Gioacchino Rossini, il musicista artefice della rinascita dell’opera napoletana. Fu uno dei più grandi artisti che l’Italia abbia mai avuto, simbolo di italianità ed orgoglio nostrano. Il suo talento si mise in luce fin dall’infanzia quando già studiava le opere di Cimarosa, Haydn e Mozart. Dal 1816 al 1822 l’artista pesarese strinse il suo legame con la città di Napoli.
Gioacchino Rossini, illustre musicista italiano, vissuto a cavallo tra il diciottesimo e diciannovesimo secolo, fu senza dubbio, colui che riuscì a risollevare l’opera napoletana. In verità l’artista, nato a Pesaro nel 1772, fu uno dei maggiori artisti che l’Italia abbia mai avuto. Fin dalla tenera età Rossini mise in mostra il suo enorme talento. studiando le opere di Cimarosa, Haydn e Mozart. A vent’anni già scrisse “Opere buffe” e “Opere serie” per diversi teatri italiani, e dopo il successo di “Tancredi” e de “L’italiana in Algeri”, la sua ascesa verso la fama diviene inevitabile. Negli anni tra il 1816 ed il 1822 strinse un forte legame con la città di Napoli.
Un illustre e potente impresario del Teatro San Carlo di Napoli lo scritturò al fine di risollevare, una volta per tutte, il mondo operistico partenopeo che era in forte declino. Nella città del Vesuvio Gioacchino Rossini maturò come drammaturgo ed allargò i propri mezzi musicali che salirono all’apice del successo con l’opera “Semiramide”, l’ultima del suo periodo italiano. A Napoli l’artista marchigiano convolò a nozze con Isabella Colbran, nobildonna spagnola, che lo aiutò anche nella sua carriera. Al termine di una tournèe a Vienna e Londra, Gioacchino Rossini fu invitato a Parigi per dirigere il Théâtre Italien. Qui mandò in scena le sue opere rivisitate ed aprì la strada al “grand-opera”.
Nella capitale francese arrivò al massimo della sua celebrità e chiuse la carriera operistica. Morì a Passy, cittadina montana francese nel 1868, ma la sua salma fu traslata, in seguito, a Firenze dove è tuttora conservata nella chiesa di Santa Croce.