Dahua Zhang photography: viaggio nella “La poetica della vita” dell’artista cinese.
Dahua Zhang photography: “La poetica della vita” è ciò che mi ha ispirato ad intervistare Dahua Zhang. Conosco poco di lui, se non le sue fotografie, che mi hanno colpita sin dal primo momento in cui le ho viste. Sono scatti immediati che rivelano all’osservatore la profondità del suo animo, il quale stenta a palesarsi nell’intervista che ha deciso di rilasciare per Crono News. Dalle sue parole, ho imparato che Dahua preferisce affidarsi all’istinto, al “click” della macchina fotografica, per rappresentare la sua interiorità, senza lasciarsi veicolare dal giudizio del pubblico e dal suo stesso pensiero.
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La sua arte.
Quando gli ho chiesto di presentarmi la sua arte e la sua fonte di ispirazione, mi ha risposto: “Questa domanda è molto difficile, contrariamente a quanto si creda, il concept artistico non è qualcosa a cui pensi: la mia ispirazione deriva dalla vita stessa. Potrebbe essere qualsiasi storia, donna, un momento di rottura con la persona amata o un periodo difficile, ma potrebbe essere anche un film, una prospettiva insolita. Tutto questo mi può ispirare.” E aggiunge: “ Non penso a cosa voglio trasmettere al pubblico, per me è solo soddisfare la mia interiorità, non mi interessa molto del giudizio della gente.” Tali risposte puntuali ed immediate sembrano aver confermato la poetica che si cela dietro ad ogni suo scatto: “La poetica della vita.” Scevri da qualsiasi riflessione puramente concettuale i suoi scatti sono la rivelazione della sua verità interiore, divenendo così l’emblema dell’esistenza stessa, che si genera in mancanza di un’ intelligenza ordinatrice. Dahua non sfugge al caos ma lo ingloba per poi riordinarlo, senza volerlo, in verità artistica. “Bisogna avere un caos dentro di sé per partorire una stella danzante” diceva Friedrich Nietzsche.
Fotografie rivelatrici.
Sono proprio le sue fotografie rivelatrici che mi hanno incuriosita e mi hanno spinta a non chiedere di più, quando l’artista mi ha restituito una scarna presentazione di se stesso: “Mi chiamo Dahua e mi occupo di arte”, quasi a voler indicare che non ha importanza chi sia l’occhio che si nasconde dietro l’obiettivo, ma piuttosto ciò che esso vede e come lo vede. Le sue opere, così, diventano un tutt’uno con se stesso, ma al contempo ne sono completamente svincolate. Secondo Dahua, infatti, “il significato dell’arte è proprio l’espressione interiore, il punto di vista verso il mondo e qualsiasi cosa, la cui espressione viene fuori; ma la cosa più strabiliante dell’arte è che può mettere in contatto persone che altrimenti non comunicherebbero, ad esempio ad un giovane di venti anni e ad un anziano di sessanta potrebbe piacere lo stesso film”.
Immediatezza.
L’immediatezza dei suoi scatti, tuttavia, non tradisce la sua maestria tecnica, che ci regala opere superbe e mai banali, dall’erotismo talvolta timidamente accennato, attraverso l’utilizzo di vari elementi quali drappi che si confondono alle linee sinuose dei corpi, o del cellofan e dei sacchetti di plastica che evocano una sessualità quasi negata e per certi versi legata, altre invece evocano immagini insolite che destano meraviglia in chi le osserva: l’elemento fantastico si inserisce qui delicatamente, senza tradire l’essenzialità e la sobrietà dei suoi scatti, ma compartecipando al loro minimalismo, diventando così elementi naturali.
Massima espressione.
Dahua Zhang photography: La sua poetica della vita trova nei soggetti umani la sua massima espressione. L’artista instaura con i soggetti rappresentati un legame viscerale che nasce e muore al suono dello scatto: “Mi piace fotografare le persone, ogni volta che le fotografo me ne innamoro per un po’ e penso che siano meravigliose, poi scatto, e vengo inebriato dalla felicità, dopo cado in un vuoto e in una stanchezza senza fine, non sto bene quasi se avessi perso una persona amata”.
Per Dahua la creazione artistica diventa una catarsi che nel suo breve tempo di gestazione lo tocca nel profondo fino a svuotarlo: la “petite mort”.
Ma è nell’atto della creazione stessa, che si consuma in ogni click, che l’artista trova la sua ragion d’essere. “Nutro interesse per molte cose, mi piace osservare tutto quello che c’è attorno, mi piacciono le persone, l’abbigliamento, i film, la moda, la musica… Fotografare è soltanto far entrare tutto ciò che ci piace e far uscire la nostra espressione”.
Poche parole.
Dahua Zhang photography: La personalità di Dahua che si evince dalle sue poche parole e dalle sue opere mi ha spinto ad accostarlo alla figura di Renhang, un giovane fotografo cinese, divenuto famoso anche in Occidente. Come Renhang, Dahua predilige la ritrattistica, immortalando persone asiatiche. Ciò che mi ha stupito di più è che entrambi hanno risposto allo stesso modo alla domanda sul perchè preferissero scattare volti asiatici: “Fotografo i miei amici, chi mi sta attorno, ma non ho amici europei”. Tuttavia l’autore, nonostante abbia apprezzato il mio accostamento, si professa ben lontano da Renhang: “Grazie per aver giudicato in questo modo le mie opere, ma sono ben lontane da quelle di Renhang, che conosco e i cui lavori mi hanno impressionato per un certo periodo di tempo, mi meraviglia il fatto che una persona così ordinaria come lui abbia scattato delle foto così meravigliose. Tuttavia, mi ha influenzato poco.” Forse la potenza espressiva delle foto di Dahua sta nel fatto che non può essere messa a paragone ma che è propria dell’artista, “La caratteristica delle mie foto risiede nel mio modo di pensare stesso”.
Maria Bruna Ferrara
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