Scritti inediti di Giacomo Leopardi: ritrovati a Napoli, presso la Biblioteca Nazionale, in essi ci sono appunti e commenti. La scoperta è stata fatta dagli studiosi Marcello Andria e Paola Zito.
Degli scritti inediti di Giacomo Leopardi, illustre poeta italiano del diciannovesimo secolo, nato a Recanati e morto alle falde del Vesuvio, sono stati ritrovati presso la Biblioteca Nazionale di Napoli. Egli strinse amicizia con lo scrittore e patriota napoletano Antonio Ranieri, presso la cui casa visse per diverso tempo. Si pensa che durante il suo soggiorno nella città partenopea dovette depositare i manoscritti nella Biblioteca. Gli scritti inediti di Giacomo Leopardi, trentotto pagine, sono inclusi nel corpus dei manoscritti conservati nella Biblioteca.
La scoperta è stata fatta dagli studiosi Marcello Andria e Paola Zito, i quali per trent’anni hanno instancabilmente lavorato con altri colleghi, alle carte di Giacomo Leopardi e, dopo una lunga analisi interpretativa, le hanno pubblicate nel libro Leopardi bibliografo dell’antico, già presentato un paio di giorni fa nelle sale di Palazzo Reale con contestuale esposizione dei preziosi documenti rinvenuti.
Questi scritti inediti di Giacomo Leopardi trattano un elenco di ben 557 annotazioni autografe e bibliografiche aggregate per lettera, in un approssimativo ordine alfabetico, relative agli anni 1816/17. Gli scritti sono in latino e contemplano degli appunti redatti nel suo studio di Recanati. Le trentotto pagine rappresentano una lista di testi ed autori da Omero ad Aristotele, da Platone a Cicerone, fino agli scrittori tardo antichi che l’allora diciannovenne poeta redasse a testimonianza del grande e vorace desiderio di conoscenza e di eruditissimo.
Leopardi, nella biblioteca paterna, prese nota, da riviste e cataloghi di librai, di tutti i testi che intendeva leggere ed applicò molte di queste segnalazioni con commenti personali e critici che possono essere visti come una sorta di conversazione tra il poeta e quei libri. Il recanatese aveva seguito le orme paterne per lungo tempo ma a differenza del padre, il Leopardi era orientato verso la filologia moderna, verso l’Europa, verso l’editoria più aggiornata.
Non si saziava mai del nuovo, amava il sapere, leggere ed imparare, ma aveva un’ansia incredibile di non riuscire a trovare tutto quello che cercava: una specie di inquietudine che lo accompagnerà per tutta la vita. In qualità di lettore onnivoro, Giacomo Leopardi voleva sapere su cosa indirizzarsi, cosa studiare, quali edizioni cercare e prediligere. Il momento in cui scrisse fu per lui un periodo transitorio: fu la svolta che lo porterà dall’antico al nuovo, ma anche quella che lo condurrà a sperimentare l’ansia di non essere aggiornato, di dover recuperare il tempo perduto.
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Scritti inediti di Giacomo Leopardi ritrovati a Napoli presso Biblioteca Nazionale
Scritti inediti di Giacomo Leopardi: ritrovati a Napoli, presso la Biblioteca Nazionale, in essi ci sono appunti e commenti. La scoperta è stata fatta dagli studiosi Marcello Andria e Paola Zito.
Degli scritti inediti di Giacomo Leopardi, illustre poeta italiano del diciannovesimo secolo, nato a Recanati e morto alle falde del Vesuvio, sono stati ritrovati presso la Biblioteca Nazionale di Napoli. Egli strinse amicizia con lo scrittore e patriota napoletano Antonio Ranieri, presso la cui casa visse per diverso tempo. Si pensa che durante il suo soggiorno nella città partenopea dovette depositare i manoscritti nella Biblioteca. Gli scritti inediti di Giacomo Leopardi, trentotto pagine, sono inclusi nel corpus dei manoscritti conservati nella Biblioteca.
La scoperta è stata fatta dagli studiosi Marcello Andria e Paola Zito, i quali per trent’anni hanno instancabilmente lavorato con altri colleghi, alle carte di Giacomo Leopardi e, dopo una lunga analisi interpretativa, le hanno pubblicate nel libro Leopardi bibliografo dell’antico, già presentato un paio di giorni fa nelle sale di Palazzo Reale con contestuale esposizione dei preziosi documenti rinvenuti.
Questi scritti inediti di Giacomo Leopardi trattano un elenco di ben 557 annotazioni autografe e bibliografiche aggregate per lettera, in un approssimativo ordine alfabetico, relative agli anni 1816/17. Gli scritti sono in latino e contemplano degli appunti redatti nel suo studio di Recanati. Le trentotto pagine rappresentano una lista di testi ed autori da Omero ad Aristotele, da Platone a Cicerone, fino agli scrittori tardo antichi che l’allora diciannovenne poeta redasse a testimonianza del grande e vorace desiderio di conoscenza e di eruditissimo.
Leopardi, nella biblioteca paterna, prese nota, da riviste e cataloghi di librai, di tutti i testi che intendeva leggere ed applicò molte di queste segnalazioni con commenti personali e critici che possono essere visti come una sorta di conversazione tra il poeta e quei libri. Il recanatese aveva seguito le orme paterne per lungo tempo ma a differenza del padre, il Leopardi era orientato verso la filologia moderna, verso l’Europa, verso l’editoria più aggiornata.
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Non si saziava mai del nuovo, amava il sapere, leggere ed imparare, ma aveva un’ansia incredibile di non riuscire a trovare tutto quello che cercava: una specie di inquietudine che lo accompagnerà per tutta la vita. In qualità di lettore onnivoro, Giacomo Leopardi voleva sapere su cosa indirizzarsi, cosa studiare, quali edizioni cercare e prediligere. Il momento in cui scrisse fu per lui un periodo transitorio: fu la svolta che lo porterà dall’antico al nuovo, ma anche quella che lo condurrà a sperimentare l’ansia di non essere aggiornato, di dover recuperare il tempo perduto.
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