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Gender Fluid e LGBTQia+: felicità e realizzazione sessuale

La ricerca della felicità e della piena realizzazione delle proprie tendenze libidiche.

Gender Fluid e LGBTQia+: felicità e realizzazione sessuale. Il perseguimento della felicità e della completa espressione delle proprie inclinazioni sessuali.

Gender Fluid e LGBTQia+. Da quando la natura ha creato gli esseri viventi, non solo umani, su due binari sessuali necessari alla procreazione, il maschio e la femmina, infinite sono state le manifestazioni del comportamento sessuale. Attualmente si cerca di classificare tutti i possibili orientamenti sessuali nella sigla LGBTQia+; il fatto che nel corso della vita la stessa persona possa cambiare i propri gusti sessuali viene inquadrato nel concetto di Gender Fluid. Questo è vero soprattutto durante l’adolescenza quando le esperienze non hanno ancora consolidato l’orientamento specifico della persona. La ricerca della felicità e della piena realizzazione delle proprie tendenze libidiche è per ognuno di noi un mondo in continua evoluzione, aperto a tutti i cambiamenti e allergico a qualsiasi classificazione.

Ma la questione su cui mi vorrei soffermare non è quella che viene presentata con il quesito: di che sesso sei? Anzi, ritengo che questo quesito debba trovare risposta esclusivamente nel percorso esistenziale ed affettivo di ciascuno di noi; credo che questa sia pertanto una questione che non possa essere discussa ma debba essere vissuta individualmente. La questione che mi pongo è: dove è realmente situata la soddisfazione della libido erotica di ciascuno di noi? Il transgender è una persona con un fenotipo sessuale diverso dal suo proprio orientamento libidico; una persona con un corpo diverso da quello che l’io pensante desidererebbe avere. Sono un uomo, ma vorrei amare un altro uomo con un corpo da donna; ma è proprio così? Oppure Sono un uomo ma vorrei amare un altro uomo? Allora sono “semplicemente” gay…; oppure non riesco ad immaginarmi in un corpo da uomo e allora desidero cambiarlo con un corpo da donna….

Ma cambiare sesso è una fantasia, un desiderio possibile, o è semplicemente l’espressione di un mio disagio che mi impedisce di accettare la mia omosessualità? Cambiare sesso è veramente possibile? Un intervento chirurgico finalizzato al cambiamento di sesso prima demolisce gli aspetti esteriori originali e poi ricostruisce le forme apparenti del nuovo sesso.

Gender Fluid e LGBTQia+. Ma è un vero cambiamento di sesso o è semplicemente la distruzione chirurgica della propria reale fisicità? Senza ricorrere al “gnothi seauton” socratico, che ci consiglia, attraverso l’esperienza, la conoscenza e, quindi, la serena accettazione di ciò che siamo sul piano di realtà, di noi stessi, come necessaria al raggiungimento dell’equilibrio interiore e della felicità, può mai essere un atto di distruzione il principio di una nuova vita? Può la mera ricostruzione formale di un organo genitale che mima, ma non vicaria perché sostanzialmente finto, l’apparato riproduttivo umano, essere la nuova vita di un individuo? O non è piuttosto un delirio di onnipotenza pensare di cambiare sesso, laddove naturalmente la felicità dell’individuo si anniderebbe invece nella semplice e costruttiva accettazione dello specifico sé? Ad esempio: io ho un corpo da uomo ma sono attratto da altri uomini o da altri omosessuali e quindi agisco me stesso con quello che ho a disposizione realmente per raggiungere il mio obiettivo libidico?

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Al contrario, sono un uomo attratto da altri uomini e quindi rinuncio ad alcune parti di me come il pene e lo scroto, utilizzo una finta vagina, per agire imitativamente e come in una fiction una femminilità surrogata? Sul piano di realtà, appunto non è possibile cambiare davvero sesso chirurgicamente, perché il risultato del migliore degli interventi è formale e non sostanziale. Passa, inoltre, attraverso una distruzione dalla quale non v’è ritorno.

La via della identificazione del proprio personale, transitorio ma individuale genere non può che essere pertanto fondata sulla conoscenza e l’uso della propria fisicità, non su una finzione chirurgica, il più delle volte grottesca, sempre distruttiva, irreversibile, che toglie alla persona ciò che natura gli ha dato ma non aggiunge nulla di vero. La forma, inoltre, non può mai sostituire il contenuto; in altre parole, agire la propria vita sessuale ed affettiva significa andare con tutto sé stesso verso un’altra persona; le manifestazioni che contano sono quelle agite offrendo sé stessi e accettando l’altra persona, sul piano di realtà. Può un essere surrogato dalla chirurgia offrire davvero tutto sé stesso e ricevere ad un tempo l’oggetto d’amore? La distorsione formale in questo caso può diventare addirittura sostanziale. Da un punto di vista psicologico la soddisfazione del desiderio di cambiare sesso distruggendo le parti del corpo non adeguate non è un reale cambiamento, è anzi la mutilazione punitiva della parte di me che non accetto e che ho paura di imparare ad usare.

Dott. Mauro Idone

Responsabile della U.O.C. (Unità Operativa Complessa) di Neurologia presso il Presidio Ospedaliero San Giovanni Bosco, Napoli.

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