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Il caos voucher tiene banco nella classe lavoratrice del nostro paese

Il caos voucher tiene banco nella classe lavoratrice del nostro paese. Aboliti i buoni Inps, come gestire il lavoro temporaneo?

Il governo italiano ha appena finito di essere alle prese con la diatriba inerente i famosi voucher, pomo della discordia di questi giorni in seno alla politica nostrana. Ieri finalmente la svolta, il governo del presidente Gentiloni ha definitivamente abrogato gli articoli dedicati ai voucher lavoro riguardanti l‘utilizzo di questi benedetti buoni Inps. Tuttavia i voucher, o buoni, acquistati entro il 17 marzo 2017 potranno essere usati fino al 31 dicembre 2017. Dopo giorni e giorni dedicati a questa riforma che ha creato, al momento, soltanto un caos generale, il governo italiano ha deciso di mettere fine, una volta per tutte, all’utilizzo di tali voucher, per quanto riguarda il lavoro temporaneo.

Dal primo gennaio 2018, pertanto, questi ultimi andranno in pensione. L’eliminazione dei voucher, nata come una reazione del Governo al fine di cancellare il referendum sul Jobs Act  previsto per il prossimo 28 maggio, lascia però un vuoto normativo su come elargire le retribuzioni riguardo a prestazioni occasionali di diverse tipologie di lavoro. Cosa cambierà allora, quali saranno le nuove regole sia per datori di lavoro che per i lavoratori retribuiti, fino ad ora con i classici buoni lavoro Inps? Ecco i cambiamenti disposti: ogni lavoratore si troverà di fronte a due scelte, la prima: quella di regolarizzare secondo le tipologie contrattuali la propria posizione lavorativa, oppure optare per la seconda possibilità, ossia quella di lavorare in nero, eludendo la legge. 

Sarà possibile, comunque, nel periodo che va dall’abolizione dei voucher all’introduzione di un nuovo strumento retributivo promesso da Gentiloni, usufruire di contratti di lavoro intermittente o a chiamata, che potranno essere stipulati dal datore di lavoro, soltanto nei confronti di lavoratori aventi un’età compresa tra i 24 e i 55 anni. Per quanto concerne imprese e società, questa potrebbe risultare un’alternativa valida da utilizzare nel rispetto della legge, mentre è difficile credere che una famiglia si faccia carico di questi contratti ad intermittenza.

Alla luce di queste novità il rischio, in sostanza, è che l’eliminazione dei voucher si trasformi in una crescita esponenziale del lavoro in nero e che a pagare le conseguenze di questa decisione, certamente troppo frettolosa del Governo per evitare il referendum di cui abbiamo parlato, siano, ovviamente, sia i datori di lavoro che i lavoratori. In parole povere. invece di una buona riforma, i politici del nostro beneamato paese hanno varato un’autentica situazione di caos che provocherà, almeno nell’immediato, solo enormi disagi.

L’introduzione di questa nuova normativa non trova i consensi dei cittadini, le lamentele giungono soprattutto da quelle categorie come agricoltori, esercenti, ristoratori, organizzatori di eventi, i quali hanno sempre fatto uso dei buoni.  “Uno strumento davvero molto utile per diverse tipologie di lavoratori che oggi viene a mancare per i capricci di una classe politica che non ha altro di meglio a cui pensare“. Questa la spontanea dichiarazione del presidente della Fipe, Lino Enrico Stoppani, alla notizia.

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