Il governo spagnolo chiede scusa
Il governo spagnolo chiede scusa- Ph credit Barrena

Il governo spagnolo chiede scusa per la violenza della polizia durante referendum catalano

Il governo spagnolo si scusa per la violenza della polizia durante le votazioni per il referendum in Catalogna.

Enric Millo, il più alto rappresentante del governo spagnolo in Catalogna, si è scusato subito dopo aver visto le immagini dell’intervento della polizia, ma allo stesso tempo dichiara, che anche il governatore catalano Carles Puigdemont ed il suo governo regionale sono colpevoli.

Il governo spagnolo si è scusato per i metodi, estremamente violenti, adottati dalla polizia spagnola, durante il referendum di indipendenza di domenica, ma ha detto che i leader politici della regione sono colpevoli per aver voluto andare comunque avanti con il voto.

I commenti di Enric Millo, il più alto rappresentante del governo in Catalogna, sono stati la prima scusa ufficiale, fatta da un funzionario governativo spagnolo sulla violenza. Questo è stato il primo caso di scuse rilasciate da un funzionario ufficiale del governo spagnolo dopo i violenti scontri che hanno causato quasi 900 feriti, tra i quali  33 agenti di polizia.

Il governo catalano, intanto dichiara, che molte centinaia di persone sono rimaste ferite dopo che la polizia spagnola ha tentato di fermare il voto del referendum, bloccando molti dei seggi elettorali già predisposti e maltrattando con violenza oppressiva, gli elettori e sparando inoltre proiettili di gomma contro la folla.

Il Re Felipe di Spagna, non ha menzionato il comportamento, inqualificabile e violento,  della polizia quando ha affrontato in un discorso televisivo, il paese martedì sera.

Il portavoce del governo spagnolo, Enric Millo, ha inoltre dichiarato in una intervista rilasciata alla TV3 della Catalogna: “Quando ho visto quelle immagini così crude e violente, tutto quello che posso fare è chiedere scusa a nome di tutti gli ufficiali di polizia intervenuti“. Ha detto, tuttavia, che “il presidente catalano, Carles Puigdemont, e il suo governo sono egualmente colpevoli e responsabili per gli eventi accaduti la domenica del voto, perché hanno insistito oltremodo per andare avanti con il sondaggio elettorale”.

Intanto continua la battaglia legale tra il governo spagnolo di Madrid e la regione autonoma della Catalogna. Giovedì scorso il tribunale ha sostenuto una sfida del Partito socialista della Catalogna, che si oppone fortemente alla separazione dalla Spagna, che prevede che consentire al parlamento catalano di riunirsi, violerebbe i diritti dei deputati del partito. Il tribunale ha altresì affermato, che ogni sessione svolta in difetto del suo divieto sarebbe “nulla” e che i leader del parlamento potrebbero affrontare serie azioni penali se ignorassero l’ordine del tribunale stesso.

Il ministro degli affari esteri della Catalogna, Raül Romeva, ha insistito affinché il dibattito vada avanti indipendentemente dalla decisione del tribunale. il Parlamento della Catalogna si riunirà comunque lunedì 9 ottobre per discutere dell’indipendenza della regione autonoma dalla Spagna.

Continueremo ad andare“, ha detto inoltre Romeva, in una intervista al programma di BBC Radio 4’s Today di stamane. “Penso sia importante che cominciamo a capire che si tratta di politica; non si tratta di legittimità. Non c’è nulla di illegale nel voto “. Il Parlamento discuterà; il Parlamento si riunirà, ci sarà un dibattito e questo è importante “.

Raül Romeva ha inoltre respinto fortemente i suggerimenti che forse, una dichiarazione unilaterale di indipendenza, potrebbe aggravare sensibilmente la situazione. “La crisi è già sul tavolo. Abbiamo avuto una crisi per lungo tempo; “abbiamo cercato di negoziare per lungo tempo; la gente ha dimostrato pacificamente per lungo tempo, semplicemente chiedendo il diritto di essere ascoltata; e abbiamo quindi chiesto al governo spagnolo di fare politica per lungo tempo”.

Si apprende in queste ultime ore che, l’esercito spagnolo avrebbe inviato in Catalogna 15 camion come “supporto logistico”, per dare aiutare i circa 10mila agenti di polizia e Guardia Civil che si trovano stanziati nella regione da giorni.

L’invio dei convogli militari in Catalogna, fa immediatamente, immaginare che il governo spagnolo di Rajoy sceglierà di reagire attraverso una linea dura.

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