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Baroque music meets Freddie Mercury: IA, pop e barocco

Se qualcosa ci emoziona, importa davvero che non sia reale?

Baroque music meets Freddie Mercury: IA, pop e barocco. Se ci emoziona, importa davvero che non sia reale?

Baroque music meets Freddie Mercury. C’è un momento magico in cui la tecnologia diventa poesia, quando gli algoritmi si trasformano in pennelli capaci di dipingere emozioni inaspettate. È successo proprio così, in un pomeriggio in cui la mia passione per la musica barocca si è incrociata con il potenziale dirompente dell’intelligenza artificiale.

Tutto è iniziato con “Alto Giove”, una sublime aria di Nicola Porpora, uno dei più grandi compositori della scuola napoletana del XVIII secolo. Non sto scoprendo nulla di nuovo, sia chiaro. “Alto Giove” è già universalmente riconosciuta come una delle arie più amate e celebrate del panorama musicale barocco. Ma per me, che fino a qualche mese fa avevo una passione per la musica classica ma non la seguivo con la continuità e la profondità di oggi, quest’aria è stata una vera rivelazione. Mi ha catturato, colpito per la sua delicata complessità. Ogni nota vibrava con una potenza melodica e un’intensità che mi hanno completamente conquistato.

Confini

E se Freddie Mercury avesse potuto interpretare “Alto Giove”? Il frontman dei Queen, icona del rock che ha ridefinito i confini della musica popolare, prestando la sua straordinaria voce a un’aria barocca? L’idea è presto diventata un’ossessione creativa, un esperimento che sfidava i confini tra generi ed epoche.

Gli strumenti di intelligenza artificiale disponibili oggi online sono diventati i miei alleati in questa avventura. Ho iniziato isolando quello che considero il ritornello di “Alto Giove” – che inizia a 1:32 e ricorre a 6:45 nel video che ho condiviso – dall’esecuzione di Philippe Jaroussky, poiché questi passaggi sono strutturalmente ed espressivamente vitali per l’opera.

Potete cliccare qui per ascoltare la performance di Philippe Jaroussky.

Poi, attraverso una serie di elaborazioni tecniche – cambi di tonalità, manipolazione audio, applicazione di algoritmi di riconoscimento e ricostruzione vocale – ho iniziato a “vestire” quella melodia barocca con la voce di Mercury.

Il risultato è stato più di un semplice esperimento – è stata vera alchimia sonora. La voce di Freddie, con la sua carica rock e il suo incredibile range, si è fusa miracolosamente con la struttura elegante e complessa dell’aria di Porpora. Non era una sovrapposizione ma una vera rinarrazione musicale.

Per rendere l’esperienza ancora più immersiva, ho inserito il pubblico frenetico alla fine dell’esecuzione. Un’ovazione che potesse suggellare questa particolare fusione tra barocco e rock, che sono forse due facce della stessa medaglia nella loro capacità di accendere i cuori.

Esperimento

Freddie Mercury canta “Alto Giove” di Nicola Porpora

Voglio essere chiaro: non sto cercando di dimostrare nulla con questo umile, rustico esperimento. Non è una prova, non è una tesi. È semplicemente un invito. Un invito alla curiosità, alla scoperta, a guardare oltre i confini che spesso costruiamo artificialmente tra passato e presente, tra la cosiddetta cultura “alta” e “bassa”, e tra tradizione e innovazione.

Certo, mi direte che è tutto finto: ne sono pienamente consapevole. È possibile che tutto ciò che riguarda l’IA debba risolversi totalmente nella contraddizione tra vero e falso, senza lasciare spazio per ciò che può essere unificante?

Al di là dell’aspetto tecnico, questo esperimento racchiude per me un messaggio sul nostro rapporto con la cultura e la storia. L’intelligenza artificiale non è solo uno strumento, è un ponte. Un ponte che ci permette di riscoprire il passato, di renderlo vivo, di farlo respirare con la stessa energia del presente.

Connessioni

La musica di Nicola Porpora, come molte espressioni artistiche del passato, non è un reperto da museo. È un linguaggio vivo, capace di comunicare emozioni universali e trasversali. L’IA ci aiuta a tradurre questi linguaggi, e a stabilire connessioni che vanno oltre i confini temporali e stilistici.

Invito chiunque mi legga a non fermarsi alla superficie. Ascoltate la musica barocca, e lasciatevi sorprendere dalla sua complessità. Scoprite la scuola napoletana, con i suoi compositori rivoluzionari come Porpora. Ogni nota è una storia, ogni melodia un universo di emozioni che aspetta solo di essere esplorato.

La tecnologia è nostra alleata in questa esplorazione. Non per sostituire l’arte, ma per amplificarla, per renderla accessibile, per aiutarla ad attraversare i confini che troppo spesso le abbiamo imposto.

Proprio perché sappiamo che Mercury non ha mai cantato Porpora, proprio perché siamo consapevoli dell’artificio, l’emozione provata diventa una verità superiore. È la prova che l’arte non vive nella materia (note su carta, onde sonore) ma nel movimento che crea tra le nostre sinapsi e il nostro stomaco. E’ mondo interiore.

Nuovi significati?

Cos’è più “reale” – la perfezione cristallizzata di un’epoca passata, o il brivido che ci percorre la schiena quando due mondi impossibili si scontrano generando scintille di nuovo significato?

Se un artificio ci commuove, l’emozione è reale, quindi l’arte esiste al di là del medium. Giusto? La risposta, forse, sta proprio in quel grido di Mercury che si insinua tra le volute barocche, trasformando un’aria sacra in un inno alla libertà.

È il suono di un ponte che crolla – per rivelare che non c’era alcuna divisione tra gli speroni rocciosi su cui poggiava. Nessuna separazione.

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