Giacinto Gigante, illustre artista partenopeo che si distinse nella pittura paesaggistica, molto in voga tra gli anni 1820 e 1850.
Giacinto Gigante, illustre artista partenopeo che si distinse nella pittura paesaggistica, molto in voga tra gli anni 1820 e 1850, nacque nel 1806 a Napoli, a Sant’Antonio a Posillipo da una famiglia d’artisti. L’arte paesaggistica era meglio conosciuta come la Scuola di Posillipo. Il pittore napoletano iniziò la sua formazione artistica sotto la guida del padre Gaetano, pittore ed incisore, famoso per le sue opere a carattere religioso, fino al 1820, quando frequentò, per alcuni mesi, lo studio del paesaggista tedesco di nome Jacob Wilhelm Huber, da cui imparò ben presto l’uso di tanti mezzi tecnici per la pittura, quali l’acquerello l’acquatinta e la camera lucida.
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Giacinto Gigante, illustre artista partenopeo, per volontà del genitore frequentò il Reale Ufficio Topografico. Qui perfezionò la tecnica dell’incisione ad acquaforte, nonché quella dell’arte della litografia.Tra il 1822 e il 1823 realizzò opere raffiguranti vedute di paesaggi come Capri, Marina di Capri, Il Castello di Baia, Ischia, Miseno e molte altre bellezze partenopee molto suggestive. Queste opere, attualmente, sono custodite a Napoli presso il Museo di San Martino ed il Museo Nazionale di Capodimonte. Dopo l’improvvisa l’improvvisa partenza del suo maestro l’artista partenopeo decise di frequentare lo studio del pittore olandese, fondatore della Scuola di Posillipo, Anton Sminck Van Pitloo, sito al Vico Vasto a Chiaia.
Questa scelta rappresentò per il pittore la vera svolta della sua carriera artistica. Proprio a quei tempi, grazie alle tecniche inculcategli dal nuovo maestro, Giacinto Gigante realizzò il suo primo dipinto ad olio dal titolo il Lago Lucrino, che oggi si trova s anch’esso nel Museo di San Martino. Nel corso della prima Mostra delle Opere di Belle Arti del 1826, svoltasi nel Palazzo del Real Museo Borbonico, oggi noto come Museo Archeologico Nazionale, l’artista paesaggista espose quattro suoi dipinti. A soli 25 anni convolò a nozze con Eloisa Vianelli, figlia dell’amico e collega Achille, da cui ebbe ben otto figlie femmine.
Nel 1837, a seguito della morte del suo fondatore, Giacinto Gigante, illustre artista partenopeo, diventò il promotore della Scuola di Posillipo, riuscendo a portare a livelli straordinari i la rappresentazione dei paesaggi. Si trasferì, successivamente nell’abitazione del maestro olandese, che fu punto di riferimento per molti artisti dell’epoca. A quei tempi la celebrità di Gigante arrivò al suo apice al punto che attirò l’attenzione di Ferdinando II, Re del Regno delle Due Sicilie, il quale gli commissionò di realizzare dei disegni con vedute di Gaeta per la Regina Maria Teresa. Poco dopo fu nominato professore onorario dell’Accademia delle Belle Arti, invitato a corte da Francesco II per insegnare pittura alle figlie. In seguito fu persino chiamato presso la corte dell’Imperatrice di Russia.
Con l’avvento del Regno d’Italia, Vittorio Emanuele I gli ordinò di eseguire il quadro ad acquerello della Cappella di S. Gennaro al Duomo, durante il miracolo del sangue. L’opera che fu inviata nel 1867 all’Esposizione Universale di Parigi. Lo storico Pasquale Villari commentò così la bellezza di quel dipinto: “L’artista, peraltro mio conterraneo è un acquerellista di cui non si troverebbe in Italia un altro di egual merito”. Durante gli ultimi anni della sua esistenza Giacinto Gigante si dedicò a riordinare con attenzione massima e dedizione, le sue opere e quelle di altri artisti. Esalò l’ultimo respiro il 29 novembre del 1876.
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