Imprenditore milanese lascia un'eredità di 15.000€ pro capite a tutti gli operai

Imprenditore milanese lascia un’eredità di 4ML a tutti gli operai

Un imprenditore milanese, deceduto quattro giorni fa, ha lasciato un’eredità di 15.000€ pro capite a tutti gli operai della sua fabbrica per un totale di 4 milioni.

Luciano Tamini, un imprenditore milanese di una ditta sita nella periferia di Milano, che è deceduto, quattro giorni or sono, all’età di 85 anni, ha stabilito, nel suo testamento che a tutti gli operai della sua fabbrica andassero in eredità 15.000 euro ed agli impiegati, 10.000 euro, per un ammontare complessivo di quattro milioni di euro di lascito.

Inoltre l’imprenditore milanese ha deciso che tutti i suoi dipendenti avessero un permesso di otto ore per presenziare ai funerali. Queste le ultime volontà dell’imprenditore milanese Luciano Tamini, patron dell’omonima azienda di famiglia, che si occupa di produrre trasformatori elettrici, con sede nell‘hinterland milanese.

Per la cronaca, sono all’incirca 300 i lavoratori dipendenti della ditta Tamini che potranno godere  di questo lascito: tutti coloro, cioè, che erano alle dipendenze dell’azienda al momento della cessione al gruppo Terna e che vi lavorano tuttora.

L’azienda della famiglia Tamini  fu creata ben 101 anni fa a Milano; L’imprenditore defunto qualche giorno fa,  a soli 21 anni, prese in mano  le redini della fabbrica di trasformatori elettrici riuscendo a far diventare la sede di produzione di Melegnano “la Ferrari dei trasformatori”.

Nel 2014 la cessione a Terna,  poi nel 2016, nel centenario del marchio, arrivano però la cassa integrazione e l’estromissione del patron dalla carica di presidente onorario. Quindi per il buon Luciano una breve malattia e successivamente la morte, con sorpresa finale per i lavoratori, diventati suoi ereditieri.

A giudizio di molti. l’imprenditore Luciano Tamini dovrebbe essere un esempio per tutti. I suoi dipendenti saranno orgogliosi di aver avuto un grande uomo  a capo dell’Azienda che rimarrà scolpito nel tempo, non soltanto per questa sua donazione spontanea.

Tamini, ovviamente  era un imprenditore vero con la I maiuscola ma di altri tempi, in senso positivo, non un “manager”di quelli attuali che sanno ristrutturare le aziende solo con il licenziamento dei lavoratori, senza riuscire a trovare invece valide alternative.

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