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Taoismo Buddhismo Chan e fiction: tra rotiferi e plesiosauri

Ho tessuto questo racconto mentre esploravo alcuni testi fondamentali.

Taoismo Buddhismo Chan e fiction: tra rotiferi e plesiosauri. Ho tessuto questo racconto mentre esploravo alcuni testi fondamentali.

Ho tessuto questo racconto mentre esploravo alcuni dei testi fondamentali del Buddhismo Chàn e del Taoismo. Mi hanno guidato lo Xīnxīnmíng, il Wúxìnglùn oltre che il concetto di “Shinjin Datsuraku” (l’abbandonare corpo-mente) di Dōgen, magnificamente tradotti da Aldo Tollini in “Alla ricerca della mente” (Astrolabio Ubaldini Editore, 2021), insieme al Tao Te Ching nella raffinata traduzione di Tomassini (UTET, 1977) e Yijing Una guida – di Joseph A. Adler – Traduzione di Jessica Matarrese (Astrolabio Ubaldini Editore, 2023)

Mi sono concesso la licenza di collocare un rotifero in ambiente marino, trasferendo la sua straordinaria capacità di criptobiosi dall’acqua dolce all’oceano per servire la metafora centrale del mio scritto.

“Maria Lisboa” di Mariza è scivolata dentro, come un respiro. Un frammento di fado che non so perché, ma era lì, mentre scrivevo. Come quando un ricordo ti attraversa senza chiedere permesso.

Buona lettura!

“L’indistinto”

“Nella dimensione della verità non esistono né io né altro”.
“Ciò che è molto grande è come ciò che è piccolo, poiché non se ne vedono i reciproci confini.”
La superficie dell’oceano rifletteva il tramonto come uno specchio frantumato, schegge di rame e oro che danzavano sull’acqua. Il plesiosauro sollevò il lungo collo, creando cerchi concentrici che si allargavano lentamente. “Ancora non capisco,” disse, la sua voce un rombo basso che vibrò attraverso l’acqua. “Come possiamo essere uguali, amico mio? Tu sei così piccolo che devo portarti sulla mia pinna per parlare con te.” Il rotifero, una particella quasi invisibile sulla scaglia argentata del plesiosauro, fece vibrare le sue cilia in quello che poteva essere interpretato come una risata. “Eppure,” rispose, le sue vibrazioni percepite più che udite, “entrambi nuotiamo nello stesso oceano, respiriamo la stessa acqua, osserviamo lo stesso sole. I confini che vedi sono solo illusioni della prospettiva.”  Il plesiosauro inclinò la testa, il suo occhio enorme che brillava di curiosità. “Ma io posso nuotare per giorni senza stancarmi. Tu ti esaurisci in pochi battiti di ciglia.” “Quando l’acqua svanisce,” spiegò il rotifero, “entro in criptobiosi.
Il mio corpo si contrae, mi disidrato, divento come polvere. Né vivo né morto.” Il plesiosauro sbatté le palpebre, stupito. “Diventi… nulla?” “Divento tutto,” corresse il rotifero. “Corpo e mente cadono via. Non c’è più distinzione tra me e ciò che mi circonda. Non è un annientamento, ma un risveglio alla vera natura dell’esistenza. Quando le barriere dell’io si dissolvono, ciò che resta è la realtà indivisa. Così, nell’apparente sparire, mi ritrovo ovunque.” Il plesiosauro inclinò il capo, cercando di comprendere. “Ma non hai paura di perdere te stesso?” “Non c’è nulla da perdere,” rispose il rotifero. “Solo illusioni da abbandonare. Nel lasciar cadere il sé limitato, scopro l’illimitato. Questa è la vera forza che mi permette di attraversare il tempo.”
Un bagliore insolito illuminò il cielo all’orizzonte, tingendo le nuvole di un arancione innaturale. Entrambi guardarono verso la luce crescente. “C’è qualcosa di strano nel cielo stasera,” mormorò il plesiosauro. “È arrivato,” disse semplicemente il rotifero. “Cosa è arrivato?” “Il cambiamento,” rispose il rotifero. “La pietra calda che cadrà dal cielo. La fine del tuo mondo, una pausa del mio.” Il plesiosauro si agitò, l’acqua che si increspava intorno al suo corpo massiccio. “Dovremmo nasconderci nelle profondità?”
“Seguiremo il mutamento, come ci insegna l’antica saggezza: dall’armonia degli opposti emerge l’eterno ciclo dove dopo l’Ordine Compiuto ䷾ viene il Non Ancora Compiuto ䷿. In questo passaggio, ciò che raggiunge la completezza si dissolve per far nascere il nuovo. Ci spoglieremo di questa forma, per tornare quando il tempo sarà maturo.”
Il rotifero scivolò dalla pinna del plesiosauro, precipitando verso una pozza sulla riva. Il grande sauropterigio si immerse con un possente colpo di coda, cercando rifugio negli abissi. Il minuscolo organismo, avvertendo l’acqua evaporare per il calore crescente, iniziò la sua antica danza cellulare.
Contrazione. Disidratazione. Sospensione.
“Il molle supera il duro, il debole trionfa sul forte,” furono le sue ultime vibrazioni prima di diventare particella di polvere, custode silente di vita in attesa del risveglio in un’alba ancora da sognare.

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