Domenico Cimarosa il compositore aversano dal grande talento musicale adottato da Napoli. Di origini abbastanza umili, trascorse la sua infanzia ad Aversa, ma trasferitosi a Napoli, da giovinetto, fece la sua fortuna.
Domenico Cimarosa, originario di Aversa, dove nacque nel 1749 da genitori assai umili, fu indirizzato fin da bambino a frequentare le funzioni religiose che, data la forte presenza clericale nella città normanna, si tenevano molto spesso. Qui, Domenico Cimarosa, ancora un fanciullo si trovò improvvisamente a contatto con l’arte musicale della quale ben presto si innamorò. A soli sette anni si trasferì con la famiglia a Napoli, dal momento che il padre trovò lavoro in un cantiere presso la Reggia di Capodimonte. Napoli città che lo adottò fu il suo trampolino di lancia verso una carriera musicale densa di soddisfazioni.
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Proprio nel capoluogo campano il piccolo Domenico fece la conoscenza di Padre Policano, organista della Chiesa di San Severo al Pendino, nei pressi della quale, la famiglia aveva trovato una modestissima abitazione. L’ecclesiastico prese a cuore il piccolo e viste soprattutto le condizioni disagiate in cui versava, riuscì a fargli ottenere, nel 1761, un posto nel Conservatorio di Santa Maria del Loreto, intuendo, fin dal primo momento, il grande talento musicale del fanciullo.
Domenico Cimarosa ebbe, pertanto, una elevata educazione musicale e fu anche allievo di famosi musicisti dell’epoca, quali Gennaro Manna, uno dei più noti insegnanti napoletani, Francesco Durante, Antonio Sacchini, celebre operista, e Niccolò Piccinni, compositore di fama continentale, il quale attraverso ” La Cecchina” o la buona figliola del 1760, aveva dato una svolta importante all’opera buffa. Tuttavia ad occuparsi di forgiare il giovanissimo Domenico furono soprattutto Pietrantonio Gallo e Fedele Fenaroli, i quali riuscirono a farlo diventare un compositore molto apprezzato. Napoli tenne a battesimo la prima opera del compositore di Aversa. Si trattava de “Le stravaganze del conte” su libretto di Pasquale Mililotti. L’esordio avvenne durante il carnevale del 1772 presso il Teatro dei Fiorentini, un autentico tempio dell’opera buffa napoletana. In verità, però, il suo debutto non risultò vincente come ci si aspettava. Lo si evince grazie ad un commento del marchese di Villarossa che affermò: “La musica, per essere di un principiante, fu compatita, tanto più che la poesia era ben cattiva…”.
In realtà nel 1776, Domenico Cimarosa portò a termine solo un’altra opera, La finta parigina, su libretto di Francesco Cerlone, la quale andò in scena al Teatro Nuovo, un altro posto che ha fatto la storia della musica partenopea. Un anno dopo, con l’intermezzo in musica, I tre amanti, ci fu il battesimo romano del compositore, a cui seguirono Il ritorno di Don Calandrino, Il matrimonio per raggiro e L’italiana in Londra, opera, che riscosse un grande successo, facilitando i rapporti del musicista campano con i teatri di tutta Italia. Successivamente ebbero luogo varie tappe artistiche a Torino, Firenze, Venezia e Milano. A Firenze, in Cimarosa strinse amicizia con il granduca Leopoldo II di Toscana, futuro imperatore d’Austria e musicista dilettante, con cui, da quanto si dice si divertì a “duettare” nel corso di un ricevimento. Nel 1787 Cimarosa partì per la Russia ed arrivò a San Pietroburgo, alla corte della zarina Caterina II. Il musicista soggiornò nella fredda città russa poco meno di quattro anni e non fu neanche un periodo felice dal punto di vista artistico.
Soltanto una delle tre opere scritte in Russia, Cleopatra, ottenne notevoli consensi tanto da restare in cartellone sino al 1804, cioè fino a tre anni dopo la scompara di Domenico Cimarosa. In Russia , tuttavia, il compositore aversano diventò padre. La sua seconda moglie Gaetana Pallante, peraltro sorellastra sedicenne della prima, Costanza Suffi, morta durante il parto diede alla luce il primogenito Paolo, così battezzato in onore del padrino, granduca Paolo Petrovic, figlio della zarina Caterina II.
In definitiva il Cimarosa oltre ai grandi capolavori teatrali è stato autore di musica da camera e musica sacra. La sua arte come lui stesso affermava proveniva da cuore. Anche l’imperatore Napoleone Bonaparte fu grande estimatore del musicista italiano, paragonato spesso anche al grande Mozart.
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