Vedanta. Nididhyasana significa vivere e respirare la Verità. Ciò implica andare oltre la logica o la razionalità, oltre la dualità soggetto-oggetto. È la realizzazione, la comprensione o la comprensione dell’ultima Realtà dopo l’analisi del significato dei passaggi vedantici.
I tre stadi di Shravana, Manana e Nididyasana sono componenti fondamentali del percorso spirituale, in quanto forniscono una tabella di marcia al ricercatore per realizzare la sua vera natura. Tuttavia, in una società che dà valore alla gratificazione immediata e ai risultati rapidi, può essere difficile incoraggiare le persone a impegnarsi nel processo a lungo termine di auto-indagine e contemplazione. È importante sottolineare i benefici pratici di questo processo, come una maggiore chiarezza mentale, la pace interiore e una comprensione più profonda di se stessi e del mondo.
L’attenzione selettiva e la via Vedanta. Inoltre, l’analogia tra la meditazione e il conseguimento di un dottorato di ricerca all’università può aiutare a comprendere l’importanza del percorso spirituale. Proprio come un dottorato di ricerca comporta un processo prolungato e rigoroso di apprendimento, ricerca e contemplazione, la meditazione comporta un processo simile di auto-indagine e contemplazione, che porta alla realizzazione diretta della propria vera natura. Questa analogia può anche aiutare le persone ad apprezzare la profondità e la complessità del cammino spirituale e la dedizione e l’impegno necessari per raggiungere l’obiettivo finale.
In sintesi, il processo di attenzione selettiva è essenziale per il funzionamento mentale quotidiano e la nostra capacità di focalizzare l’attenzione su determinati compiti o stimoli. Tuttavia, è importante notare che l’attenzione selettiva da sola non garantisce la crescita spirituale o l’autorealizzazione. Molte altre qualità, come l’apertura mentale, la gentilezza, la compassione e la saggezza, sono essenziali per il percorso spirituale. Per quanto riguarda il percorso spirituale di autorealizzazione, molte tradizioni spirituali sostengono l’importanza dell’attenzione selettiva nella meditazione e nella pratica contemplativa. L’attenzione selettiva consente di sviluppare una maggiore di sé e delle proprie esperienze interiori
Gli stadi di Shravana, Manana e Nididyasana sono tre fasi fondamentali della filosofia Vedanta. In sintesi, servono a:
- Shravana: studiare i testi sacri, come le Upanishad, anchedai guru e dai saggi (se possibile) per acquisire conoscenza sulla natura dell’Atman (Sé) e del Brahman (Assoluto).
- Manana: riflettere su ciò che è stato ascoltato per comprendere a livello intellettuale la natura dell’Atman e del Brahman.
- Nididyasana: meditare e contemplare sulle verità che sono state apprese attraverso lo studio, l’ascolto e la riflessione, al fine di raggiungere la realizzazione dell’unità tra l’Atman e il Brahman.
Nididhyasana significa “meditazione profonda e ripetuta” sui mahavakyas, le grandi affermazioni upanishadiche che esprimono l’identità tra Atman e Brahman, come “Tat Tvam Asi” (“Tu sei Quello”).
Le sfumature che intercorrono nel passaggio tra Nididhyasana e Dhyana (Meditazione) sono sottili e difficili da descrivere con le parole. Si può dire che Nididhyasana sia un processo razionale e cognitivo, che richiede una riflessione costante sul significato dei mahavakyas, mentre Dhyana sia uno stato di assorbimento mentale nella realtà non duale di Atman-Brahman. Nididhyasana è la fase preparatoria per Dhyana, in cui si elimina ogni dubbio o ostacolo alla comprensione diretta della verità. Dhyana è la fase finale in cui si realizza la propria natura essenziale come pura coscienza.
“La mania del mondo è la meditazione. La gente non vuole studiare o ascoltare lezioni. Tanto meno desidera riflettere o contemplare. Sono contrari a qualsiasi forma di sforzo o di fatica. Vogliono una via facile alla divinità. E cercano scorciatoie per raggiungere la divinità. Questo è un grave errore. Non cadete in questo errore. Dovete seguire metodicamente la procedura di shravana, manana e nididhyasana per liberarvi della vostra ignoranza. In questo modo otterrete l’Illuminazione spirituale”.
(Swami Parthasarathy – “Vedanta Treatise – The Eternities”)
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