Guerriero di Capestrano e Vestini, Popolazione Italica in Abruzzo

Guerriero di Capestrano e Vestini, Popolazione Italica in Abruzzo. I Vestini erano una popolazione italica stanziata nell’Abruzzo centrale intorno al VIII secolo a.C.. Il Guerriero di Capestrano è una famosa scultura del VI secolo a.C., del periodo dell’arte italica.

Guerriero di Capestrano. I Vestini erano una popolazione italica stanziata nell’Abruzzo centrale intorno al VIII secolo a.C., il lungo bacino idrografico noto come sistema vallivo Aternus/Pescara, che va dall’Appennino interno alla costa. Il fiume Saline costituiva il confine settentrionale lungo la costa, mentre il confine meridionale era costituito dal fiume Aternum, che creava uno sbocco al mare molto stretto ma ma piuttosto cruciale dal punto di vista economico. La tradizione letteraria menziona per questa popolazione un Ver Sacrum sotto l’egida della dea Vesta o del dio umbro Vestikos.

Il nome Vestini/Oestinoi è attestato solo da fonti letterarie più tarde. Per quanto riguarda i periodi precedenti, l’omogeneità dei reperti archeologici dal IX all’VIII secolo a.C. suggerisce che le tribù locali facessero parte di di un più ampio contesto safiniano/sabellico, come per il resto dell’area medio-adriatica. Il reperto più famoso dell’area vestina è certamente il cosiddetto Guerriero di Capestrano, che non è semplicemente una statua funeraria vestina, utilizzata come segnacolo di un’importante tomba,  ma è uno dei documenti più rappresentativi delle prime pratiche sociali e culturali dei Safini/Sabelli.  Si tratta in realtà di una serie di sculture rinvenute in tutto il territorio safiniano/sabellico. Il Guerriero di Capestrano si  erge su base rettangolare tra due pilastri con la rappresentazione di due lance incise sul lato esterno di ciascun pilastro.

La figura indossa un grembiule chiuso da una cintura, insieme a due kardiophylakes (piastre pettorali), una spada, un’ascia e un elmo molto caratteristico. Gli attributi militari indicano la presenza di un capo: l’iscrizione attesta un’organizzazione locale di tipo monarchico per il VI secolo, grazie alla menzione di un raki (in latino rex, ovvero “re”) e rileva che uno scultore o un donatore, Aninis, realizzò (o pagò) la statua per il raki Naevius Pompuledius. Rappresenta uno dei primi documenti epigrafici della lingua “paleo-sabellica”. che trova paralleli linguistici soprattutto nelle iscrizioni sud-picene, confermando una koinè culturale originaria per l’area medio-adriatica. Secondo le testimonianze epigrafiche più tarde, il dialetto vestino divenne, dopo il IV secolo a.C., più simile ai dialetti osco delle tribù dell’Abruzzo meridionale (soprattutto Marsi, Marrucini e Paeligni) rispetto ai dialetti osco-umbri del nord (area umbra e picena).  Il Guerriero di Capestrano è conservato attualmente presso il Museo Archeologico Nazionale d’Abruzzo, nella città di Chieti.