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Istruzioni a un Cuoco Zen: La Via Concreta di Dōgen

La sacra alchimia dell'ordinario: come la pratica del Tenzo Kyōkun illumina la vita.

Istruzioni a un Cuoco Zen: La Via Concreta di Dōgen. La sacra alchimia dell’ordinario: come la pratica del Tenzo Kyōkun illumina la vita.

Nell’immersione nella saggezza Zen, si incontrano testi di natura diversa, ma ugualmente trasformativa. Opere come il “Mumonkan: La Porta Senza Porta” (Astrolabio Ubaldini Editore) possono risuonare come un intenso “Tetris” spirituale: ogni kōan scende come un blocco logico apparentemente perfetto, sfidando la mente a integrarlo. Proprio quando si crede di aver completato una “linea” di comprensione, quella costruzione concettuale svanisce, lasciando il pensiero smembrato dalle sue certezze, aperto a un vuoto fertile di non conoscenza. Parallelamente, si scoprono poi opere come “Istruzioni a un Cuoco Zen” di Eihei Dōgen Zenji (Astrolabio Ubaldini Editore), arricchito dal commento di Kōshō Uchiyama Rōshi. Qui il paesaggio cambia: il sentiero, pur mirando alla medesima radicale liberazione, si dispiega con la metodica, quasi rassicurante e lineare costanza di un Pac-Man, che avanza nel labirinto della vita quotidiana, dove ogni singolo gesto di nutrimento e cura è un passo definito verso la comprensione.

Istruzioni a un cuoco Zen. Ovvero come ottenere l’illuminazione in cucina – Astrolabio Ubaldini Editore.

Fin dalle prime pagine di questo classico, Dōgen eleva il ruolo del tenzo, il responsabile della preparazione dei pasti nel monastero, a una delle più alte pratiche della Via. La cucina, dunque, trascende la sua funzione materiale per diventare un autentico dōjō, uno spazio di risveglio. L’attenzione non è sull’abilità culinaria fine a sé stessa, ma sulla disciplina spirituale incarnata in ogni azione: selezionare gli ingredienti, lavarli con cura, tagliare con precisione, regolare il fuoco. Ogni compito è un’opportunità per manifestare una mente illuminata.

Centrale è l’invito di Dōgen a operare con una “mente grande” (daishin), che si articola in “mente gioiosa” (kishin), grata per la possibilità di servire, e “mente materna” (rōshin), piena di cura premurosa verso gli ingredienti e coloro che se ne nutriranno. Questo approccio esclude l’attaccamento ai gusti personali o la ricerca di riconoscimento, focalizzandosi sull’atto puro del servire. Si manifesta in un’incessante pratica di non spreco e di profondo rispetto, che riconosce l’interconnessione di ogni cosa.

È qui che lo shinjin datsuraku, l’insegnamento cardine di Dōgen circa “l’abbandonare corpo e mente”, trova la sua espressione più concreta. Il tenzo, assorto nel compito, dimentica sé stesso: le preoccupazioni, gli schemi di pensiero abituali, si dissolvono nella totalità del momento. La meticolosità non è semplice esecuzione, ma meditazione in movimento, espressione viva della verità realizzata.

Se dunque il “Tetris” intellettuale del Mumonkan frantuma le nostre sovrastrutture mentali, costringendoci ad ammettere l’inadeguatezza della logica di fronte all’Ultimo, Dōgen, con la disarmante linearità di un Pac-Man che raccoglie ogni singolo “punto” del suo percorso, ci mostra come quella stessa verità sia accessibile attraverso la piena adesione al flusso della vita. La meta, la completa liberazione, è la medesima, ma il cammino del Tenzo Kyōkun è lastricato di azioni precise, cariche di una presenza che è già sacralità. La possibilità di “cucinare” e purificare la propria vita è presente in ogni istante.

Il commento di Kōshō Uchiyama Rōshi è una guida preziosa, che con lucidità e risonanza esperienziale dischiude i passaggi, a volte densi, del maestro antico, rendendo l’insegnamento vibrante. Sottolinea come la pratica del tenzo sia un invito a basare la vita sul Sé, senza cercare nulla al di fuori, ritrovando libertà nell’abbracciare il compito immediato.

Un testo che offre non astrazioni, ma una guida tangibile. Per chi cerca di tradurre le intuizioni Zen in una prassi quotidiana, “Istruzioni a un Cuoco Zen” è imprescindibile. Quel Pac-Man, che metodicamente completa il suo livello, simboleggia la possibilità di percorrere l’esistenza con una consapevolezza sacra, dove ogni azione compiuta con cuore è nutrimento, e insieme, un passo verso l’autentico risveglio. Un classico dello Zen, nell’eccellente edizione Astrolabio Ubaldini, che continua a illuminare.

 

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