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L’isola di Vivara, splendida cornice naturale originatasi 55.000 anni fa

Vivara, l’isola degli animali.

Accanto alla splendida Procida, collegata da un ponte pedonale della lunghezza di poco più di 100 metri che ha probabilmente sostituito nel corso dei secoli una stretta falesia che in età romana permetteva di raggiungerlo, si estende, coricato a formare quasi una mezzaluna, un altro piccolo isolotto meno grande della dirimpettaia vicina, ma non per questo meno suggestivo, ovvero l’isola di Vivara. L’origine del nome, è stata oggetto di discussione nel corso degli anni. La maggior parte dei linguisti però, preferisce aderire alla tesi che il toponimo derivi dal latino “vivarium” cioè luogo in cui vivono gli animali. Posta all’estremità nordoccidentale del Golfo di Napoli, questa splendida cornice naturale, che costituisce il margine occidentale di un cratere vulcanico originatosi circa 55.000 anni fa ed oggi sommerso, è delimitato sul lato orientale dal promontorio di Santa Margherita, il cui anello racchiude lo splendido specchio di mare detto “Golfo del Genito”.

Strabiliante angolo di natura.

L’isola di Vivara…che bellezza! Chi si volesse avventurare per visitare questo strabiliante angolo di natura che conserva da anni il suo stato selvaggio di polmone verde completamente disabitato, verrà accolto a nord, dalla punta “Capitello” che è come fosse una sorta di freccia naturale, che indica la direzione verso Procida. Il paesaggio che ci appare ai nostri occhi, appena messo piede in questo piccolo fazzoletto di terra a picco sul mare, sembra simile a quella dell’Isola di Montecristo, descrittaci nel famoso romanzo “Il Conte di Montecristo”, dello scrittore francese Dumas. I suoi fianchi ripidi, sia ad est che ad ovest, non permettono l’esistenza di arenili e questo la rende dunque difficilmente accessibile dal mare, da qualsiasi lato del perimetro vi sia intenzione di raggiungerla. Gli unici punti che attualmente permettono un approdo più agevole, sono costituiti da Punta d’Alaca a sud e dalla Carcara ad ovest, e questo è stato possibile grazie all’opera dell’uomo.

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Il ponte dell’acquedotto.

E’ esattamente il ponte dell’acquedotto, a permetterci, una volta attraversato, di raggiungere la punta Capitello dove, dopo essere saliti attraverso una lunga rampa di scalini, fatta costruire in onore dalla principessa Maria Josè del Belgio, che espresse il desiderio di poter visitare l’isola, si imbocca il sentiero principale che permettere di tagliarla longitudinalmente da nord-est a sud-est. A circa metà del percorso, si trovano una serie di case rurali, comprendenti una casa padronale (risalente al Seicento) ed una colonica ma occorre avere ancora un po’ di pazienza per essere ricompensati perché una volta giunti alla punta “Mezzogiorno alta”, a sud dell’isola, ci si imbatte in un edificio detto anche “Tavola del Re”, da cui è possibile godere di un paesaggio mozzafiato che ci consente di ammirare tutto il Golfo di Napoli; da Ischia, fino al Vesuvio, passando da Capri fino alla penisola sorrentina. Una vera e propria riserva naturale insomma, ritrovo ideale per gli amanti della natura, a chi cerca ancora quel contatto virgiliano, ovvero bucolico, con le bellezze del creato.

La mezzaluna dell’isola di Vivara.

Chi lo dice che il sole e la luna non possano stare a braccetto? Basta affacciarsi, in una soleggiata giornata estiva, da una delle case multicolore dell’isola di Procida, per rivolgere il proprio sguardo verso la fantastica mezzaluna di Vivara, e capire che i sogni possono diventare realtà…

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