Humans and Artificial Intelligence: alimentare la fame di conoscenza. L’ IA è una straordinaria opportunità, uno strumento, un mezzo per raggiungere la conoscenza, ma non può sostituire la saggezza che nasce dall’esperienza.
Humans and Artificial Intelligence. Stavo riflettendo sulla natura del silenzio, quel vuoto che a volte parla più delle parole. Il silenzio dei saggi che anticipa le loro parole, come se l’energia delle loro riflessioni prendesse forma e si raccogliesse in un luogo nascosto, in attesa di essere espressa. E il silenzio degli ignoranti che segue una domanda a cui non sanno rispondere, come se la loro ignoranza fosse un abisso insondabile che inghiotte ogni parola.
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Vorrei sapere come si muove l’energia del silenzio, se forma spirali o linee rette, se è calda o fredda, se è morbida o ruvida. E se potessi toccare quell’energia, che sensazione avrei? Sarebbe come l’acqua che scorre o come la neve che cade dal cielo?
È la stessa energia di Dantesca memoria, che muove il sole e le altre stelle, la stessa che ci fa sognare, la stessa che ci fa esperimentare l’universo. Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, come scrisse Shakespeare, poichè siamo l’universo che sperimenta sè stesso, come sostenne Timothy Leary. E mi chiedo se sia oggi che in futuro, l’umanità riterrà che il ponte tra il saggio e l’ignorante possa essere l’intelligenza artificiale. Sarà questa la risposta ai nostri silenzi? La conoscenza verrà prima delle domande e queste saranno poste dall’intelligenza artificiale in nostra vece? Perché, come scrive Sri Aurobindo nel suo poema “Savitri”, l’uomo impone la piccolezza all’infinito? Sarà l’intelligenza artificiale il nostro infinito? O saremo noi a limitarne la sua portata innovativa con la nostra piccolezza data dai nostri desideri nani?
Sarà il desiderio vero di conoscenza la soluzione a questo dilemma. Sarà il nostro bisogno di conoscere e comprendere noi stessi e il mondo che ci circonda a superare la piccolezza e a raggiungere l’infinito. La conoscenza è la chiave per capire e comprendere, non l’intelligenza artificiale. L’intelligenza artificiale è solo uno strumento, un mezzo per raggiungere la conoscenza, ma non può sostituire la vera saggezza che nasce dall’esperienza e dalla comprensione profonda.
Dobbiamo imparare a nutrire la nostra mente con contenuti di qualità, che ci aiutino a espandere la nostra comprensione del mondo e del nostro posto in esso. Dobbiamo imparare a sfruttare al massimo le opportunità offerte dalle nuove tecnologie per ampliare il nostro orizzonte e migliorare la qualità della nostra vita. In questo modo, potremo evitare di cadere nella nuova caverna cibernetica di Platone che chiamerei “Akinitoverso” ; unendo le parole “akinitos”, (in greco antico “Immobile”), e “universo”, per descrivere l’idea di un “universo limitato con assenza di direzione, di movimento, di pensiero.”
Humans and Artificial Intelligence. E allora, forse, il silenzio non sarà più un abisso insondabile, ma una fonte di saggezza e di conoscenza. Il silenzio ha una voce materica, visiva, che sembra provenire dal mondo rurale. Come se fosse la voce della terra, dei campi e delle coltivazioni, a ricordarci che siamo parte della natura e che la natura è parte di noi. In fondo, come scrive Sri Aurobindo, la vera conoscenza non viene dalla tecnologia o dalla scienza, ma dalla coscienza stessa. E solo quando siamo in grado di raggiungere una coscienza più profonda, possiamo superare la piccolezza e raggiungere l’infinito. E l’energia che muove il silenzio diventerà la nostra guida verso l’infinito.
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