Chiesa Santa Maria Incoronatella della Pietà dei Turchini, Napoli, fabbrica cantori napoletani XVII, XVIII secolo-4

Chiesa Santa Maria Incoronatella della Pietà dei Turchini, Napoli, fabbrica cantori napoletani XVII, XVIII secolo

La Chiesa Santa Maria Incoronatella della Pietà dei Turchini, a Napoli, in via Mediana è detta anche la fabbrica cantori napoletani del XVII e XVIII secolo. Fu sede del sorgente naturalismo del Caravaggio.

La Chiesa Santa Maria Incoronatella della Pietà dei Turchini, sita in via Medina a Napoli, sorse di pari passo con la costruzione di San Pietro a Majella. Essa fu costruita intorno alla fine del diciassettesimo secolo, ovvero nel 1595, anno nel quale si conclusero i lavori, dei quali tuttora restano inalterate diverse opere di restauro. In realtà il suo nome trae origine dal colore, appunto turchino  delle tuniche indossate dai ragazzi abbandonati, poi accolti, nell’istituto attiguo alla Congregazione dei bianchi dell’oratorio. La struttura era formata, infatti, da un edificio sacro, un orfanotrofio ed un conservatorio musicale.

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Conservatorio musicale nel quale studiarono i più famosi ed importanti artisti del seicento e del settecento napoletano, come per esempio Alessandro Scarlatti, Giovan Battista Pergolesi e Giovanni Paisiello , i quali diedero, quella  struttura la denominazione di “fabbrica dei cantori napoletani del 1600 e del 1700″. La Chiesa Santa Maria Incoronatella della Pietà dei Turchini fu, in realtà fu uno dei primi quattro conservatori della città partenopea, dalla cui fusione  sorse, successivamente  nell’anno 1807, il Real Collegio di Musica, oggi, l’attuale Conservatorio di San Pietro a Majella.

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La pianta originale della struttura di Via Medina, a Napoli, presentava, in un primo momento, un‘unica navata e dieci cappelle, cinque per ogni  lato. Fu poi ristrutturata fra il 1633 e il 1639 ed in questa circostanza alla chiesa  furono aggiunti il transetto, l’abside e la cupola. Per ampliare l’edificio furono acquistati tre appartamenti ed un terraneo ubicati nella strada di San Bartolomeo, per una spesa di circa 3280 ducati.

Le dieci cappelle furono abbellite dalla mano dei maggiori artisti che in quel periodo lavoravano a Napoli. In modo assolutamente particolare ricordiamo  la tela custodita gelosamente nella terza cappella a destra, la quale  raffigura la “Sacra Famiglia”, un’opera realizzata nel 1617 dal noto pittore  Battistello Caracciolo  che rappresenta un omaggio alle “Sette opere di Misericordia” del  Caravaggio. Si resta incantati davanti a “L’angelo custode” di Filippo Vitale.

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Appartengono invece a Luca Giordano l “Invenzione della Croce”, “San Giacinto passa il Boristene” e “Santa Rosa da Lima vede la Madonna”. Nell’Invenzione della Croce, realizzata  tra il 1660 e il 1665, il pittore partenopeo presenta uno degli episodi più importanti della leggenda della Croce di Gesù. Grazie a queste tele il Giordano riesce a dare uno stile barocco, tuttora primeggiante , alla chiesa Santa Maria Incoronatella  della Pietà dei Turchini.

Molto più classicheggianti  “Sant’Anna che offre Maria all’Eterno” e “San Tommaso” affreschi realizzati da Andrea Vaccaro, nei quali il pittore si collega alla scuola emiliana di Guido Reni. Infine, appartengono  a Giacinto Diano le tele: “Adorazione dei pastori”, “l’Adorazione dei Magi” e la “Circoncisione”, che circondano  l’altare, assieme al dipinto la “Strage degli Innocenti” formata da una fascia centrale e due tele laterali.

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Malgrado  sia inscritta al nostro patrimonio sacro come la chiesa di Santa Maria dell’Incoronatella, il suo nome storico resta chiesa della Pietà dei Turchini, come dicevamo in ricordo del colore dell’abito umile ma decente, di color torchino, lungo come la sottana ecclesiastica indossato da tutti i ragazzi iscritti al prestigioso conservatorio.

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