Immagine di proprietà di Crono.news

L’Alfiere di Carlo Alianiello: la caduta del Regno delle Due Sicilie

Carlo Alianello è uno scrittore le cui opere meritano di essere riscoperte e valorizzate.

L’Alfiere di Carlo Alianiello. Carlo Alianello è uno scrittore le cui opere meritano di essere riscoperte e valorizzate.

L’ Alfiere di Carlo Alianello. Carlo Alianello è uno scrittore le cui opere meritano di essere riscoperte e valorizzate. Nonostante i numerosi riconoscimenti letterari ricevuti in vita, questo autore è rimasto purtroppo nell’ombra, oscurato da una critica spesso implacabile che lo ha relegato ai margini, condannandolo quasi all’oblio. Eppure, attraverso i suoi scritti, Alianello ha cercato di narrare la storia in modo autentico e veritiero, contrariamente a quanto spesso accettato e tramandato.

L’ Alfiere di Carlo Alianello. Il suo romanzo d’esordio, “L’alfiere”, pubblicato nel 1963, preannuncia già i temi che saranno sviluppati più approfonditamente nelle opere successive: la rovina del Regno delle Due Sicilie e l’ascesa di Garibaldi, eventi che portarono poi all’unificazione italiana. Con uno stile scorrevole ma ricco di sfumature, e una trama avvincente e ben strutturata, Alianello mirava a trasmettere al maggior numero di lettori possibile delle verità storiche che difficilmente avrebbero avuto lo stesso impatto se veicolate attraverso saggi o testi accademici, spesso divergenti nella narrazione degli eventi.

“L’alfiere” descrive il declino del regno borbonico dal punto di vista dei vinti, raccontando in particolare le esperienze di un soldato, Pino Lancia, e di un frate, Fra Carmelo. Da un lato troviamo la narrazione storico-politica di uomini e donne determinati a sostenere e difendere il principio monarchico a ogni costo, nonostante le numerose critiche rivolte al regno. Dall’altro, si affronta il tormento spirituale del frate e la sua impellente necessità di purificare il mondo dal peccato, dalle armi e dal sangue versato.

In un passaggio memorabile, uno dei personaggi esprime tutta l’amarezza del popolo napoletano di fronte al declino:

“Brutta cosa – disse – figlio mio, nascere napoletani! – E perché papà? – Perché siamo vecchi, figlio. Le grandi cose, le grandi virtù, gli ideali si son logorati fra le mani in tanti secoli e han perduto quel lustro, quel brillìo, quella certezza che attrae e fa muovere la gente giovane. Non c’è più una virtù vergine, qui da noi; e agli uomini noi non crediamo più. A nessuno. Ma li perdoniamo di essere uomini, purché ci lascino ridere di loro. Non c’è rimasta che la fede in Dio, perché Dio è troppo alto lassù, non corruttibile. E anche questa i liberali ci vogliono togliere… maledetti fessi! Come potrà vivere questo popolo se non gli rimane una sola certezza?”.

Oltre ai due protagonisti principali, il romanzo è popolato da una vasta gamma di personaggi secondari che rappresentano un vero e proprio microcosmo dell’umanità: l’esercito, il popolo affamato, la criminalità, i nobili decaduti, il clero, lo stesso re Borbone e l’amore nelle sue molteplici sfaccettature. La lettura coinvolge il lettore in profonde riflessioni sui concetti di lealtà, crisi di coscienza, dubbi e incertezze ma anche sulle contraddizioni e ipocrisie della società di quel tempo.

Ciò che rende “L’alfiere” un ritratto tanto vivido e unico del Sud Italia di quel periodo non è solo la descrizione minuziosa dei personaggi e dei paesaggi, ma anche l’uso sapiente delle diverse lingue. Alianello alterna con maestria l’italiano al napoletano e al dialetto lucano, sfruttando quest’ultimo per esprimere l’intimità e le emozioni più profonde dei protagonisti. Questa scelta linguistica funge da vera e propria colonna sonora al romanzo, in un’epoca in cui l’italiano stava iniziando a imporsi come lingua dominante. Era quasi una forma di protesta da parte di chi rifiutava il nuovo regno imposto con la forza delle armi.

L’ Alfiere di Carlo Alianello. Nonostante il crescente apprezzamento della critica e i numerosi premi letterari conquistati, Alianello ha sempre mantenuto un profilo umile e riservato, dedicandosi prevalentemente all’insegnamento. La sua opera merita senza dubbio di essere riletta e adeguatamente rivalutata oggi, perché ci ricorda una verità importante: per migliorare davvero l’Italia è necessario partire da una presa di coscienza individuale e dall’assunzione di precise responsabilità civiche e politiche da parte di ognuno di noi.

Ti andrebbe di offrirci uno Spritz?

Caro lettore, cerchiamo di offrirti sempre contenuti editoriali di qualità. Se ti siamo stati utili per accrescere le tue conoscenze, oppure ti abbiamo semplicemente fornito un utile servizio informativo, ti andrebbe di aiutarci offrendoci uno Spritz?

Sostieni il nostro giornalismo con un contributo di qualsiasi dimensione! Il tuo supporto aiuterà a proteggere l’indipendenza di CRONO.NEWS e questo significa che possiamo continuare a fornire giornalismo di qualità aperto a tutti, in tutto il mondo. Ogni contributo, per quanto grande o piccolo, è così prezioso per il nostro futuro. Questo sarebbe di grande aiuto per tutta la famiglia di Crono.news! Anche se semplicemente condividessi il link del magazine ai tuoi amici, oppure gli articoli, sui social network. Mantenere in vita questo magazine indipendente, richiede molto tempo ed impegno, oltre notevoli spese, necessarie all’aggiornamento tecnico, l’hardware, la nostra sede, i Redattori. Se hai la possibilità di aiutarci con una donazione (anche uno Spritz), ci aiuterai non poco a continuare, a migliorare ed ampliare il materiale informativo che mettiamo a disposizione di tutti.

Per donare è semplicissimo, qui sotto è disponibile il LINK per decidere (tramite server sicuro PayPal) come e quanto donare. Un grazie da tutta la redazione!

LINK PER DONARE

Crono.news periodico online di informazione e formazione. Un magazine digitale indipendente, libero da ideologie e preconcetti. Un nuovo modo di comunicare e condividere l’informazione e la conoscenza.