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Hanacpachap Cussicuinin: inno in Quechua alla Vergine Maria

Hanacpachap Cussicuinin è la prima opera polifonica pubblicata in Sud America (Perù, 1631).

Hanacpachap Cussicuinin: inno Cristiano in Quechua alla Vergine Maria. E’ la prima opera polifonica pubblicata in Sud America (Perù, 1631).

Hanacpachap Cussicuinin è la prima opera polifonica pubblicata in Sud America (Perù, 1631), che compare alla fine del manuale per sacerdoti scritto in quechua e spagnolo, intitolato “Formulario rituale” di Juan Pérez de Bocanegra; fa riferimento alle tradizioni cristiane e inca.
Pérez de Bocanegra era un parroco francescano, insegnante universitario e cantore della Cattedrale che lavorava a stretto contatto e con simpatia con gli abitanti dei villaggi andini. Pérez de Bocanegra lavorò a Lima e a Cuzco ed ebbe molte controversie con i gesuiti.

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Hanacpachap è un inno cristiano di adorazione alla Vergine Maria, scritto interamente in lingua quechua. L’inno è scritto a 4 voci in versi saffici per essere cantato in Processione. L’opera è composta da 20 strofe, dove ogni strofa è formata da 5 versi di 8 sillabe, seguiti da una frase di 4 sillabe, stampata in corsivo nel manoscritto originale. Quest’opera è costituita da un linguaggio complesso e ricco di straordinarie immagini cristiane, celestiali e indigene.

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Il Quechua è una famiglia di lingue originaria delle Ande centrali che si estende attraverso la parte occidentale del Sud America attraverso sette paesi ed è attualmente parlata da oltre 8 milioni di persone. Questa lingua avrebbe avuto origine nella regione centrale e occidentale del Perù. Intorno al XV secolo, il cosiddetto quechua classico divenne un’importante lingua veicolare dell’antico Perù e fu adottato come lingua ufficiale dallo stato Inca, essendo la lingua più importante usata per la catechesi degli indigeni durante la colonizzazione.

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La musica ha svolto un ruolo funzionale molto importante nella vita spirituale dell’America coloniale, fungendo da strumento di grande valore nell’evangelizzazione degli indiani. Lo hanno capito fin dal primo momento molti missionari, che, nel tentativo di conquistare i fedeli per la Chiesa, hanno usato il canto per indottrinare e rendere attraente l’apprendimento del catechismo. Ad essa si dedicarono anima e corpo i missionari francescani, domenicani e agostiniani, seguiti dai benedettini e dai gesuiti. La disposizione naturale degli indigeni e il fervore religioso fecero sì che presto si acclimatassero e sviluppassero come proprie le forme musicali portate dall’Europa. Missionari, Fin dai primi anni della colonizzazione insegnarono agli indigeni a costruire e suonare gli strumenti con i quali formavano piccole orchestre per accompagnare il coro delle loro voci. Fu anche affermato da diversi cronisti dell’epoca che le persone frequentavano le funzioni religiose più per amare la musica che per devozione.

Parte del testo originale:

Hanacpachap cussicuinin
Huaran cacta manycaiqui
Yupairurupucoc mallqui
Runacunap suyacuinin
Callpan nacpa quemi cuinin
Huaciascaita.

Uyarihuai manycaita
Diospa rampan Diospa maman
Yurac tocto hamancaiman
Yupascalla, collpascaita
Huahuarquiman suyuscaita
Ricuchillai.

Traduzione:

Gioia del cielo
Ti adoro mille volte
Frutto prezioso dell’albero fecondo,
Speranza che incoraggia
e dà sostegno agli uomini,
ascolta la mia preghiera, ascolta.

le nostre suppliche
Oh, colonna d’avorio, madre di Dio
Di belle iridi gialle e bianche
Ricevi questo canto che noi offriamo a te,
vieni in nostro aiuto,
mostraci il frutto del tuo grembo .

 

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