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Jusepe De Ribera a Napoli, un racconto rivela la sua poetica

Ribera si trasferì a Napoli nel 1616, dove rimase per il resto della sua vita, fino al 1652.

Jusepe De Ribera a Napoli, un racconto rivela la sua poetica. Ribera si trasferì a Napoli nel 1616, dove rimase per il resto della sua vita, fino al 1652.

Jusepe de Ribera a Napoli. Jusepe de Ribera, noto anche come Lo Spagnoletto, è stato un pittore spagnolo del Seicento che ha vissuto e lavorato principalmente a Napoli. Nato a Xàtiva, in Spagna, nel 1591, Ribera si trasferì a Napoli nel 1616, dove rimase per il resto della sua vita, fino al 1652. La città di Napoli era all’epoca un importante centro artistico e culturale, e Jusepe si trovò a lavorare in un ambiente molto stimolante e creativo. L’artista fu anche molto attivo nella realizzazione di ritratti, soprattutto di personaggi dell’alta società napoletana.
Ribera – “San Giovanni Battista nel Deserto” (1639).
La sua arte fu influenzata dal Caravaggio e dal naturalismo spagnolo, e si distinse per la sua abilità nella rappresentazione dei volti e dei corpi umani, spesso raffigurati in scene di violenza e tormento. Ribera è stato uno dei più importanti pittori napoletani (d’adozione) del Seicento e ha avuto una notevole influenza sulla pittura italiana dell’epoca. Le sue opere sono state apprezzate per la loro intensità emotiva e per la loro capacità di catturare lo spirito delle scene rappresentate. Tra le sue opere più famose a Napoli si possono citare “San Giovanni Battista nel Deserto”(1639), conservata nella chiesa di San Giovanni a Carbonara, e “Pietà” (1637), esposta nella Certosa di San Martino.
Ribera ebbe una vita tormentata e soffrì di grave depressione, che si rifletteva spesso nei suoi dipinti. Morì a Napoli nel 1652, lasciando un’importante eredità artistica. Oggi le sue opere sono esposte in musei di tutto il mondo, tra cui il Museo di Capodimonte a Napoli, il Prado a Madrid e il Metropolitan Museum of Art a New York.
Ribera – “Pietà” (1637).

Napoli era una delle città più popolose d’Europa durante il soggiorno di Jusepe de Ribera, con circa 250.000 abitanti. La città, come detto, era anche un importante centro economico e culturale, con una vivace attività commerciale e una fiorente scena artistica. Tuttavia, la qualità della vita a Napoli durante il Seicento non era uguale per tutti i suoi abitanti. Come in molte altre città dell’epoca, c’erano grandi disuguaglianze sociali e economiche, e molti cittadini vivevano in condizioni di povertà estrema. Inoltre, Napoli era spesso colpita da epidemie di malattie, come la peste, che causavano gravi problemi di salute pubblica.

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Ribera – “San Sebastiano”.

Jusepe De Ribera a Napoli. Non è noto con certezza in quale, quartiere di Napoli visse Jusepe de Ribera durante il suo soggiorno nella città. Tuttavia, è probabile che abitasse nel centro storico di Napoli, dove si trovavano molti dei principali edifici religiosi e civici commissionati dai suoi committenti. Inoltre, è possibile che l’artista abbia avuto un atelier o uno studio nella zona di San Giovanni a Carbonara, dove è conservata una delle sue opere più famose, “San Giovanni Battista nel Deserto”. È importante notare che a Napoli nel Seicento non esistevano ancora i quartieri come li conosciamo oggi, e gli artisti spesso vivevano e lavoravano nello stesso edificio o nella stessa zona in cui erano stati commissionati per realizzare le loro opere. Perciò, pur non avendo informazioni specifiche sull’abitazione di Ribera a Napoli, è probabile che egli vivesse e lavorasse in una zona centrale della città, vicina ai suoi principali committenti e alle chiese in cui sono conservate molte delle sue opere.

Ho ideato un racconto di finzione, il cui protagonista è Jusepe de Ribera.  Il titolo è “Ribera e San Girolamo al balcone”.

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Ero seduto in un vicolo cupo e sporco di Napoli, accompagnato da olezzi poco nobili e dall’acuto vocio dei passanti. La calura era soffocante. Non era un posto dove avrei voluto essere, ma ero lì perché volevo catturare la bellezza nella sua forma più pura e autentica. E poi, all’improvviso, un raggio di sole squarciò l’oscurità e illuminò un anziano signore seduto su una sedia fuori ad un balcone. Aveva l’aria stanca, pochi capelli grigi e con un fazzoletto si asciugava il cranio perlaceo, madido di sudore. Non era un uomo bello nel senso tradizionale del termine, ma c’era qualcosa di meraviglioso nella sua austerità. Mi ricordava San Girolamo, il santo che avevo più volte ritratto, il quale aveva trascorso la sua vita in preghiera e meditazione.

Ribera – “San Girolamo e l’Angelo del Giudizio”.

Mentre lo osservavo, l’uomo ebbe un malore e cadde dalla sedia. Fu una scena crudamente reale, ma allo stesso tempo vi era qualcosa di dolce e divino nella sua morte. Non sapevo perché, ma in quel momento sentii che la bellezza non albergava soltanto nei luoghi lussuosi o nei volti perfetti, ma anche nei momenti di dolore, di sofferenza o al subentrare della morte. Non so quanto tempo rimasi lì a guardare l’uomo, ma quell’immagine mi rimase impressa nella mente per sempre. E poiché ero un pittore, decisi di catturare quella bellezza sulla tela. Fu un quadro difficile da realizzare, ma alla fine riuscii a rappresentare quella scena con la giusta miscela di realismo e poesia. Quando mostrai il quadro agli altri, molti non capirono il suo significato. Ma per me era una rappresentazione perfetta della bellezza che avevo colto in quel vicolo cupo e fetido di Napoli e sapevo che sarebbe rimasta con me per sempre. Para siempre.

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