Yutori: la rivoluzione gentile del tempo vuoto.

YUTORI - Art & Ph by @iphotox ©2025 crono.news

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Yutori, una forma d’amore. Amore per sé stessi, per il tempo che ci è dato, per il mondo che ci circonda.

Una mattina, mentre avvicinavo le mie labbra alla tazza ancora tiepida del caffè, ho capito che la mia vita, aveva cominciato a somigliare a una borsa stracolma. Ogni ora, ogni minuto, era stato pigiato dentro con l’arte di chi non vuole sprecare nemmeno un centimetro di spazio. Era domenica, eppure sentivo già il battito del lunedì martellarmi nelle tempie. Fu allora che, quasi per caso, lessi la parola Yutori scritta a caratteri d’inchiostro sottile sul bordo di una pagina.

“Yutori: margine, respiro, quel po’ di vuoto che resta tra una cosa e l’altra.”

Me ne sono innamorato subito, con la stessa foga silenziosa con cui ci si affeziona a un nome che non si sa pronunciare bene. Ho cominciato a portarlo con me, come un fazzoletto bianco in tasca. A chiedermi:quanto spazio c’è davvero tra me e la mia vita?”

Lo Yutori, antica pratica filosofica giapponese, non è un invito alla pigrizia; è invece una rivoluzione gentile. È la scelta di non riempire ogni giorno come se fosse una scatola da spedire. È lasciare che il tempo abbia dei buchi, delle crepe, dei momenti in cui non succede nulla, eppure succede tutto. Ho letto che in Giappone, agli inizi degli anni Duemila, lo Yutori era stato provato nelle scuole per alleggerire i bambini dai carichi di lavoro. Ma la società, inquieta, lo aveva accusato di rallentare il futuro. Così era stato accantonato. Strano, no? Ci siamo dimenticati che il futuro nasce anche dal tempo che non produciamo.

YUTORI – attimi senza tempo – Art & Ph by @iphotox ©2025 crono.news

Per me, lo Yutori è diventato una pratica domestica. Ogni mattina, prima di recarmi al lavoro, resto seduto sulla scale di casa ancora per sette minuti. Non faccio niente. Guardo il cielo che si schiarisce, ascolto il suono lontano dei motori che si accendono, sento il profumo umido del cemento.  Sette minuti che non servono a niente, eppure, è curioso, servono a tutto. Quel piccolo spazio vuoto è diventato la mia anticamera della felicità. Dentro di esso, le preoccupazioni smettono di essere urla e diventano sussurri. Le idee, quelle vere, trovano il corridoio giusto per arrivare.

Lo Yutori è anche un atto di coraggio. Significa accettare che non siamo macchine, ma organismi che hanno bisogno di buchi d’aria. Significa dire di no a un invito per restare a guardare il buio della sera, o cancellare un impegno per sedersi sul bordo del letto con un libro aperto mai arrivato alla terza pagina. È una resistenza silenziosa contro la cultura che ci insegna che il tempo è solo una risorsa da sfruttare.

Un amico, che lavora in una grande città del nord, mi ha raccontato di aver iniziato a praticare lo yutori in metropolitana. Scende una fermata prima, cammina trenta minuti a piedi verso casa. Non ascolta podcast, non guarda lo schermo del telefono. Cammina. È diventato il mio orto, mi ha detto. Coltivo il vuoto.

YUTORI – coltivare il vuoto – Art & Ph by @iphotox ©2025 crono.news

Forse è questo il segreto: coltivare il vuoto. Non come mancanza, ma come terreno. Un terreno dove crescono i pensieri che non chiedono di essere utili, ma solo di esistere. Dove le emozioni, quelle dimenticate, tornano a farsi sentire. È lì che ho ritrovato il gusto di leggere una poesia senza doverla capire, solo per lasciarla scorrere come acqua tra le dita. È lì che ho capito che la tristezza non è un nemico da combattere, ma un ospite da ascoltare, se ho il tempo di ascoltarla.

“Bilanciare il fare con l’essere.”

Lo Yutori, infine, è una forma d’amore. Amore per sé stessi, per il tempo che ci è dato, per il mondo che ci circonda. È il gesto di chi, prima di rispondere a una domanda, prende un respiro più lungo. Di chi, prima di giudicare, lascia che il silenzio faccia da cuscino alle parole. È la consapevolezza che la vita non è una linea da percorrere di corsa, ma una tela dove ogni tanto serve lasciare spazi bianchi, perché l’occhio possa riposare e il cuore inventare.

YUTORI – Amore per se stessi – Art & Ph by @iphotox ©2025 crono.news

Alla fine, ho capito che lo yutori non è un concetto da insegnare, ma da regalare. Come quando, in una giornata piena, ti fermi per scrivere a qualcuno: Non preoccuparti, ho tutto il tempo. In quel momento, il tempo si allunga, e il mondo intero sembra fare un passo indietro, per lasciare spazio a un respiro più profondo.
Ecco, forse è questo il tempo vuoto: un respiro che ci ricorda che siamo ancora umani.

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