Radical Non-Duality: La non-dualità radicale e le sue contraddizioni. Sondando le contraddizioni e gli eccessi di alcune visioni contemporanee.
Radical Non-Duality. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una proliferazione di gruppi e comunità dedicate alla cosiddetta “non-dualità radicale” sul web e sui social media. La non-dualità, in quanto riconoscimento dell’unicità di tutto ciò che esiste, è un concetto millenario presente in molte tradizioni spirituali. Tuttavia, alcune delle espressioni contemporanee di questa visione sembrano cadere in contraddizioni ed eccessi.
Tendendo a vedere come unica la propria visione delle cose, in questo caso con la non-dualità radicale, nello stesso momento si sta vedendo tutto il resto separato da sé, e si sta creando dualità. Non credo come si possa giungere a pendere verso il proprio nettare teorico senza passare attraverso le filosofie millenarie ad oggi con il loro impianto teorico per comprendere appieno il concetto di non-dualità.
L’obiettivo è la non-dualità, tuttavia ognuno ha la libertà di arrivarci come meglio crede. Non si può dire: siamo tutti uno, ti invito a mangiare e dormire a casa mia, e poi sbattergli la porta in faccia. Non si può essere inclusivi escludendo. Affermare che “non c’è nessuno separato che possa realizzare la non-separazione” sembra portare ad un vicolo cieco. Se non c’è nessuno, chi sta facendo questa affermazione? E a chi è rivolta?
L’esperienza della non-dualità non nega le apparenze e le forme, ma le trascende, riconoscendole come espressioni di quell’unica Realtà. Non si tratta di annullare il molteplice nell’Uno, ma di vedere l’Uno che si manifesta nel molteplice.
Radical Non-Duality. Un altro aspetto controverso di alcuni gruppi non-duali radicali è la tendenza a negare il valore di qualsiasi pratica o percorso spirituale. Se tutto è già perfetto, non c’è nulla da realizzare e nessun percorso da compiere. In realtà, come osservava il maestro Zen Ch’ing-yuan Wei-hsin, relativamente al risveglio spirituale : “Prima del risveglio, le montagne sono montagne e i fiumi sono fiumi; durante il risveglio, le montagne non sono più montagne e i fiumi non sono più fiumi; dopo il risveglio, le montagne sono di nuovo montagne e i fiumi sono di nuovo fiumi”.
Il significato dell’insegnamento è questo:
– Prima del risveglio: si percepisce il mondo in modo dualistico, vede le forme (montagne, fiumi) come entità separate.
– Durante il risveglio: ci si libera dalle distinzioni e dai concetti, non si vedono più le forme dualistiche. C’è solo il Vuoto, l’Indistinto.
– Dopo il risveglio: si percepisce nuovamente il mondo delle forme (montagne, fiumi), ma con una consapevolezza non duale. Le forme sono viste come la manifestazione dell’unica Realtà. Non sono più percepite come entità separate.
La non-dualità è qualcosa da riconoscere, non da creare. E il riconoscimento richiede un percorso, fatto di pratica, approfondimento, sviluppo di comprensione. Come si fa a riconoscere la non-dualità se non si ha un’idea, seppur concettuale, di cosa sia? E come si sviluppa questa comprensione se non attraverso lo studio, la riflessione, la meditazione?
Radical Non-Duality. Negare la necessità di un percorso, per quanto possa sembrare affine ad alcuni insegnamenti non-duali, finisce per creare solo confusione e per privare le persone della possibilità di una reale comprensione. La non-dualità non è un’idea da afferrare, ma una verità da sperimentare in modo diretto. E questa esperienza diretta richiede un processo di maturazione e discernimento che non può essere bypassato.
Radical Non-Duality. Anche il rapporto maestro-discepolo, considerato da alcuni gruppi come un residuo di dualismo da superare, svolge in realtà un ruolo fondamentale. Il maestro autentico è colui che ha percorso il sentiero prima di noi e può indicarci la via. Certo, la verità ultima deve essere riconosciuta da ciascuno in modo diretto, ma senza la guida di chi ha già visto, il rischio di perdersi e deviare è elevato.
Inoltre, l’esperienza del maestro è preziosa perché ci mostra, attraverso l’esempio vivo, i frutti di quella comprensione non-duale. Il maestro è uno specchio che riflette la nostra vera natura. E questa riflessione è spesso decisiva nel rompere le nubi dell’ignoranza.
Alcuni sostengono che l’illuminazione sia improvvisa e immediata. Ma anche quando l’ultimo velo si squarcia repentinamente, questa improvvisa comprensione è resa possibile da tutto il lavoro preparatorio che l’ha preceduta. Se tutto è perfetto e completamente non-duale in questo preciso momento, perché allora questa comprensione non è evidente a tutti?
Occorre uno sforzo per superare le tendenze innate alla frammentazione, all’egoismo e all’ignoranza. E questo sforzo è un lavoro che procede per gradi, un viaggio che richiede tempo e determinazione. La non-dualità può essere compresa pienamente solo abbandonando l’idea di un “io” separato e la sensazione di essere un individuo isolato. Ma l’io non si dissolve per decreto. Muore lentamente, con riluttanza, dopo una lunga lotta.
In sintesi, la radicalità di alcune espressioni contemporanee della non-dualità appare più verbale che reale. La vera radicalità sta nel lasciar morire l’ego, non nell’affermare enfaticamente la sua inesistenza. Un simile lavoro di morte e rinascita richiede umiltà, pazienza e una profonda comprensione delle sottigliezze della mente e del sé. La via è sottile, e il risultato dell’intero percorso è quello di abbandonare ogni posizione radicale per immergersi nell’aperta dimensione dello stupore e della grazia.
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