Psychedelic Journey in Satchidananda: il talento straordinario di Alice Coltrane. La sua arpa accordata con il cosmo, regala note di ineguagliabile bellezza.
Psychedelic Journey in Satchidananda: Nata nell’estate del 1937 a Detroit, Alice McLeod si dimostrò un talento sin dalla sua giovane età, suonando pianoforte e organo nella sua chiesa battista locale. Inizio a suonare il il pianoforte classico nei concerti nei dintorni di Detroit durante l’adolescenza. Nel 1960 si trasferì a Parigi e iniziò a suonare il jazz sotto la guida del pianista Bud Powell. L’anno successivo si esibì come pianista d’intervallo al Blue Note di Parigi.
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Primo matrimonio.
Il primo uomo che Alice Coltrane sposò la consegnò, in un certo qual modo, al secondo. Sposò il cantante jazz Kenny “Pancho” Hagood nel 1960, ma quasi appena concepì il loro figlio, la loro relazione si deteriorò a causa dell’abuso di eroina da parte di lui e lei tornò in America. Con la loro figlia Sita Michelle al seguito, Alice arrivò a Detroit più tardi in quell’anno e la sua carriera di musicista professionista iniziò sul serio. Si esibì a Detroit e alla fine si unì al quartetto di Terry Gibbs al pianoforte. Era un’improvvisatrice ricercata, nota per il suo impegno nel suonare in trance che trascendeva i ritmi stabiliti dal suo leader. Durante uno spettacolo a New York con la band di Gibbs, nel 1962, incontrò John Coltrane. L’anno successivo Alice lasciò bruscamente la band di Gibbs, comunicato che avrebbe sposato il grande John. John e Alice ebbero tre figli insieme.
Il cammino spirituale.
Psychedelic Journey in Satchidananda: John morì di cancro al fegato nel 1967. Nel profondo del suo dolore, Alice fece visita ad un uomo di nome Swami Satchidananda, un guru incontrato a Woodstock, e diventò sua discepola. I suoi consigli e la sua guida spirituale placarono il suo immenso dolore. Alice Coltrane si impegnò fortemente, da quel momento, in questioni spirituali. Le sue composizioni cominciarono a piegarsi psichedelicamente alle tradizioni musicali di tutto il mondo, ma non persero l’appeal dall’ambiente bebop della sua gioventù di Detroit. Nel 1970 ha registrò Journey in Satchidananda, intitolato al suo guru. Tutti i primi album di Coltrane testimoniano la sua esplorazione della mitologia e della religione, in particolare dall’Egitto e dall’India, quest’ultima visitata più volte negli anni Settanta. Ma è Journey in Satchidananda che rende pieno omaggio alla trasformazione che Alice ebbe alla fine degli anni Sessanta, come persona e come artista.
Grande profondità.
Si tratta di un disco tanto di grande profondità spirituale e improntato su un’ abilissima orchestrazione. L’indizio è nel titolo: è un viaggio. Coltrane ci porta attraverso territori inesplorati nella composizione jazzistica, attingendo da molteplici culture e strumenti diversi, ma ci mostra anche l’emozione in movimento. Poiché rifiuta di rimanere in una sola chiave, trattando invece i temi dell’album come un insieme di forme melodiche ricorrenti, la trama stessa di Journey in Satchidananda è definita dalla transizione, dal processo e dal flusso. La sua musica non ha né inizio né fine. Invece, come dimostrano le prime battute del brano d’apertura, Coltrane lavora con il principio del looping e della trascendenza. Dovreste ascoltare l’album dall’inizio alla fine mentre siete sdraiati a terra con gli occhi chiusi, perché queste sono le condizioni migliori per eseguire il tipo di visualizzazione che le note di copertina di Alice Coltrane richiedono: “Chiunque ascolti questa selezione dovrebbe cercare di immaginare se stesso che galleggia su un oceano dell’amore di Satchinandaji.”
Disco fantastico.
Fantastico l’inizio del disco con all’interno del tema suonato sulla tamboura – uno strumento a percussione a collo lungo con un timbro quasi canino – la sua arpa suona come un folletto, un bambino liberato dopo una lunga prigionia. Danza verso l’alto e verso il basso in modo disinteressato, come se nessuno lo guardasse. Un meraviglioso fascio di luce sull’acqua.
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