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La Babbaiola: crostata che profuma di mare e racconti antichi

Più che una semplice torta, è un racconto che sa di sole.

La Babbaiola: crostata che profuma di mare e racconti antichi. la sua anima risiede nei piccoli laboratori artigianali, dove i segreti si tramandano sottovoce.

Ci sono dolci che non nascono per fare rumore, ma per rimanere impressi nella memoria come una melodia d’altri tempi. A Napoli, sulla collina che secondo i Greci “fa cessare il dolore”, Posillipo, esiste un tesoro di pasticceria avvolto in un’aura di leggenda: la Crostata della Babbaiola. Più che una semplice torta, è un racconto che sa di sole, di limoni Sfusato, e della brezza marina che accarezza i casali affacciati sul golfo. Non la troverete nelle vetrine sfarzose del centro, perché la sua anima risiede nei piccoli laboratori artigianali, dove i segreti si tramandano sottovoce.

La sua storia, come le migliori narrazioni partenopee, è un intreccio di verità e mito. La leggenda narra di una donna straordinaria, la signora Rosa, che viveva e creava le sue meraviglie nel cuore di Posillipo, forse nel pittoresco borgo di Marechiaro. Le sue mani erano così prodigiose nel dare forma a babà soffici e inebrianti da meritarle un soprannome che divenne la sua stessa identità: “la Babbaiola”. Si dice che Rosa, un giorno, volle creare un dolce che fosse l’anima gemella del babà, ma con un carattere diverso: non opulento e carico di rum, ma delicato, fresco e gentile, come un pomeriggio d’estate vista mare. Il risultato fu una crostata che parlava il linguaggio del suo amato quartiere: un inno alla semplicità e all’eleganza.

Ma cosa rende questa creazione un’esperienza così indimenticabile? È l’equilibrio sublime, quasi poetico, tra i suoi elementi. La base è una pasta frolla friabile e burrosa, intessuta con la scorza grattugiata di limoni non trattati, di quelli il cui profumo intenso riempie l’aria delle pergole costiere. Questo guscio dorato, imperfetto e autentico come solo le cose fatte a mano sanno essere, custodisce un cuore cremoso e vellutato. La farcia è una sinfonia magistrale dove la dolcezza della crema pasticcera si fonde con la consistenza ricca e lievemente granulosa della ricotta fresca, spesso di pecora, che le conferisce una nota rustica e genuina.

È proprio il ripieno a svelare l’incanto di questo dolce. La crema ha il colore del sole del mezzogiorno e una levigatezza che ricorda la seta. Il sapore del limone emerge con grazia, senza mai essere aspro, una nota fresca e persistente che pulisce il palato e invita al morso successivo. Assaggiarla non è un’esplosione di gusto, ma una consolazione, una carezza che si scioglie lentamente in bocca, lasciando un’eco persistente. È un dolce che non travolge, ma sussurra storie di nonne, di mani infarinate e di finestre aperte sul mare di Marechiaro.

Ancora oggi, la Babbaiola è un baluardo di “resistenza gastronomica”, un dolce che rifiuta la logica industriale per rimanere fedele alla sua anima artigianale. La sua ricetta è un patrimonio custodito gelosamente, un simbolo di quella Napoli più intima e autentica, proprio come la figura quasi mitologica da cui prende il nome.

Immaginate ora di concludere una passeggiata, quando la luce dorata del tardo pomeriggio allunga le ombre e il cielo si tinge di sfumature arancioni e viola. Avete tra le mani un piccolo vassoio con una fetta generosa di Babbaiola. Il profumo del limone si mescola all’aria salmastra, e vi fermate a contemplare la bellezza di Napoli da uno di quei palcoscenici naturali che solo Posillipo sa offrire.

Potreste trovarvi su Via Petrarca, dove la vista si apre a 180 gradi sul golfo, abbracciando il Vesuvio, Mergellina e Castel dell’Ovo in un unico, maestoso quadro vivente. O forse state percorrendo Via Orazio, più intima, dove ogni curva svela uno scorcio mozzafiato su Capri che sembra quasi di poter toccare e sul profilo inconfondibile di Palazzo Donn’Anna che emerge dalle acque.

Magari avete scelto di salire le Rampe di Sant’Antonio, conosciute dai napoletani come le “Tredici scese”, un percorso antico e sinuoso che culmina in una terrazza panoramica che è la “cartolina di Napoli” per eccellenza, un luogo che sembra sospeso tra cielo e mare. O ancora, siete scesi verso il borgo di Marechiaro, un angolo di mondo senza tempo dove il profumo delle reti dei pescatori si unisce a quello del vostro dolce.

Mentre il primo morso della crostata si scioglie sulla lingua, fresco e avvolgente, alzate lo sguardo. La città sotto di voi si accende delle prime luci della sera, il mare mormora la sua canzone eterna e il Vesuvio osserva silenzioso. In quell’istante, assaporando un dolce nato da una leggenda, vi rendete conto che la Babbaiola non è solo una crostata. È un’esperienza, un pezzo dell’anima di Posillipo che si fa gusto, un ricordo che, come quel panorama, si fisserà nel cuore per sempre.

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